K metro 0 – Tokyo – Auto e navi non da combattimento equipaggiate con armi letali potranno essere esportate dal Giappone. Il governo del Primo ministro Fumio Kishida potrebbe avere pertanto modificato dietro le quinte la sua posizione sui tre principi del Paese sull’esportazione di armi secondo la Costituzione che rinuncia alla guerra, a causa
K metro 0 – Tokyo – Auto e navi non da combattimento equipaggiate con armi letali potranno essere esportate dal Giappone. Il governo del Primo ministro Fumio Kishida potrebbe avere pertanto modificato dietro le quinte la sua posizione sui tre principi del Paese sull’esportazione di armi secondo la Costituzione che rinuncia alla guerra, a causa della prolungata invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Ne riferisce Japantoday.com.
Finora, il Giappone ha formalmente mantenuto la sua posizione secondo cui i tre principi sui trasferimenti all’estero di attrezzature e tecnologie di difesa vietano l’esportazione di armi, ad eccezione di progetti di sviluppo o produzione congiunti con un’altra nazione.
Ma il governo ha informato il Partito Liberale Democratico e il suo partito minore di coalizione Komeito, durante la riunione di maggio, che le esportazioni di apparati di difesa con capacità letali sono possibili perché non ci sono divieti espliciti, ha riferito la fonte.
Il governo ha citato come esempi di tali prodotti i veicoli di sorveglianza e le navi dragamine delle Forze di autodifesa, entrambe armate con auto cannoni. Il Giappone potrà dunque esportare attrezzature per la difesa dotate di armi letali nei Paesi con cui ha una cooperazione in materia di sicurezza, a condizione che il loro utilizzo sia finalizzato al soccorso, al trasporto, alla vigilanza, alla sorveglianza o al dragaggio delle mine.
Il ministro della Difesa Yasukazu Hamada ha dichiarato che il governo deciderà se le armi letali possono essere trasferite “caso per caso”, data la mancanza di riferimenti alla questione nelle linee guida per l’attuazione dei tre principi.
Ad aprile, l’LDP di Kishida e il Komeito hanno avviato colloqui con l’obiettivo potenziale di rivedere le restrizioni all’esportazione di armi, a più di un anno dall’aggressione lanciata dalla Russia contro l’Ucraina nel febbraio 2022. Mentre l’LDP è desideroso di allentare le regole per sostenere l’Ucraina, il Komeito è stato riluttante a cambiarle, esprimendo il timore che la vendita di armi ad altre nazioni possa esacerbare i conflitti armati e contrastare con il pacifismo postbellico del Giappone.
Sullo sfondo delle norme, il Giappone ha fornito prodotti per la difesa all’Ucraina, come giubbotti antiproiettile ed elmetti, mentre i Paesi occidentali hanno fornito apparati militari, tra cui missili, carri armati e jet da combattimento.
Intanto il Sol Levante ha presentato anche una protesta contro la Russia per la decisione del Paese di dichiarare il 3 settembre un giorno di vittoria contro il “Giappone militarista” – una mossa che, secondo il portavoce del governo, alimenterebbe l’antagonismo reciproco.
“L’approvazione di questa legge non solo potrebbe suscitare sentimenti anti-giapponesi tra il popolo russo, ma potrebbe anche generare sentimenti anti-russi tra il popolo giapponese”, ha dichiarato lunedì 26 giugno il Segretario di Gabinetto Hirokazu Matsuno in una conferenza stampa, definendo la mossa di Mosca “estremamente deplorevole”.
La scorsa settimana la Russia ha rinominato la giornata di commemorazione del 3 settembre – giorno successivo alla resa del Giappone nella Seconda guerra mondiale – come Giornata della Vittoria sul Giappone Militarista, secondo quanto riportato dai media giapponesi.