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Russia, l’oligarca dei mercenari contro Putin

Russia, l’oligarca dei mercenari contro Putin

K metro 0 – Mosca – Gli analisti politici e militari – anche quelli del Pentagono – si aspettavano che a voltare le spalle a Vladimir Putin sarebbero stati gli oligarchi. Gli uomini del potere economico della Russia post-comunista. Quelli che dallo stesso Putin – e prima ancora da Boris Eltsin – avevano avuto, praticamente

K metro 0 – Mosca – Gli analisti politici e militari – anche quelli del Pentagono – si aspettavano che a voltare le spalle a Vladimir Putin sarebbero stati gli oligarchi. Gli uomini del potere economico della Russia post-comunista. Quelli che dallo stesso Putin – e prima ancora da Boris Eltsin – avevano avuto, praticamente in regalo, le aziende una volta di Stato attraverso privatizzazioni più o meno fittizie, alimentate con i soldi delle banche. La rete di questi neo miliardari è il pilastro economico del sistema di potere di Putin. E le sanzioni decise dagli Stati Uniti e da quasi tutti i Paesi occidentali già al momento dell’invasione russa dell’Ucraina erano dirette contro di loro. Con l’obiettivo di indebolire, e magari spezzare, questo anello che, insieme all’apparato militare e dei servizi segreti e di sicurezza, compone il “cerchio magico” del potere di Putin.

A sferrare un colpo – quanto potente soltanto le prossime ore potranno chiarirlo – è stato invece il braccio militare parallelo del regime: l’esercito privato di Yevgeny Prigozhin. Quel Gruppo Wagner che Putin ha già utilizzato in molte aree di crisi, dal Medio Oriente all’Africa, per non impegnare direttamente i soldati dell’esercito russo, ma per realizzare gli stessi obiettivi. Anche Prigozhin, in fondo, è a suo modo un oligarca. Ed è – o, meglio, era – un grande amico e sodale del capo del Cremlino. Certo, a lui non era toccata né Gazprom né le altre “major” russe. Ma la sue rete di ristoranti e di attività di catering anche per ricevimenti ufficiali – tanto che è soprannominato il “cuoco di Putin” – gli ha consentito di creare e foraggiare la compagnia militare privata Wagner, nata il primo maggio 2014. Data simbolica, perché il primo maggio è il giorno della grande parata sulla piazza Rossa di Mosca sin dai tempi dell’Urss.

Con il suo Gruppo Wagner questo “oligarca dei mercenari” ha servito a lungo Putin nella guerra in Siria, nella guerra in Libia, nella guerre in Mali e nella Repubblica centroafricana. E poi in Ucraina dove i suoi soldati – in parte reclutati anche svuotando le carceri russe – hanno combattuto le battaglie più dure. Già da qualche mese Prigozhin aveva accusato i vertici dello stato maggiore russo di non essere in grado di condurre quella che Mosca continua a definire “l’operazione speciale” in Ucraina. Adesso, dagli attacchi verbali contro i generali russi, Prigozhin è passato all’attacco contro Putin e ha già raggiunto Rostov, città importante del Sud della Russia. E, soprattutto, ha annunciato che “presto al posto di Putin ci sarà un nuovo presidente”.

Se questo proclama potrà trasformarsi in realtà è tutto da dimostrare. Dipenderà da un intreccio di variabili. La forza della reazione dello stato maggiore dell’esercito russo, prima di tutto. Poi dalla fedeltà a Putin degli altri anelli del cerchio del suo potere. E’ verosimile l’ipotesi che il disegno del bellicoso “oligarca dei mercenari” sia quella di giocare il ruolo della miccia che, una volta accesa, innesca altre esplosioni di rivolta contro Putin. Sulla carta i rapporti di forza non sono certo a suo favore: i 25mila uomini della Wagner, senza appoggio aereo, sono davvero poca cosa di fronte alle armate russe. E da Rostov a Mosca ci sono 500 chilometri da percorrere. Ma le previsioni sono un esercizio davvero rischioso. Winston Churchill diceva che la Russia “è un rebus avvolto in un mistero che sta dentro un enigma”. Questa volta, però, la sensazione è che la soluzione del rebus non tarderà a lungo.

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