K metro 0 – Nova – Roma – Il rafforzamento delle relazioni tra Italia e Iraq in diversi ambiti, tra cui sicurezza ed economia, è stato al centro della visita del presidente della Repubblica dell’Iraq, Abdullatif Jamal Rashid, che oggi a Roma è stato ricevuto dall’omologo Sergio Mattarella. Il presidente iracheno è accompagnato nella sua
K metro 0 – Nova – Roma – Il rafforzamento delle relazioni tra Italia e Iraq in diversi ambiti, tra cui sicurezza ed economia, è stato al centro della visita del presidente della Repubblica dell’Iraq, Abdullatif Jamal Rashid, che oggi a Roma è stato ricevuto dall’omologo Sergio Mattarella. Il presidente iracheno è accompagnato nella sua prima visita in Italia dalla moglie, Shanaz Ibrahim Ahmed, da vari ministri e da alcuni funzionari della presidenza della Repubblica irachena. L’incontro con il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è stato invece annullato in seguito alla notizia della morte di Silvio Berlusconi. Nella giornata di domani, il Rashid è atteso a Bologna dove parteciperà all’inaugurazione della mostra “Gli Assiri all’ombra delle Due Torri. Un mattone iscritto della ziggurat di Kalkhu in Iraq e gli scavi della Missione archeologica iracheno-italiana a Ninive” presso il Museo civico medievale.
Durante l’incontro bilaterale, Mattarella si è detto onorato di accogliere l’omologo iracheno. “Abbiamo parlato ampiamente, in spirito di grande amicizia fra i nostri Paesi, sentimento consolidato, della collaborazione intensa che abbiamo, dei contatti intensi degli ultimi tempi. Questa visita sottolinea quanto grande sia il rapporto di collaborazione ed amicizia fra Italia ed Iraq”, ha affermato Mattarella in alcune dichiarazioni alla stampa al termine del colloquio. “Abbiamo parlato della collaborazione sul piano della sicurezza e sul piano economico, che intendimento estendere ampiamente”, ha proseguito il presidente, evidenziando una “collaborazione economica al momento concentrata nel settore energetico”. “Vogliamo estendere ad altri settori come le infrastrutture, la sanità e in tutti gli ambiti in cui questa collaborazione può essere applicata con vantaggio e beneficio”, ha spiegato Mattarella, invitando le aziende italiane a investire in Iraq dal momento che la stabilità avviata nel Paese “consente una condizione economica solida”.
“Abbiamo parlato molto della regione in cui l’Iraq è al centro, manifestando apprezzamento per il ruolo che svolge per incentivare il dialogo, il superamento delle contrapposizioni e lo sviluppo della collaborazione”, ha detto ancora Mattarella, ricordando come Baghdad sia stata un centro di “sollecitazioni per collaborare, per trovare forme di coordinamento, integrazione, di collaborazione e dialogo con tutti i Paesi vicini”. “Questo rende l’Iraq un centro di stabilità della Regione: abbiamo la medesima vocazione allo sviluppo della collaborazione internazionale e alla tutela della pace”, ha concluso. Da parte sua, il presidente iracheno ha ribadito la volontà di “andare avanti nella collaborazione costruttiva”, sulla scia del “rapporto saldo e forte in tutti i settori”. “Vorremmo rafforzare ulteriormente questo rapporto che esiste. Il rapporto tra il popolo iracheno e italiano è molto forte. Il rapporto tra il governo italiano e iracheno è molto saldo. Questo è motivo di grande onore”, ha aggiunto, Latif, sottolineando che la visita mira a “rafforzarli e consolidarli in tutti i settori”. Nel suo intervento, il presidente iracheno ha aggiunto: “Apprezziamo molto il lavoro che svolge l’Italia per stare al fianco del popolo iracheno e durante la nostra guerra nella lotta al terrorismo”. Durante la sua visita, il presidente iracheno ha incontrato anche il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, il quale ha ricordato “gli antichi rapporti di amicizia che legano i due Paesi e che oggi rilanciamo con collaborazioni a tutto campo nella tutela del patrimonio culturale e nella rigenerazione dei nostri territori”.
Lo scorso dicembre era stato il presidente del Consiglio Giorgia Meloni a recarsi in Iraq per portare il saluto del governo ai militari italiani di stanza in Iraq, ma anche per rilanciare le relazioni tra l’Italia e il Paese del Medio Oriente, quinto produttore di petrolio al mondo. Peraltro, l’Iraq è divenuto per Roma il primo fornitore di greggio tra i Paesi del Medio Oriente a seguito del blocco delle importazioni di petrolio dalla Russia per effetto delle sanzioni euroatlantiche. Ad aprile 2023, ad esempio, l’Italia ha importato circa 5,94 milioni di barili di petrolio, secondo l’ultimo bollettino disponibile del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica. Al primo posto tra i fornitori di greggio tra i Paesi arabi si colloca la Libia con 6,07 milioni di barili importati ad aprile. Inoltre, la qualità del petrolio di “Kirkuk” è molto simile a quella del greggio russo Urals per grado Api (peso specifico rispetto all’acqua), con una percentuale di zolfo leggermente superiore per il blend nord-iracheno.
Sono due le principali missioni militari in Iraq che vedono coinvolta l’Italia. La prima è la missione internazionale “Inherent Resolve”, lanciata nell’ottobre 2014 e che vede la partecipazione di 79 Paesi e cinque organizzazioni internazionali. Il ruolo dell’Italia nel Paese arabo è poi culminato con l’assunzione nel maggio 2022 del comando della Missione Nato in Iraq (Nmi) guidata dal generale Giovanni Iannucci e oggi sotto il comando del generale spagnolo Jose Antonio Aguero Martinez. Si tratta, in particolare, di una missione di addestramento e sostegno a favore del governo iracheno, fondata sul pieno rispetto della sovranità, indipendenza e integrità territoriale del Paese.
L’Iraq ha assistito di recente a cambiamenti significativi a livello politico. Dopo una crisi istituzionale protrattasi per quasi un anno, a seguito delle elezioni legislative anticipate del 10 ottobre 2021, il Paese ha visto, ad ottobre scorso, dapprima l’elezione di un nuovo presidente della Repubblica, appunto Abdullatif Rashid, e poi di un nuovo premier, Mohammed Shia al Sudani. Si è trattato di mosse volte a porre fine a quella che l’ex premier Mustafa al Kadhimi ha definito una delle “crisi politiche più difficili dal 2003”, culminata il 29 agosto con l’assalto del palazzo del governo da parte dei sostenitori del leader sciita Muqtada al Sadr e dei successivi scontri con le forze di sicurezza irachene e con le unità della Mobilitazione popolare sciita filo-iraniane, costati 33 morti e oltre 700 feriti. Circa la minaccia terroristica, posta soprattutto dallo Stato islamico, vale la pena ricordare che l’organizzazione terroristica è stata ufficialmente sconfitta nel dicembre 2017, secondo quanto annunciato dal governo iracheno, ma continua a rappresentare ancora una minaccia alla sicurezza del Paese soprattutto nel cosiddetto “Triangolo della morte”, che include le provincie di Diyala, Salah al Din e Kirkuk, nelle zone rurali e nelle aree montuose situate tra la periferia settentrionale di Baghdad e la regione autonoma del Kurdistan.