K metro 0 – Almaty – Da oltre 30 anni il Kazakistan, in Asia centrale, Stato multietnico e ricco di petrolio – dove molti russi vivono ancora accanto alla popolazione kazaka che confina a nord con la Russia e a sud-est con la Cina – e che un tempo faceva parte dell’Unione Sovietica, è indipendente.
K metro 0 – Almaty – Da oltre 30 anni il Kazakistan, in Asia centrale, Stato multietnico e ricco di petrolio – dove molti russi vivono ancora accanto alla popolazione kazaka che confina a nord con la Russia e a sud-est con la Cina – e che un tempo faceva parte dell’Unione Sovietica, è indipendente. Ma l’influenza della Russia è ancora enorme: politicamente, economicamente, ma anche linguisticamente.
Molti russi hanno lasciato il Paese per il Kazakistan dopo la parziale mobilitazione. Secondo le statistiche ufficiali, nemmeno la metà dei circa 19 milioni di abitanti parla il kazako, che ora è una lingua ufficiale insieme al russo, nella vita quotidiana. Quasi un cittadino su cinque non conosce affatto la lingua turca. In tanti vogliono cambiare questa situazione. E la guerra di aggressione russa contro l’Ucraina, che come il Kazakistan è un’ex repubblica sovietica, dà ulteriore impulso al desiderio di maggiore autonomia linguistica. Non solo.
Soprattutto all’inizio della guerra, c’era una grande preoccupazione che una Russia imperialista potesse teoricamente invadere il Kazakistan, spiega il politologo Dimash Alshanov in un’intervista riportata dalla testata tedesca zdf. “Soprattutto i kazaki etnici hanno paura”. Nel frattempo, però, l’inquietudine di molti si è un po’ attenuata – perché Mosca, che ha dovuto accettare diverse sconfitte in Ucraina, non è chiaramente preparata militarmente per un’altra guerra, dice l’esperto.
“La prossima Ucraina siamo noi” riporta il magazine del Corriere della Sera, Sette, in un recente reportage di Marco Imarisio. Nell’impossibile armonia tra identità vecchia e nuova si gioca il destino del nono Paese più grande del mondo, titolare di quella che i sociologi locali chiamano “la nostra condanna geografica”: 6467 chilometri di confine condivisi con la Russia, il più lungo sull’orbe terracqueo dopo quello che divide Stati Uniti e Canada. Nessun altro Paese dell’ex Urss ha un rapporto di vicinato così esteso con Mosca. E se una metà abbondante dei suoi diciotto milioni di abitanti vive nelle province meridionali, oltre il sessanta per cento dei tre milioni di persone che popolano le regioni settentrionali è di etnia e lingua russa, sempre più sensibile al richiamo di quella che continuano a considerare la loro madre patria.
Fra tutte queste preoccupazioni crescenti soprattutto fra i giovani, si delinea tuttavia anche un “nuovo” Kazakistan tra europeizzazione, riforme e diplomazia a servizio della pace, come riferisce ilfaroonline, che lo scorso aprile ha intervistato Yerbolat Sembayev, ambasciatore del Kazakistan. “La Repubblica italiana è il terzo partner commerciale strategico del Kazakistan dopo Russia e Cina. In 30 anni, gli investimenti italiani nell’economia kazaka hanno superato i 15 miliardi di dollari”.
Un legame forte, dunque, vista anche la presenza di diverse imprese italiane sul territorio kazako e di cittadini kazaki in territorio italiano. Il fatturato commerciale tra il Kazakistan e l’Italia nel 2022 è stato di 14,9 miliardi di dollari (esportazioni – 13,85 miliardi di dollari; importazioni – 1,05 miliardi di dollari). Il fatturato commerciale totale è aumentato del 54,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La crescita delle esportazioni kazake in Italia è stata dunque del 55,9%.
I settori chiave della cooperazione commerciale ed economica sono l’energia, l’esplorazione e l’estrazione di risorse naturali, l’edilizia, le infrastrutture, i trasporti, le comunicazioni, l’agricoltura, la scienza e la tecnologia. Oltre 250 aziende a partecipazione italiana operano con successo nel paese dell’Asia centrale.