K metro 0 – Praga – M. Bednarova, che fino all’anno scorso insegnava ceco in una scuola di Praga, lo scorso aprile ha detto ai bambini che non c’era “nessuna guerra” nella capitale ucraina Kiev. Al contrario, sosteneva che i soldati ucraini stavano uccidendo gli abitanti di lingua russa del Donbas. Un procuratore di Stato
K metro 0 – Praga – M. Bednarova, che fino all’anno scorso insegnava ceco in una scuola di Praga, lo scorso aprile ha detto ai bambini che non c’era “nessuna guerra” nella capitale ucraina Kiev. Al contrario, sosteneva che i soldati ucraini stavano uccidendo gli abitanti di lingua russa del Donbas. Un procuratore di Stato ha così sporto denuncia contro di lei, come riporta il quotidiano ceco Pravo. La notizia è stata poi rilanciata da Bbc.com.
La maestra è pertanto accusata del reato di negare, mettere in dubbio, approvare o giustificare un genocidio. In caso di condanna rischia da sei mesi a tre anni di carcere. All’inizio dell’aprile 2022 ha detto alla sua classe di alunni di 13 e 14 anni di aver visto le immagini delle webcam di Kiev che mostravano che la città era pacifica, senza scontri.
L’ex insegnante ha anche fatto ulteriori affermazioni infondate secondo cui le forze ucraine apertamente neonaziste stavano scuoiando e bruciando vivi i russofoni, compresi i bambini. Ha aggiunto che l’Ucraina sta conducendo una campagna di terrore omicida nel Donbas dal 2014, un tema ricorrente della propaganda russa.
Le sue affermazioni sono state registrate di nascosto da uno degli alunni che le ha fatte ascoltare ai suoi genitori, i quali si sono rivolti alla scuola. In seguito è stata licenziata per cattiva condotta. Ha impugnato il licenziamento in tribunale, ma ha perso.
Secondo Pravo, la Bednarova nega le accuse penali contro di lei, sostenendo che stava solo presentando i fatti ai bambini. La registrazione di 18 minuti faceva parte di una discussione di 45 minuti e i commenti sono stati estrapolati dal contesto, secondo lei. Il suo processo è uno dei tanti casi di alto profilo, mentre la guerra della Russia contro l’Ucraina mette alla prova i limiti della libertà di espressione nella Repubblica Ceca.
All’inizio del mese un uomo ceco ha ricevuto una condanna a sei mesi con sospensione della pena per aver indossato simboli della guerra russa a una manifestazione antigovernativa; dopo la multa, gli è stato vietato di entrare a Praga per un anno dopo aver sfoggiato il noto simbolo russo pro-guerra “Z” e una patch del gruppo mercenario Wagner.
L’uomo è stato condannato per lo stesso reato di cui è accusata la Bednarova. Il governo ceco sostiene con ferma convinzione gli sforzi dell’Ucraina per difendersi dalla Russia e l’opinione pubblica è ampiamente favorevole. Tuttavia, alcuni cechi – tra cui il nuovo presidente Petr Pavel – hanno avvertito che tale sostegno è destinato a diminuire nel tempo.
Intanto il municipio di Praga è stato attaccato questa mattina da hacker russi come rappresaglia per gli aiuti a Kiev. Il sito web, le caselle di posta elettronica e la trasmissione online della riunione del Consiglio comunale di oggi, 28 aprile, erano del tutto fuori uso. Il secondo attacco, sferrato dagli hacker prima delle 14, è stato sventato. Al momento tutti i sistemi del Consiglio sono di nuovo funzionanti. “Un gruppo russo ha già rivendicato la responsabilità dell’attacco, definendolo una ritorsione per il sostegno all’Ucraina”, ha dichiarato Jiří Károly del dipartimento informatico del comune, aggiungendo che l’indirizzo IP dell’attacco era in Russia.