K metro 0 – Roma – L’Italia in campo per la ricostruzione dell’Ucraina. Il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, in collaborazione con l’Istituto del commercio estero (ICE), organizza a Roma una Conferenza bilaterale di alto profilo istituzionale e imprenditoriale dedicata alla discussione di interventi e progetti attraverso i quali l’Italia può offrire
K metro 0 – Roma – L’Italia in campo per la ricostruzione dell’Ucraina. Il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, in collaborazione con l’Istituto del commercio estero (ICE), organizza a Roma una Conferenza bilaterale di alto profilo istituzionale e imprenditoriale dedicata alla discussione di interventi e progetti attraverso i quali l’Italia può offrire contributi concreti alla ricostruzione dell’Ucraina.
Circa 600 aziende italiane e 150 ucraine si ritroveranno mercoledì 26 aprile a Roma, al Palazzo dei Congressi, per firmare accordi nei settori del trasporto ferroviario, ambiente ed energia. “L’Italia vuole essere protagonista con le sue imprese. Sarà un modo per dimostrare solidarietà, non solo dal punto di vista militare, ma anche solidarietà da parte del nostro Paese nei confronti di un popolo in guerra, che sta difendendo la propria libertà”, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che introdurrà la conferenza insieme al collega di Kiev Dmytro Kuleba, mentre la chiusura è affidata ai premier, Giorgia Meloni e Denys Shmyhal. Previsto un intervento in video del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.I lavori saranno aperti dai ministri degli Esteri e conclusi dal presidente del Consiglio italiano e dal primo ministro ucraino. Il programma si articolerà in una sessione istituzionale, una seconda parte dedicata alle istituzioni finanziarie internazionali e quindi in tavoli di discussione e approfondimento settoriale, dedicati a infrastrutture e trasporti, energia e ambiente, agroindustria, salute, digitale e servizi. Vi saranno inoltre focus specifici su spazio e avionica e industria metallurgica.
Al termine dei lavori saranno valutati i risultati della conferenza e gli spunti per i seguiti operativi sui diversi temi trattati. È prevista la partecipazione all’evento di rappresentanti di imprese e gruppi industriali ucraini, in presenza o in collegamento da remoto, anche in vista dell’organizzazione di incontri B2B e B2G, che resta tuttavia da confermare in base agli sviluppi della situazione sul terreno.
Sul tema della ricostruzione, malgrado la guerra sia ancora in corso, Germania e Francia si sono mosse per prime, con le loro conferenze bilaterali tenute a ottobre e a dicembre. Macron, in particolare, ha messo in campo 700 imprese e ha promesso un robusto pacchetto di garanzie statali. Nel frattempo il G7 ha lanciato la Piattaforma di coordinamento dei donatori. Non solo. Dopo la prima Ukraine Recovery Conference, svoltasi lo scorso luglio a Lugano, un altro appuntamento multilaterale è previsto il prossimo giugno a Londra.
A livello di iniziative nazionali, quindi, l’Italia, con la Conferenza bilaterale, arriva dopo Parigi e Berlino, ma anche dopo aziende di Paesi più vicini all’Ucraina, come Polonia e Danimarca, come ha analizzato il quotidiano della Confindustria. Ancora non è chiaro poi che ruolo avrà la Piattaforma dei donatori: coordinare gli aiuti o gestirne anche la ripartizione in appalti, con quali regole le gare saranno bandite, e quale utilizzo si potrà fare dei fondi russi congelati.
Le diplomazie europee immaginano un impegno in più tempi. Il primo è quello del fast recovery nelle zone uscite dall’occupazione russa, il ripristino delle infrastrutture critiche civili ed energetiche distrutte dall’offensiva, per il quale la Banca mondiale calcola un fabbisogno di 14 miliardi di dollari a fronte dei 411 totali per la ricostruzione (il governo ucraino a Lugano ha stimato una spesa di 750 miliardi). Il secondo, più a lungo termine, nell’arco di dieci anni, riguarda l’ammodernamento delle grandi infrastrutture, e del sistema regolamentare e di mercato dell’economia, per promuovere in parallelo il processo di adesione dell’Ucraina alla Ue.
Se, come è prevedibile, la guerra finirà con una sia pure parziale partizione dell’Ucraina (Crimea e Donbass alla Russia, per esempio), si ricreerà una specie di situazione tedesca dopo la Seconda guerra mondiale, con la parte “occidentale” che diventerà una vetrina di modernità e sviluppo da opporre a quella che sarà sotto il controllo russo. La ricostruzione, insomma, potrebbe diventare l’arma per “vincere la pace”: per proporre un modello sociale ed economico che – soprattutto se l’Ucraina riuscisse anche a entrare nell’Unione europea – potrebbe diventare una spina nel fianco della Russia con o senza Putin. Proprio come “Kmetro0” aveva scritto nel suo ultimo numero cartaceo a firma dell’editore Nizar Ramadan; dedicando all’Ucraina la copertina con il titolo “la battaglia più difficile da vincere”.