K metro 0 – Agenzia Nova – Khartum – L’esercito del Sudan nega che i paramilitari filo-russi delle Forze di supporto rapido (Rsf) abbiano già preso il controllo del palazzo presidenziale di Khartum e fanno sapere che continueranno a “combattere per proteggere il Paese”. Lo riporta il sito “Sudan News” citando un portavoce delle forze
K metro 0 – Agenzia Nova – Khartum – L’esercito del Sudan nega che i paramilitari filo-russi delle Forze di supporto rapido (Rsf) abbiano già preso il controllo del palazzo presidenziale di Khartum e fanno sapere che continueranno a “combattere per proteggere il Paese”. Lo riporta il sito “Sudan News” citando un portavoce delle forze armate, che ha ammesso invece la presenza dei “gruppo di ribelli” nell’Aeroporto internazionale di Khartum. “Ci stiamo occupando di loro”, fa sapere l’esercito, sottolineando come la situazione intorno al suo quartier generale sia “calma” e come invece siano in corso combattimenti intorno ad alcuni “punti strategici”.
Nelle scorse ore le Forze di supporto rapido (Rsf), la formazione paramilitare controllata dal vicepresidente del Consiglio di transizione Mohamed Hamdan “Hemeti” Dagalo e appoggiata dal gruppo russo Wagner, ha fatto sapere di aver preso il controllo del Palazzo presidenziale. “Le Forze di supporto rapido si sono difese in risposta alle forze ostili infliggendo pesanti perdite” all’esercito regolare, afferma la dichiarazione, confermando che i combattenti fedeli a Dagalo “sono riusciti a prendere il controllo dell’aeroporto di Merowe”, a nord di Khartoum, e hanno espulso gli aggressori nelle basi di Soba, oltre a prendere il controllo dell’aeroporto di Khartoum. La tensione tra l’esercito, sotto il controllo del capo del governo di transizione Abdel Fattah al Burhan, e i paramilitari delle Rsf era già molto alta da diversi giorni ed è deflagrata questa mattina quando, secondo le Rsf, sarebbe partita un’imponente offensiva delle forze regolari nella base di Soba, a sud di Khartum, di cui gli uomini di Dagalo avevano preso il controllo negli ultimi giorni. Un attacco definito “brutale”, condotto “con tutti i tipi di armi pesanti e leggere”, in un post su Twitter nel quale s’invita il popolo sudanese a “unirsi in un momento cruciale” e la comunità internazionale a “condannare questo comportamento codardo”.
Gli scontri si sono allargati tuttavia rapidamente ad altre basi militari nel Paese e anche al centro di Khartum, in particolare nella zona del palazzo presidenziale. Circostanza, quest’ultima, che sta alimentando il sospetto e il timore che in corso vi sia un vero e proprio tentativo di golpe da parte delle forze di Dagalo, considerato uomo molto vicino alla Russia e appoggiato dal gruppo Wagner. Alcuni video che circolano in rete in queste ore mostrano gruppi di paramilitari, presumibilmente appartenenti alle Rsf, all’interno dell’aeroporto di Khartum. A quattro anni dalla deposizione del presidente Omar al Bashir, nell’aprile del 2019, in Sudan il processo politico concordato dalla maggior parte delle forze in campo per istituire un governo a guida civile appare ancora faticoso. Il nuovo round di colloqui si è arenato su alcuni elementi relativi alla gestione della sicurezza nel Paese, ad oggi in mano all’esercito ma nel quale dovrebbero essere integrate anche le Forze di supporto rapido del comandante Dagalo, vicepresidente del Consiglio sovrano sudanese e numero due nel governo del generale Abdel Fattah al Burhan. Formate anche da ex membri delle milizie “janjaweed”, i famigerati “demoni a cavallo” accusati di efferati crimini nel Darfur e della cruenta repressione dei manifestanti sudanesi, le Rsf sono in disaccordo con al Burhan su chi debba dirigere la futura architettura dell’esercito.