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Orient-Express: il treno leggendario Parigi-Istanbul in una mostra a Villa Medici a Roma

Orient-Express: il treno leggendario Parigi-Istanbul in una mostra a Villa Medici a Roma

K metro 0 – Roma – “Je me sens mourir d’une nostalgie d’Asie Mineur”, confessava il grande scittore francese, Theophile Gauthier, in partenza per Istanbul (dicembre  1851). Due anni dopo (1853) uscirà a Parigi  il suo libro Constantinople, ristampato nel 1854, 1856, 1865, 1872 e…1883. Il 4 ottobre 1883 viene inaugurato l’Orient-Express. Il treno che collegherà

K metro 0 – Roma – “Je me sens mourir d’une nostalgie d’Asie Mineur”, confessava il grande scittore francese, Theophile Gauthier, in partenza per Istanbul (dicembre  1851). Due anni dopo (1853) uscirà a Parigi  il suo libro Constantinople, ristampato nel 1854, 1856, 1865, 1872 e…1883.

Il 4 ottobre 1883 viene inaugurato l’Orient-Express. Il treno che collegherà Parigi a Istanbul: città “talmente splendida da far dubitare che sia una realtà”, scriveva sempre Gauthier.

“Oh! Stamboul! De tous les noms qui m’enchantent encore, c’est toujours celui-la le plus magique”, sospirava Pierre Loti, maestro del romanzo esotico, autore di Azyadé (1879) (storia della sua passione per una giovane circassa ambientata sulla collina di  Eyiup, affacciata sul Corno d’Oro) e di Fantôme d’Orient (1882).

Nella seconda metà del XIX secolo, Istanbul ammalia gli occidentali alla ricerca di esotismo e avventura. Capitale di tre imperi – romano d’Oriente, bizantino e ottomano – esibiva agli occhi del viaggiatore la stratigrafia complessa e affascinante della sua storia.

Divisa fra due continenti, Europa ed Asia, separati dal Bosforo, era la porta d’Oriente Una soglia reale e simbolica. E in un periodo in cui l’orientalismo era in voga nel Vecchio Continente, la creazione di un collegamento ferroviario diretto Parigi-Istanbul permetteva a scrittori, artisti e viaggiatori di viverne  l’esperienza.

L’epopea dell’Orient-Express (1883-1977) il primo di una serie di treni di lusso transnazionali della Compagnie Internationale des Wagons-Lits, rivive in una mostra fotografica (a cura di Eva Gravayat e Arthur Mettetal) allestita a Villa Medici, sede dell’Accademia di Francia a Roma (visitabile fino al 26 maggio).

Raccolte fotografiche, progetti, mappe, disegni tecnici e manifesti pubblicitari d’epoca: gli oltre 200 pezzi esposti raccontano la storia di questo treno. La maggior parte delle fotografie è anonima, ma alcune sono firmate da celebri fotografi quali Paul Nadar, Albert Chevojon ( che aveva immortalato la costruzione della Tour Eiffel) e dallo studio  Sébah & Joaillier.

Provengono tutte dagli archivi dell’antica Compagnie Internationale des wagons-lits. Un fondo documentario in parte disperso negli anni 1990, ricostituito da alcuni ex dipendenti che nel 2017 l’hanno donato a un fondo per preservarlo e  farlo conoscere al grande pubblico.

L’idea di un treno con carrozze letti, venne al fondatore della Compagnie, l’ingegnere e banchiere belga Georges Nagelmakers (che vediamo  ritratto  con bastone, cilindro e redingote,  dal grande fotografo Nadar), dopo un soggiorno negli Stati Uniti  (nel 1867), in cui viaggerà spesso a bordo delle sleeping cars progettate da George Pullman.

Di ritorno in Europa, Nagelmakers le adatterà ai costumi e alla cultura del Vecchio Continente. E fonderà nel 1876 la Compagnie Internationale des Wagons-Lits, poi l’Orient-Express. Treni che rivoluzioneranno il mondo del trasporto, offrendo per la prima volta ai viaggiatori europei l’esperienza di un viaggio rapido, confortevole e senza trasbordi.

Grandi personaggi apprezzano subito il nuovo servizio: il re Edoardo VII d’Inghilterra, l’imperatore Francesco Giuseppe I d’Austria, ma anche Lawrence d’Arabia, la ballerina Anna Pavlova, Mata Hari (e più tardi Marlene Dietrich, Greta Garbo e Maria Callas) viaggeranno a bordo del lussuoso treno. 

Nel 1895 viene inaugurato a Costantinopoli il Pera Palas, un sontuoso albergo (della Compagnie International des Grands Hôtel fondata l’anno prima da Nagelmakers) a pochi minuti di carrozza dalla stazione ferroviaria di Sirkeci. (In una suite di questo hotel Agatha Christie comporrà, nel 1934, il famoso romanzo Assassinio sull’Orient Express, che farà di questo treno il personaggio principale di un best-seller mondiale poi trasposto sugli schermi cinematografici).

La mostra ripercorre le tappe del primo Orient Express, che partiva dalla Gare de l’Est di Parigi, e procedeva verso Oriente toccando Strasburgo, Monaco di Baviera, Vienna, Budapest, Bucarest e arrivava  infine alla stazione di Sirkeci, sul lato europeo di Istanbul,  accanto al  Corno d’Oro. Coi suoi interni in mogano e i divani di velluto “blu pavone arabescato”, questo grande albergo di lusso su rotaia, portava reali, nobili, diplomatici, uomini d’affari e ricchi borghesi ai confini d’Europa, fino ai minareti di Costantinopoli.

Al viaggio inaugurale vennero invitati solo uomini – l’esperienza era ritenuta troppo rischiosa per il gentil sesso – ai quali fu consigliato di portarsi la pistola appresso. In effetti, da lì in poi sarebbe capitato un po’ di tutto a questo raffinato carrozzone, tra attentati, delitti, spy story, e bufere di neve capaci di bloccare il convoglio per giorni:, come accadde nel 1929 quando il treno rimase per fermo per giorni  a Çerkezköy, in Turchia, senza soccorsi. E pare fosse stato questo incidente a ispirare  ad Agatha Christie il suo famoso romanzo.

Ma  al di là delle suggestioni esotiche, l’Orient Express fu prima di tutto un successo politico, dati i numerosi paesi coinvolti nel suo percorso: 70 ore di viaggio per attraversare un’Europa che era allora un mosaico di particolarismi ferroviari. Per certi versi fu uno dei primi esempi di globalizzazione: era compatibile con le principali linee dell’epoca e quindi, cosa impensabile, poteva penetrare in ogni territorio, dai monti austriaci alle foreste della Transilvania.

Era l’epoca in cui il treno, oltre a favorire lo sviluppo economico, rifletteva la potenza politica degli imperi  e degli Stati.  Fondata in Belgio, la Compagnie International des Wagons-Lit, contribuirà all’irradiazione di questo piccolo paese nel mondo. Re Leopoldo II l’aveva intuito e non a caso aveva sostenuto lo sviluppo dell’impresa di Nagelmakers.

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