K metro 0 – Agenzia Nova – Buenos Aires – L’aumento vertiginoso dell’inflazione sta facendo aumentare il numero degli argentini che versano in una condizione di povertà. Un dato destinato a pesare alle urne nelle prossime elezioni generali in programma il 22 ottobre. Secondo l’Istituto nazionale di statistica (Indec), alla fine del 2022, la povertà
K metro 0 – Agenzia Nova – Buenos Aires – L’aumento vertiginoso dell’inflazione sta facendo aumentare il numero degli argentini che versano in una condizione di povertà. Un dato destinato a pesare alle urne nelle prossime elezioni generali in programma il 22 ottobre. Secondo l’Istituto nazionale di statistica (Indec), alla fine del 2022, la povertà in Argentina si è estesa a quasi il 40 per cento della popolazione. Negli ultimi sei mesi dello scorso anno il livello di povertà si è esteso al 39,2 per cento della popolazione, rispetto alla percentuale del 36,5 per cento registrata nel primo semestre dello stesso anno. In termini numerici si tratta di 18,1 milioni di persone che attualmente si trovano in una condizione di povertà. Il livello di indigenza, che tiene conto dei livelli più estremi di povertà, ha invece chiuso il 2022 all’8,1 per cento, in calo rispetto all’8,8 per cento dei primi sei mesi dello scorso anno, grazie soprattutto ai sussidi statali.
A pesare sulla spesa delle famiglie argentine è stato soprattutto l’aumento dei prezzi. A febbraio l’indice dei prezzi al consumo è cresciuto del 6,6 per cento su mese, arrivando a un incremento del 102,5 per cento su anno. Si tratta del terzo mese consecutivo di crescita robusta dell’inflazione, e dell’aumento mensile più corposo dopo il +7 per cento registrato ad agosto del 2022. L’indice, che nei primi due mesi dell’anno ha accumulato una crescita del 13,1 per cento, supera per la prima volta in oltre tre decenni quota 100 per cento su anno. I maggiori aumenti, il 9,8 per cento, si sono registrati proprio nel comparto alimenti e bevande non alcoliche, soprattutto a causa dei rincari nei prezzi della carne (+35 per cento) e dei latticini.
Si tratta, ha commentato la portavoce del governo Gabriela Cerruti, di un dato “brutto, bruttissimo, che non era quello atteso”. “Il governo porta avanti il suo impegno deciso a mettere un controllo sui prezzi, per fare in modo che scendano”, ha aggiunto Cerruti rimandando soprattutto al programma “Prezzi giusti”, un patto con i produttori e distributori per limitare gli aggravi sulla spesa dei consumatori. Sulla dinamica inflattiva si possono dare “numerose spiegazioni”, ma non valgono “come scuse per chi deve andare tutti i giorni a fare la spesa”, ha detto ancora la portavoce.
Tra i fattori che hanno trainato la crescita dei prezzi c’è la siccità, causa di un calo dell’offerta dei mangimi animali e il conseguente rincaro sui carni e latticini. Gli esperti parlano della peggiore siccità da oltre 60 anni, che rischia di dimezzare i raccolti di soia e mais con un pesante impatto sul commercio internazionale. I cereali sono infatti il principale prodotto di esportazione del Paese e il calo della produzione mette a rischio l’ambizione del governo di rimpinguare le riserve di valuta estera, con possibili ripercussioni sui negoziati in corso con il Fondo monetario internazionale (Fmi) per rinegoziare il debito da 45 miliardi di dollari contratto dall’ex presidente, Mauricio Macri. Le ultime stime delle borse agricole, tanto quella di Buenos Aires quanto quella di Rosario, parlano di un calo dei raccolti di soia, mais e grano compreso tra il 33 e il 35 per cento su anno. Il che potrebbe comportare perdite tra i 15 e i 17 miliardi di dollari per le esportazioni. Una crisi di valuta tra le tre e le quattro volte superiore a quella generata nel 2022 dall’emergenza energetica legata all’aggressione della Russia in Ucraina.
Un fardello non indifferente per la coalizione di governo, che si presenta alle elezioni generali di ottobre senza un candidato chiaro. L’ex presidente Cristina Fernandez de Kirchner, che mantiene un controllo saldo sull’ala più radicale della coalizione peronista, ha annunciato che non si candiderà per via dei sui problemi giudiziari, e si è apertamente detta contraria a una ricandidatura del presidente in carica Alberto Fernandez. Più chiaro lo scenario tra le fila dell’opposizione. Dopo il passo indietro dell’ex presidente Mauricio Macri la contesa alle primarie di agosto sembra ora giocarsi tra Rodrigo Larreta, sindaco uscente di Buenos Aires, considerato un moderato e dialogante, e Patricia Bullrich, ex ministra della Sicurezza del governo Macri, interprete dell’ala più radicale del centrodestra.