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I nuovi partner commerciali della Russia dopo la guerra in Ucraina

I nuovi partner commerciali della Russia dopo la guerra in Ucraina

K metro 0 – Mosca – A un anno di distanza dall’invasione dell’Ucraina, il commercio globale con la Russia è cambiato radicalmente. L’Occidente le ha imposto sanzioni per la violazione del diritto internazionale. E per tutta risposta, Mosca   ha cercato nuovi partner commerciali. E li ha  trovati in Asia. Paesi come  Cina e India possono

K metro 0 – Mosca – A un anno di distanza dall’invasione dell’Ucraina, il commercio globale con la Russia è cambiato radicalmente. L’Occidente le ha imposto sanzioni per la violazione del diritto internazionale. E per tutta risposta, Mosca   ha cercato nuovi partner commerciali. E li ha  trovati in Asia.

Paesi come  Cina e India possono compensare i danni dell’embargo? E quanto grandi sono le perdite che ne derivano per la Russia?

Esportazioni

Nel 2022, l’UE ha ricevuto  meno gas e petrolio dalla Russia rispetto a prima dell’attacco all’Ucraina. Ma a   prezzi notevolmente più alti. Dopo l’invasione ha esportato per altri 5 miliardi di dollari al mese verso l’UE.

Insomma: offre meno, ma incassa molto di più. Ecco perché il 2022 è stato “un buon anno di entrate” per Mosca, spiega Simon Gerards Iglesias, esperto dell’IW (Institut der Deutschen Wirtschaft): l’istituto per la ricerca economica di Colonia. E comunque sia, il 50% dell’export russo nel mondo resta sempre legato all’energia, che non è però l’unico suo capitolo forte.

La Russia è il quinto produttore al mondo di acciaio. Il secondo per l’export di fertilizzanti. Il primo esportatore al mondo di grano, Senza contare poi le cosiddette  “esportazioni segrete”, ovvero di “merci secretate”: si tratta di armi, aerei, materiali nucleari e altro che valgono nel complesso 8,1 miliardi di dollari. La prima acquirente è risultata sia nel 2020 che nel 2021 l’Algeria e tradizionalmente sono stabilmente nella top ten Cina e India.   

L’UE sta diventando un mercato sempre meno importante per la Russia, che si è riorientata verso altri   paesi.

L’export verso la Cina segna un  83% in più di beni (misurati in dollari) rispetto a prima dell’invasione dell’Ucraina. Quello verso l’India  è aumentato di sei volte, verso la Turchia del 160%.

I due giganti asiatici, Cina e India, non possono però assorbire completamente le perdite derivanti dai mancati scambi  con l’Occidente, precisa  Iglesias. Non solo, ma il prezzo del petrolio, ad esempio, continuerà a scendere a causa delle sanzioni dell’UE e del potere contrattuale dell’Asia, in particolare della Cina, e con esso le entrate della Russia. In compenso, la Russia, insieme a Singapore, sta salvando la bilancia commerciale di Pechino.

Nel complesso il volume fisico delle importazioni russe (espresso in quantitativi e non in denaro), è diminuito del 16% nel 2022, secondo i dati del servizio federale russo delle dogane forniti dal suo primo vicecapo Ruslan Davydov alla TASS (l’Agenzia di stampa governativa russa).  E ciò è dovuto a una diminuzione delle forniture.

“In generale” ha affermato Davydov, “la struttura delle esportazioni e delle importazioni nel 2022 non è cambiata in modo significativo. Solo le importazioni dai paesi europei sono diminuite”.

L’anno scorso Cina, Turchia, Paesi Bassi, Germania (nonostante le sanzioni) e Bielorussia erano i principali partner commerciali della Russia. Il commercio con la Cina è aumentato del 28%, con la Turchia dell’84%, con la Bilorussia del 10%. Con i Paesi Bassi è diminuito dello 0,1%, con la Germania del 23%.

Importazioni

Il commercio con l’UE, a lungo il partner più importante della Russia, si è dimezzato. E si tratta di prodotti fondamentali: macchinari sofisticati e prodotti high-tech che a volte vengono fabbricati solo in Occidente. Così “le sanzioni stanno avendo un forte impatto” secondo Iglesias.

La Russia cerca di ottenere questi prodotti tramite il contrabbando o da altri paesi che non impongono sanzioni. Pochi, tuttavia, come Cina e Turchia, le forniscono più prodotti (elettronici o high tech) di quanto non facessero prima dell’invasione. Ma “le esportazioni di questi paesi non possono compensare i cali degli altri”, spiega Iglesias.

La mancata fornitura di macchinari danneggia un’economia russa già obsoleta. Molte delle sanzioni a lungo termine dell’Occidente sono del resto progettate per tagliare fuori la Russia dal flusso di forniture di  questi beni di vitale importanza.

Anche se le sanzioni non sembrano provocare uno shock immediato, a lungo termine faranno danni irreparabili, prevede Julian Hinz dell’IfW (Institut für Weltwirschaft) il centro studi di economia internazionale di Kiel.

Prima dell’invasione dell’Ucriana, quasi la metà di tutte le esportazioni tedesche in Russia (crollate drasticamente nel 2022) erano costituite da macchinari, veicoli o prodotti chimici. E quelle esportazioni sono crollate drasticamente nel 2022. Senza però che questo abbia avuto contraccolpi importanti sull’economia tedesca. Solo il 2% delle esportazioni tedesche erano destinate alla Russia prima dell’invasione. “Queste sanzioni costano molto di più alla Russia che alla Germania”, precisa Hinz.

In conclusione, nel 2022 la Russia stava ancora lucrando a piene mani  dal suo export di combustibili fossili, poi ridotto a causa delle sanzioni dopo l’invasione dell’Ucraina, senza però provocare tutti quei danni inizialmente previsti.

In futuro la Russia probabilmente ricaverà meno dall’export di petrolio, gas e carbone, perché l’Europa   sta riorientando i suoi scambi commerciali e quello che era uno  dei suoi mercati più importanti  sta scomparendo. “Anche se la guerra finisse domani” sostiene Hinz, l’Europa non si troverebbe mai più nella stessa situazione”.

Ma l’export di prodotti energetici non è il solo capitolo forte dell’export russo nel mondo. La Russia è il quinto produttore al mondo di acciaio. Il secondo per l’export di fertilizzanti. Il primo esportatore al mondo di grano, Senza contare poi le cosiddette  “esportazioni segrete”, ovvero di “merci secretate”: si tratta di armi, aerei, materiali nucleari e altro che valgono nel complesso 8,1 miliardi di dollari. La prima acquirente è risultata sia nel 2020 che nel 2021 l’Algeria e tradizionalmente sono stabilmente nella top ten Cina e India.

I terminali GNL, ad esempio, consentono di ottenere gas da qualsiasi fonte in tutto il mondo. Infine, la Russia non è ancora riuscita a compensare il crollo del commercio con l’Occidente, specie nei settori importanti delle alte tecnologie, dell’elettronica e dei macchinari sofisticati.

(zdfheute/Kommersant/Affari Italiani)

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