K metro 0 – Bruxelles – La Commissione europea ha annunciato oggi di voler vietare la pesca a strascico nelle aree marine protette entro il 2030. Ogni Stato membro dovrà mettere in atto una tabella di marcia per raggiungere tale obiettivo entro marzo 2024. Il progetto della von der Lyen è stato subito criticato duramente
K metro 0 – Bruxelles – La Commissione europea ha annunciato oggi di voler vietare la pesca a strascico nelle aree marine protette entro il 2030. Ogni Stato membro dovrà mettere in atto una tabella di marcia per raggiungere tale obiettivo entro marzo 2024.
Il progetto della von der Lyen è stato subito criticato duramente dall’industria della pesca e considerato d’altra parte troppo debole dalle ONG ambientaliste. In dettaglio, i 27 Paesi del blocco dovranno adottare misure per “eliminare progressivamente” questa controversa forma di pesca nelle aree marine protette (il 12% delle acque europee), indipendentemente dalla loro profondità, entro marzo 2024.
Ricordiamo che l’Unione europea ha già vietato la pesca a strascico al di sotto degli 800 metri dal 2016, per contribuire a ripristinare gli ecosistemi vulnerabili dei fondali marini con la loro ricca biodiversità. Da settembre la pratica è stata bandita anche al di sotto dei 400 metri in una piccola parte dell’Atlantico nord-orientale. Ma l’uso di attrezzi mobili di fondo (reti a strascico, draghe, reti da posta, palangari, nasse e via dicendo) “rimane diffuso” in particolare nell’80%-90% delle aree sfruttabili dell’Atlantico nord-orientale, “in molti siti e in altre aree protette”, deplora l’esecutivo europeo. Secondo l’esecutivo comunitario, ciò compromette gli obiettivi dell’Ue 27 in materia di clima e biodiversità.
Bruxelles denuncia pertanto una pesca che consuma molto carburante ed emette molta CO2, che, raschiando i fondali marini, distrugge ecosistemi a loro volta serbatoi di carbonio, indebolisce le popolazioni ittiche che vi si rifugiano e si riproducono e favorisce catture accessorie “sproporzionate” a causa della mancanza di selettività.
L’Alleanza europea per la pesca di fondo (EBFA), che rappresenta 20.000 pescatori di 14 Paesi, ritiene che il divieto di pesca a strascico nelle aree protette “metterà in pericolo 7.000 imbarcazioni”, corrispondenti al “25% dei volumi sbarcati nell’Ue e al 38% del reddito totale della flotta europea”. Una misura “ingiustificata perché alcune aree protette sono state definite per preservare uccelli e tartarughe”, senza alcun legame con i fondali marini, insiste il suo presidente, Ivan Lopez.
Gli ambientalisti ribattono che è un tempo troppo lungo quello richiesto dalla Commissione. “Essa tollererà di fatto la pesca a strascico per altri sette anni nelle aree protette e dopo il 2030 al di fuori di esse” dichiara Rebecca Hubbard, della coalizione di ONG ambientaliste Our Fish.
Nel frattempo lo scioglimento delle calotte glaciali potrebbe causare un innalzamento del livello del mare tra 50 cm e 1,40 m, secondo nuove stime.
I modelli climatici hanno finora sottovalutato il loro contributo al futuro innalzamento del livello del mare. Le calotte glaciali, il cui scioglimento innalzerebbe il livello degli oceani di diversi metri, potrebbero crollare con mezzo grado in più di riscaldamento climatico. È quanto dimostrano recenti studi, che fanno luce sulla loro fragilità finora insospettata.
Le calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide hanno perso più di 500 miliardi di tonnellate all’anno dal 2000, ovvero sei piscine olimpioniche al secondo. Ma i modelli climatici hanno finora sottovalutato il loro contributo al futuro innalzamento del livello del mare, considerando solo l’effetto dell’aumento della temperatura dell’aria sui ghiacci e ignorando le complesse interazioni tra l’atmosfera, gli oceani, le lastre di ghiaccio e alcuni ghiacciai.