K metro 0 – Lisbona – Secondo la Commissione europea l’economia portoghese subirà un calo della crescita del 5,7 per cento. Ma il governo è ottimista malgrado una forte ondata inflazionistica prevista. I calcoli della testata giornalistica online Dinheiro Vivo basati sulle proiezioni invernali di Bruxelles, resi noti ieri, mostrano che l’allentamento dell’aumento dei prezzi
K metro 0 – Lisbona – Secondo la Commissione europea l’economia portoghese subirà un calo della crescita del 5,7 per cento. Ma il governo è ottimista malgrado una forte ondata inflazionistica prevista.
I calcoli della testata giornalistica online Dinheiro Vivo basati sulle proiezioni invernali di Bruxelles, resi noti ieri, mostrano che l’allentamento dell’aumento dei prezzi sarà il settimo più debole della zona euro, con un arretramento di soli 2,7 punti percentuali tra il 2022, anno che ha visto il picco dell’inflazione all’ 8,1%, e il 2023, che dovrebbe raffreddarsi al 5,4%. E la colpa è degli aumenti salariali, secondo la Commissione europea.
Un avvertimento che arriva in un momento critico per il governo di António Costa, alle prese con una serie di scioperi e proteste da parte di un’ampia gamma di settori, dall’istruzione alla sanità e ai trasporti; il motivo comune è la richiesta di retribuzioni migliori.
La vicina Spagna è invece messa meglio, con un rallentamento più significativo dell’inflazione di 3,9 punti percentuali, dall’8,3% dello scorso anno al 4,4% nel 2023. Per la von der Lyen, questa discesa dell’aumento dei prezzi è dovuta principalmente alle “misure attuate dal governo” di Pedro Sánchez “per mitigare l’impatto degli alti prezzi dell’energia, come il taglio dell’IVA sull’elettricità e sul gas, e un nuovo pacchetto lanciato lo scorso dicembre, che prevede un ulteriore sconto sulla bolletta elettrica per le famiglie vulnerabili e un’ulteriore riduzione dell’IVA su un gran numero di prodotti alimentari”.
A differenza del Portogallo, dunque, Bruxelles ritiene che “gli effetti secondari dell’inflazione sui salari in Spagna siano stati molto limitati nel 2022”, il che avrà contribuito a un più rapido raffreddamento dell’aumento dei prezzi. “Un adeguamento più rapido” dei salari “rispetto a quanto previsto alimenterebbe un’inflazione di fondo più elevata”, avverte la Commissione europea.
Secondo Bruxelles, in sostanza, le misure di sostegno volte a ridurre l’impatto dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari sulle tasche dei consumatori, come quelle adottate dalla Spagna, sono più efficaci nel contenere l’inflazione rispetto agli aumenti salariali promossi dal Portogallo. Tuttavia, il Commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, ha commentato che “anche alcune circostanze specifiche del Portogallo hanno contribuito a ridurre l’inflazione, in particolare il ripristino dei livelli dell’acqua nelle dighe”.
In termini di performance economica, il Portogallo dunque dovrebbe subire il secondo peggior impatto della crisi, nell’insieme dell’Unione europea a 27, registrando un calo della crescita di 5,7 punti percentuali tra il 2022 e il 2023, secondo i conti di DV basati sui dati del bollettino invernale di Bruxelles, che indicano una variazione del PIL di appena l’1% per quest’anno contro il 6,7% registrato nel 2022.
“La cosa importante è che tutte le proiezioni danno una crescita in terreno positivo per l’economia portoghese, e questo è un dato di grande importanza” ha commentato Fernando Medina, ministro delle Finanze del Paese lusitano. La stima dell’Ue per il PIL portoghese è stata difatti rivista al rialzo, con un miglioramento di 0,3 punti percentuali, dallo 0,7% all’1%. Pertanto, il governo socialista è ottimista. Il premier António Costa ha espresso sui social il suo apprezzamento per il miglioramento delle previsioni e ha giustificato la differenza tra le proiezioni comunitarie e quanto stabilito nel bilancio dello Stato: “La storia delle previsioni ci dà fiducia che i risultati saranno migliori di quelli previsti al momento. In media, negli ultimi sei anni, la Commissione europea ha sottostimato la crescita del PIL di 1,1 punti percentuali.”.
Nel frattempo, lo sviluppo dell’economia in zona euro è rallentata al 3,5% nel 2022 e quella dell’Unione europea al 3,6%, secondo una stima pubblicata oggi da Eurostat. Nel 2021, il prodotto interno lordo (PIL) della zona euro è cresciuto del 5,3% e quello dell’Ue del 5,4%. Per il quarto trimestre del 2022, l’Ufficio statistico europeo stima un rallentamento della crescita del PIL su base annua all’1,9% nella zona euro e all’1,8% nell’Ue, dopo aver registrato un’avanzata rispettivamente del 2,3% e del 2,5% nel trimestre precedente. Il tasso di occupazione, invece, è cresciuto del 2,2% nella zona euro e del 2,0% nell’Ue nel 2022.