K metro 0 – Bruxelles – Secondo i dati preliminari di Frontex (l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera), 330.000 migranti irregolari avrebbero varcato illegalmente le frontiere esterne dell’Ue. E’ il numero più alto dal 2017, ma inferiore ai 500mila registrati nel 2016 e nettamente più basso rispetto al record di quasi 2 milioni di ingressi irregolari registrati
K metro 0 – Bruxelles – Secondo i dati preliminari di Frontex (l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera), 330.000 migranti irregolari avrebbero varcato illegalmente le frontiere esterne dell’Ue. E’ il numero più alto dal 2017, ma inferiore ai 500mila registrati nel 2016 e nettamente più basso rispetto al record di quasi 2 milioni di ingressi irregolari registrati nel 2015, a causa della guerra civile in Siria.
Aride statistiche… che non rendono conto del dramma vissuto da molti rifugiati e richiedenti asilo. Come alcune centinaia di “reietti” che hanno trascorso mesi a Bruxelles tra la Rue des Palais e il Petit Chateau: nomi di luoghi altisonanti in stridente antifrasi (cioè l’esatto opposto) rispetto alla squallida realtà.
Petit Chateau, è un centro di accoglienza del governo belga che spesso si limita a no dare il benvenuto agli arrivati. Molti dei quali poi vengono lasciati a se stessi e finiscono nella Rue des Palais – la strada dei palazzi – che ha il peggior squat della città: un grande palazzo occupato, da più di due mesi, da centinaia di persone, dove l’odore di urina, lo scorbuto e vari casi di tubercolosi e difterite cutanea, sono diventati un simbolo del fallimento della politica migratoria dell’Unione Europea, come ci informano Raf Casert e Ahmad Seir nel loro reportage per l’Associated Press.
A meno di quattro chilometri di distanza, nell’elegante Palazzo Europa (sede principale del Consiglio europeo e del Consiglio dell’Unione europea) a partire da giovedì prossimo i leader dell’UE terranno un vertice di due giorni per affrontare le questioni migratorie che hanno afflitto i 27 paesi membri per più di un decennio.
Intanto, sul canale di fronte al Petit Chateau, Shinwari, un capitano dell’esercito afghano che ha aiutato i soldati occidentali a respingere i talebani, ora vive in una tendopoli improvvisata. Al freddo. E nell’incertezza del domani.
Shinvari, 31 anni, ha lasciato dietro di sé la moglie e quattro figli. E l’accoglienza che gli è stata riservata nella ricca Ue è in gran parte segnata dall’indifferenza, a volte persino dall’ostilità.
“Sfortunatamente, nessuno riesce a sentire le nostre voci”, ha detto dalla sua tenda, circondato da una mezza dozzina di ex membri dell’esercito afghano.
Ma i leader dell’UE, prima del vertice sull’immigrazione di giovedì prossimo, si preoccupano molto più del “rafforzamento delle frontiere esterne” e delle “procedure di rimpatrio” piuttosto che del miglioramento immediato della vita di persone come Shinwari.
Molti afghani guardano con invidia alle rapide misure adottate dall’UE dopo l’invasione russa dell’Ucraina, per concedere ai profughi di questo paese protezioni temporanee come diritti di residenza, accesso al mercato del lavoro, assistenza medica e sociale.
“La questione degli afghani e degli ucraini è la stessa, ma non vengono trattati allo stesso modo“, lamenta Shinwari. “I diritti umani, non sono uguali per tutti e questo ci fa sentire emarginati”.
I leader dell’UE hanno già affermato che una svolta completa nelle loro politiche migratorie non arriverà prima delle elezioni europee del giugno 2024.
Shinwari si ritiene fortunato, per essere arrivato in Europa vivo, “ma ora che sono qui – dice – sono un senzatetto come un nomade”.
Da quando è arrivato quattro mesi fa, non ha avuto alcun colloquio con le autorità competenti in materia di asilo. Sta ancora aspettando.
“Tra il quadro giuridico e la situazione sul campo c’è un’enorme differenza”, rileva Clement Valentin, assistente legale della fondazione CIRE (Coordination et Initiatives pour Réfugiés et Étrangers che da oltre 65 anni difende i diritti degli esiliati , con o senza permesso di soggiorno).
Nel suo ultimo rapporto (novembre 2022),l’Agenzia dell’UE per l’asilo ha rilevato che “il divario tra domande presentate e decisioni prese ha raggiunto la massima estensione dal 2015” e si stava ancora ampliando. Complessivamente, più di 920.000 casi erano ancora pendenti, con un aumento annuo del 14%.
(AP)