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Grecia: il confine esterno dell’UE si sta militarizzando

K metro 0 – Lykofi – Il fiume Evros (o Meric come lo chiamano i turchi) è la porta orientale d’Europa e segna un confine naturale lungo 160 kilometri. Dal 2007, una delle vie preferenziali per l’immigrazione in Europa, sta diventando uno dei più militarizzati man mano che  la Grecia e l’Ue stanno cercando di impedire

K metro 0 – Lykofi – Il fiume Evros (o Meric come lo chiamano i turchi) è la porta orientale d’Europa e segna un confine naturale lungo 160 kilometri. Dal 2007, una delle vie preferenziali per l’immigrazione in Europa, sta diventando uno dei più militarizzati man mano che  la Grecia e l’Ue stanno cercando di impedire che i migranti provenienti dalla Turchia lo oltrepassino.

Entro il 2023 la Grecia prevede di triplicare la lunghezza di un muro di confine d’acciaio. Alto cinque metri e  realizzato con robuste colonne in acciaio, ha supporti di fondazione profondi fino a 10 metri ed è sormontato da filo spinato e da una barriera metallica antiscalata. Nelle aree controllate dai militari sul lato greco del confine, l’Ue sta finanziando e testando una rete di sorveglianza avanzata con sistemi di monitoraggio elettronici automatizzati.

I critici di queste misure sostengono che la Grecia stia inasprendo le politiche autoritarie contro migranti e richiedenti asilo, operando nell’ombra nelle zone di confine sotto controllo militare dove è negato l’accesso a osservatori civili esterni.

Un gruppo di giornalisti dell’Associated Press ha svolto un sopralluogo al confine greco-turco sotto la supervisione di autorità militari e di polizia. “È impossibile penetrare”, dice il capitano di polizia Konstantinos Tsolakidis. “È stato costruito nelle zone lungo l’Evros dove gli attraversamenti erano più frequenti. Ha una capacità di deterrenza  del 100%”.

Quest’anno sono stati impediti più di 250.000 attraversamenti al confine terrestre tra Grecia e Turchia, secondo le autorità greche. E  più di 5.000 persone sono state arrestate dopo aver guadato il fiume.

Le guardie di frontiera, che usano cani da fiuto, altoparlanti e potenti riflettori durante i pattugliamenti, affermano che incidenti multipli che coinvolgono fino a 1.000 migranti non sono rari in un solo giorno durante l’estate e a inizio autunno, quando il livello dell’acqua lungo l’Evros raggiunge il minimo annuale.

Piccoli isolotti, alcuni a cavallo del punto medio del fiume dove tecnicamente si trova il confine, riappaiono stagionalmente, facilitando l’attraversamento.

Completato nel 2021, il muro si estende attualmente per 27 chilometri in tre sezioni separate. Le autorità prevedono di aggiungere altri 100 chilometri per coprire la maggior parte del confine terrestre lungo  192 chilometri.  

Quando è iniziata, 10 anni fa,  la costruzione del muro ha suscitato un acceso dibattito politico e  manifestazioni di protesta di partiti di sinistra e gruppi greci per i diritti umani.

Oggi invece la reazione si è attutita. Con poche discussioni, il parlamento ha recentemente approvato un emendamento di emergenza che sancisce l’estensione del  muro.

Un sondaggio trasmesso dalla TV privata Antenna ha rilevato che quasi due terzi degli elettori greci sono favorevoli a misure più severe per il controllo dell’immigrazione. Solo l’8,1% ritiene che il rigore debba essere attenuato. Il sostegno alle misure più dure è trasversale e include oltre il 60% degli elettori del principale partito di opposizione di sinistra, che ufficialmente è contrario all’estensione del muro.

“Prima che il muro venisse eretto – lamenta Stavros Lazaridis, un contadino della zona – abbiamo avuto molti problemi. Più di 200 o 300 (migranti) potevano attraversare il villaggio in un solo giorno. La  situazione era fuori controllo”.

La stazione di polizia locale ha recuperato camioncini rubati dai trafficanti d’uomini nei villaggi di confine e abbandonati vicino a un terminal di autobus a Salonicco.

I residenti dei villaggi di confine, dice Lazaridis, erano solidali con i migranti, molti dei quali fuggono dalle guerre in Medio Oriente per cercare asilo in Europa, ma si sono stancati delle incursioni  notturne.

“Ci sono anziani che vivono da soli in questi villaggi, e hanno paura di uscire di casa” ha aggiunto.

La Grecia ha presentato una serie di denunce internazionali dopo che la polizia di frontiera a ottobre ha trovato 92 migranti maschi, spogliati dei loro vestiti, e ha accusato le autorità turche di averli deliberatamente spinti oltre il confine.

E la Turchia, da parte sua, ha ripetutamente accusato la Grecia di effettuare deportazioni clandestine, ovvero respingimenti, di potenziali richiedenti asilo, mettendo a rischio la loro vita.

Atene è inoltre sotto il fuoco delle principali organizzazioni per i diritti umani, delle Nazioni Unite e delle agenzie per i rifugiati dell’Ue. Il 30 giugno scorso la commissaria Ue agli Affari Interni, Ylva Johansson, ha avvertito la Grecia che le “deportazioni violente e illegali” devono cessare. Già a ottobre era intervenuta in una plenaria della Commissione: “La violenza ai nostri confini non è mai accettabile. Soprattutto se è strutturale e organizzata”. Ma le parole non bastiano. E i respingimenti continuano.

Persino un  comitato consultivo del governo greco  ha reso reso noto che sono stati raccolti centinaia di resoconti credibili che  indicano che si sono verificati respingimenti spesso violenti al confine greco-turco per oltre a 20 anni.

Le agenzie delle Nazioni Unite e dell’UE chiedono la creazione di un organismo indipendente di monitoraggio delle frontiere, una richiesta cui Atene finora non ha dato seguito.

Le controversie con i paesi confinanti con l’UE, e le preoccupazioni spesso legittime per la sicurezza che generano, hanno ridotto l’attenzione sui migranti bisognosi di protezione internazionale e stanno inducendo i governi europei ad adottare politiche dure, sostiene Begum Basdas del Center for Fundamental Rights della Hertie School di Berlino.

“La militarizzazione ci sta impedendo di vedere la questione delle migrazioni come un problema per il rispetto dei i diritti umani… e quel che mi preoccupa davvero è l’autoritarismo strisciante che sta emergendo attraverso la gestione delle migrazioni nell’Ue “, ha aggiunto.

L’insensibilità verso l’elevazione di muri è dovuta al fatto che il nesso fra migrazione e decadimento dei valori democratici all’interno delle  società europee spesso non viene chiaramente percepito. Non ci si rende conto che sono in gioco i nostri stessi diritti, spiega Basdas: “Quei muri vengono, letteralmente, costruiti intorno a noi.”

(AP)

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