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Al largo della Thailandia, navi vietnamite salvano una barca di Rohingya birmani

K metro 0 – Bangkok – Un gruppo cittadini birmani appartenenti alla minoranza etnico-religiosa (d’origine indo-ariana) dei Rohingya, che si trovava alla deriva su una barca al largo delle Isole Andamane lungo la costa thailandese, nelle acque territoriali di Bangkok, è stato salvato da una nave del servizio petrolifero vietnamita e consegnato al governo militare

K metro 0 – Bangkok – Un gruppo cittadini birmani appartenenti alla minoranza etnico-religiosa (d’origine indo-ariana) dei Rohingya, che si trovava alla deriva su una barca al largo delle Isole Andamane lungo la costa thailandese, nelle acque territoriali di Bangkok, è stato salvato da una nave del servizio petrolifero vietnamita e consegnato al governo militare del Myanmar, l’ex Birmania, mercoledì 7 Dicembre. Proprio quel giorno, l’Agenzia ONU per i rifugiati aveva esortato i Paesi dell’area del Sudest asiatico a contribuire a salvare la vita appunto di 200 rifugiati Rohingya, la cui barca era rimasta bloccata al largo delle coste della Thailandia.

Negli ultimi due mesi, infatti (ma il fenomeno era iniziato già da prima), circa 3.000 rifugiati Rohingya viventi nei campi profughi del Bangladesh – secondo quanto riferito, all’agenzia Anadolu, dai Rohingya viventi a Cox’s Bazar, sulla costa meridionale bangladese – per sfuggire alle repressioni in corso nel Myanmar governato dalla giunta militare, si sono imbarcati in un difficile viaggio per mare verso la Thailandia, Malesia e Indonesia. Mentre il Bangladesh, da parte sua, attualmente sta offrendo rifugio a 1,2 milioni di rifugiati appartenenti a questa minoranza etnica birmana.

La nave, arenatasi al largo della costa thailandese per un guasto al motore, avrebbe iniziato il suo viaggio dalla costa del Bangladesh alla fine di novembre. La Marina di Bangcock ha intercettato l’imbarcazione, senza però soccorrere con viveri i suoi occupanti, stremati da giorni di digiuno. E’ stata, invece, una nave vietnamita, la “Hai Duong 29”, in rotta da Singapore verso il Myanmar, ad avvistare la barca Rohingya, mercoledì, 7 Dicembre, a 459 chilometri (285 miglia) a sud della costa birmana. Avvisando immediatamente altre due navi della compagnia petrolifera del Vietnam, che  hanno salvato i naviganti consegnandoli poi alla Marina del Myanmar: come riferito da un attivista della Free Rohingya Coalition, una rete globale di sostenitori e amici della minoranza musulmana birmana, che ha avvertito i parenti dei naufraghi.

Le persone tratte in salvo – ha precisato, giovedì 8 Dicembre, un portavoce della giunta del Myanmar a VTCNews – sono esattamente 154. Più di 1.900 persone hanno effettuato il viaggio da gennaio ad oggi, sei volte di più rispetto al 2020, ha dichiarato questa settimana  l’UNHCR: e varie informazioni ( anche se non verificate) suggeriscono che diversi Rohingya, tra cui donne e bambini, hanno già perso la vita, in scenari molto simili a quelli delle fughe di massa, negli anni ’80 – ’90, dal Vietnam comunista e dalla Cuba castrista.

Ma la  preoccupazione immediata è per il destino di questi 154 Rohingya: ora “sono nelle mani della giunta militare”, ha affermato Mohammed Mizanur Rahman, capo dell’Ufficio del commissario per il soccorso e il rimpatrio dei rifugiati: dichiarando, sempre ad Anadolu, che nei giorni scorsi, comunque non aveva ricevuto comunicazioni ufficiali che l’imbarcazione avesse lasciato la costa del Bangladesh. “Gli apolidi del Myanmar hanno spesso difficoltà a trasferirsi in Paesi terzi, dove credono di poter avere  una vita migliore, anche raggiungendo parenti o amici,… attraverso il Golfo del Bengala”, ha detto. “Per lo più li controlliamo al confine, mentre alcuni riescono a raggiungere i campi profughi del Bangladesh”, ha precisato Rahman: aggiungendo, infine, che c’è un forte pattugliamento dei confini terrestre e marittimo, anche da parte della Guardia Costiera e della Marina del Bangladesh nel Golfo del Bengala.

“Un video suggerisce che HADUCO, una compagnia vietnamita che fornisce servizi marittimi all’industria del petrolio e del gas di tutta l’area, abbia consegnato i Rohingya direttamente alla Marina del Myanmar”, ha detto infine, all’Agenzia turca, Nay San Lwin, importante attivista politico e blogger Rohingya, commentatore di questioni riguardanti questo popolo su radio, canali televisivi e altri media mainstream.

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