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L’Onu punta il dito contro gli aborti di massa in Nigeria e i maltrattamenti cinesi degli uiguri

K metro 0 – New York – L’agenzia di stampa Reuters ha riferito mercoledì che l’esercito nigeriano gestisce un programma segreto, sistematico e illegale di aborti nel nord-est del Paese almeno dal 2013. Un programma che avrebbe comportato l’interruzione di almeno 10.000 gravidanze tra donne e ragazze, molte delle quali erano state rapite e violentate

K metro 0 – New York – L’agenzia di stampa Reuters ha riferito mercoledì che l’esercito nigeriano gestisce un programma segreto, sistematico e illegale di aborti nel nord-est del Paese almeno dal 2013. Un programma che avrebbe comportato l’interruzione di almeno 10.000 gravidanze tra donne e ragazze, molte delle quali erano state rapite e violentate da Boko Haram, secondo decine di testimonianze e documenti esaminati. Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha così invitato le autorità nigeriane a indagare sulle accuse di aborti sistematici e forzati che sarebbero stati perpetrati dall’esercito, secondo quanto dichiarato dal portavoce delle Nazioni Unite Stephane Dujarric.

Ha chiesto pertanto un’indagine approfondita e “azioni correttive immediate e misure di responsabilità”, se esse fossero necessarie. Un portavoce del Dipartimento di Stato americano ha dichiarato che l’amministrazione Biden è “profondamente turbata. La nostra ambasciata ad Abuja sta cercando di ottenere ulteriori informazioni, anche dal governo della Nigeria e dalle parti interessate che lavorano in questo settore”, ha aggiunto il portavoce. “Abbiamo incoraggiato il governo della Nigeria a prendere sul serio le accuse e a condurre un’indagine approfondita e trasparente, e continueremo a farlo”.

Il capo della difesa nigeriana ha dichiarato giovedì che l’esercito non indagherà sul rapporto, affermando che non è vero. Il governo nigeriano non ha risposto pubblicamente alla notizia, e anche il ministro dell’Informazione Lai Mohammed non è stato raggiungibile per un commento sulla richiesta di indagine delle Nazioni Unite.

Sempre dal fronte delle Nazioni Unite, il nuovo responsabile per i diritti umani Volker Turk, che ha assunto l’incarico in ottobre, è quanto mai determinato a impegnarsi con la Cina in merito a un rapporto schiacciante pubblicato dal suo predecessore, che denuncia maltrattamenti governativi nei confronti degli Uiguri e di altri gruppi per lo più musulmani che potrebbero configurarsi come crimini contro l’umanità.

Turk ha rilasciato queste dichiarazioni durante un briefing con i media a Ginevra venerdì, riferendosi al rapporto pubblicato da Michelle Bachelet pochi minuti prima della fine del suo mandato all’inizio di quest’anno. “Il rapporto pubblicato il 31 agosto ha evidenziato gravi preoccupazioni in materia di diritti umani. Continuerò a impegnarmi con le autorità”.

Prima della pubblicazione, a lungo rinviata, Bachelet aveva dichiarato di aver dovuto affrontare “enormi pressioni”, tra cui “sostanziali input” da parte di Pechino sul rapporto nei giorni finali del suo mandato, nonché una lettera firmata da Paesi come la Corea del Nord, il Venezuela e Cuba che chiedeva di fermare la pubblicazione. I risultati hanno portato l’avallo delle Nazioni Unite alle accuse di lunga data di sostenitori, attivisti e sopravvissuti che hanno accusato Pechino di detenere più di un milione di uiguri e altri musulmani nei campi e di sterilizzare forzatamente le donne, tra le altre accuse.

Il dossier ha così evidenziato accuse “credibili” di torture diffuse, detenzioni arbitrarie e violazioni dei diritti religiosi e riproduttivi. Pechino ha respinto le conclusioni e accusato le Nazioni Unite di essere diventate un “delinquente e complice degli Stati Uniti e dell’Occidente”. La Cina, uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU con diritto di veto, ha inoltre dichiarato che avrebbe interrotto la cooperazione con l’ufficio ONU per i diritti umani in seguito alla pubblicazione del rapporto. Oltre alla Cina, durante la conferenza stampa di venerdì Turk ha fatto riferimento ad altre sfide per i diritti umani che il suo ufficio deve affrontare.

Ha denunciato, ad esempio, “la continua e sistematica esclusione di donne e ragazze da quasi tutti gli aspetti della vita” da parte del governo talebano in Afghanistan, che ha preso il controllo del Paese nell’agosto 2021 in seguito al ritiro delle truppe straniere guidate dagli Stati Uniti. Ha definito “molto preoccupante” l’annuncio del governo iraniano della prima esecuzione legata alle continue proteste nel Paese. I disordini antigovernativi sono proseguiti difatti in Iran dopo la morte in custodia della polizia di Mahsa Amini, 22 anni, arrestata dalla polizia morale del Paese nella capitale Teheran per il presunto mancato rispetto del codice di abbigliamento femminile imposto dal governo. Il capo dei diritti ha anche dichiarato di essere “sconvolto” da un massacro avvenuto il mese scorso, in cui secondo le Nazioni Unite almeno 131 civili sono stati uccisi dai ribelli dell’M23 nella Repubblica Democratica del Congo. Ha dichiarato così che la RDC è nella sua lista di Paesi da visitare l’anno prossimo. Nel frattempo, Turk ha definito l’invasione russa dell’Ucraina, da cui è recentemente tornato dopo una visita ufficiale, una “emergenza diritti umani” in corso.

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