K metro 0 – Salerno – Nel secolo scorso ed a pochi anni dall’istituzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) a New York, proprio quest’ultima, ed esattamente nel 1959, ricordando la protezione accordata all’infanzia, nel 1924, con la Dichiarazione sui Diritti del Fanciullo (all’epoca se ne era resa promotrice la Società delle Nazioni) ritenne che l’umanità
K metro 0 – Salerno – Nel secolo scorso ed a pochi anni dall’istituzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) a New York, proprio quest’ultima, ed esattamente nel 1959, ricordando la protezione accordata all’infanzia, nel 1924, con la Dichiarazione sui Diritti del Fanciullo (all’epoca se ne era resa promotrice la Società delle Nazioni) ritenne che l’umanità “ha il dovere di dare al fanciullo il meglio di se stessa”. Di conseguenza l’assemblea generale di tale Organizzazione sovranazionale proclama un’aggiornata Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo, affinché “esso abbia una infanzia felice e possa godere, nell’interesse suo e di tutta la società, dei diritti e delle libertà che vi sono enunciati”. Una delle preoccupazioni di siffatta Dichiarazione, appunto, era ed è stata di dichiarare al Principio sesto, tra le altre cose, che: “Salvo circostanze eccezionali, il bambino in tenera età non deve essere separato dalla madre”. L’alto concetto qui riportato e l’altrettanto alto consesso, in cui lo stesso viene affermato, dovrebbero formare la diffusa convinzione che gli alti principi umanitari devono avere effettive applicazioni concrete o rischiano di restare vacue e sterili declamazioni.
Il diritto dei figli ad avere genitori presenti, dunque, nonostante le complesse circostanze della vita, di una madre o di entrambi i genitori – come più ampiamente la Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo proclama – resta un presupposto necessario per svolgere il difficile mestiere del genitore; e, con buona probabilità, anche il complesso mestiere della politica, poiché nell’aspirazione al benessere collettivo è sommamente incluso “ il benessere dell’infanzia”, come recita il Preambolo della Dichiarazione. Si spera, quindi, che la polemica sorta all’indomani della presenza della figlia (piccola) del Presidente del Consiglio dei Ministri, Meloni, al vertice del recente G20 di Bali, in Indonesia, tenga conto sia del sacrosanto diritto di una madre a fare la madre – seppur donna di Stato – e sia della circostanza, che è stata messa in secondo piano, del fondamentale diritto (oltremodo, sacrosanto) della figlia alla madre, sia essa madre impegnata in politica o in altra attività. Diritto dal quale, perciò, non si può prescindere se si vuole stare, realmente, al passo con la concreta modernità dei diritti dell’infanzia, definiti dall’Onu, e dei loro, auspicabili, progressivi sviluppi.