K metro 0 – Parigi – Un complesso intreccio di interessi, non solo economico-finanziari ma fortemente geopolitici, rischia di turbare la stabilità dell’area sudorientale del Pacifico: coinvolgendo Australia, Francia, Usa e Regno Unito, col gigante cinese sempre incombente. Un giorno dopo l’incontro col premier australiano Anthony Albanese a margine del vertice del G20 a Bali, il
K metro 0 – Parigi – Un complesso intreccio di interessi, non solo economico-finanziari ma fortemente geopolitici, rischia di turbare la stabilità dell’area sudorientale del Pacifico: coinvolgendo Australia, Francia, Usa e Regno Unito, col gigante cinese sempre incombente. Un giorno dopo l’incontro col premier australiano Anthony Albanese a margine del vertice del G20 a Bali, il presidente francese Emmanuel Macron, riportano l’agenzia stampa “Anadolu” e vari media locali, ha accusato l’ex primo ministro australiano Scott Morrison di esser quasi arrivato a provocare uno “scontro nucleare” con la Cina.
Parlando in vista del prossimo vertice dell’organizzazione per la Cooperazione economica Asia-Pacifico (APEC) in Thailandia, il Capo dell’Eliseo – riferisce ABC News – ha citato le lunghe trattative del recente passato tra Parigi e Canberra per una “joint venture” franco-australiana, volta a realizzare una flotta sottomarina per la difesa nazionale. “Stavamo aiutando e accompagnando l’Australia – ha detto Macron, citando l’emittente – nella costruzione interna di una flotta sottomarina”. Un’impresa di “cooperazione industriale” che, secondo il Presidente francese, avrebbe permesso all’Australia di rafforzare la propria “libertà e sovranità”: senza mettere in allarme nessuno dei Paesi vicini, o comunque operanti nell’area del Pacifico sudorientale, in primis la Cina (che da decenni, quasi come in Africa, sta attuando, in Australia, una graduale penetrazione economica, commerciale, finanziaria).
Si trattava infatti, ha precisato ancora Macron, di sottomarini convenzionali, non a propulsione nucleare. “Ma la scelta fatta dall'(ex) primo ministro australiano Morrison è stata opposta, rientrando”, almeno in teoria, nella prospettiva d’un possibile confronto nucleare col Dragone cinese. A settembre scorso, infatti, l’Australia ha firmato l’accordo AUKUS con Stati Uniti e Regno Unito per ottenere sottomarini a propulsione nucleare: una flotta, ha aggiunto l’inquilino dell’Eliseo, che, peraltro, “gli australiani non sono in grado di produrre e mantenere internamente”. Camberra ha annullato, così, il “Future Submarine Program” (FSP) con un importante gruppo navale francese per acquistare 12 sottomarini da USA e Regno Unito, per un valore complessivo di 56 miliardi di euro (57,2 miliardi di dollari): decisione che ha guastato palesemente i rapporti con Parigi.
L’Australia, in crescente preoccupazione per la continua espansione economica e militare della Cina (e da sempre in rapporti non ottimali con la vicina Nuova Zelanda), di fronte a un rafforzamento dei legami con la Francia ha preferito optare, in sostanza, per la piu’ vicina (e nuclearmente dotata) America, sua alleata dai tempi della Seconda guerra mondiale, e per la storica “madrina” Gran Bretagna? E’ presto per dirlo, ma senz’altro l’attuale politica di difesa di Canberra prende fortemente in considerazione questa prospettiva. Già l’11 giugno scorso, del resto, tre mesi prima della firma dell’accordo tra Canberra, Washington e Londra, il premier australiano Albanese aveva annunciato che il suo Paese avrebbe pagato al gruppo navale francese 555 milioni di euro (circa 567 milioni di dollari) a titolo di risarcimento per l’annullamento dell’accordo.