K metro 0 – Madrid – Nove casi su dieci di bullismo in Spagna “restano impuniti e i protocolli per affrontarli non li prevengono né rispondono alle esigenze delle famiglie e dei loro figli: è una frode istituzionalizzata” secondo il presidente dell’Associazione spagnola per la prevenzione del bullismo (Aepae), Enrique Pérez-Carrillo. Dichiarazione rilasciata nella celebrazione
K metro 0 – Madrid – Nove casi su dieci di bullismo in Spagna “restano impuniti e i protocolli per affrontarli non li prevengono né rispondono alle esigenze delle famiglie e dei loro figli: è una frode istituzionalizzata” secondo il presidente dell’Associazione spagnola per la prevenzione del bullismo (Aepae), Enrique Pérez-Carrillo. Dichiarazione rilasciata nella celebrazione della Giornata internazionale contro questo tipo di abusi e violenze, proclamata dall’UNESCO ogni primo giovedì di novembre.
L’organizzazione di Pérez-Carrillo che ha assistito più di 4.000 vittime di bullismo nei suoi quindici anni di attività. “I protocolli applicati non fanno alcun passo avanti nell’affrontare il problema – afferma -; uno dei problemi maggiori è che lo stesso centro educativo è giudice e parte del processo e il suo interesse è che non trascenda, nascondendo le informazioni all’Ispettorato dell’Educazione, che riceve il rapporto in modo parziale e finisce per respingerlo”.
Il sistema è dunque fallimentare e lascia la famiglia e la vittima completamente indifese; i genitori di solito si arrendono e cambiano la scuola del figlio. Ma gestire un problema di bullismo in classe non dipende solo da ciò che il singolo genitore fa. Se il trasferimento avviene da una scuola pubblica a un’altra scuola pubblica, è probabile che il cambiamento debba essere giustificato e se il bullismo non è stato riconosciuto “sono costretti a cercare una scuola sovvenzionata/privata”.
Anche l’assistenza psicologica per i bambini maltrattati non funziona, perché tende ad arrivare in ritardo e con una frequenza insufficiente, spiega Pérez-Carrillo, che ricorda di aver ricevuto pochi giorni fa una madre alla cui figlia era stato dato un appuntamento dopo sei mesi e le era stato offerto un consulto mensile di salute mentale.
L’autrice critica anche il fatto che le scuole non misurano l’incidenza del bullismo, il personale docente non ha una formazione adeguata, il che significa che le famiglie non hanno modo di assicurarsi che il resoconto della scuola coincida con ciò che il loro figlio ha visto e subito. Tutto ciò che sta accadendo è “un’assurdità ben nota”, afferma il presidente dell’AEPAE, secondo il quale è necessaria una legge specifica a livello statale e un piano nazionale di prevenzione e intervento, in cui chi trascura i propri doveri sia ritenuto responsabile, insieme a risorse e protocolli migliori.
Così, in concomitanza con la Giornata internazionale contro la violenza e il bullismo a scuola, José Manuel López e María José López, genitori di Kira, una ragazza di 15 anni che si è suicidata a Barcellona nel maggio 2021, hanno consegnato giovedì 3 novembre più di 230.000 firme al Congresso dei Deputati per chiedere una legge nazionale contro il bullismo a scuola. Nella lettera che accompagna la raccolta di firme, indirizzata al presidente del governo Pedro Sánchez, i genitori chiedono una legge che ponga l’accento sul “risarcimento” delle vittime “perché il bullismo non è un reato nel nostro Paese”. Lo riferisce rtve.es.
Tuttavia, se in classe c’è un bullo, il problema non si risolve fermando il bullo o rinforzando le capacità di resistenza della vittima. Il problema è dell’intero sistema: bullo e vittima sono infatti inseriti in un gruppo che osserva ciò che può succedere e che giocare un ruolo determinante nell’interrompere la catena di prepotenze e azioni maldestre di cui è testimone.
Il Ministro dell’Istruzione, Pilar Alegría, si è pertanto impegnata a studiare la proposta per elaborare una legge adeguata contro il bullismo. Alegría ha sottolineato che “il primo obbligo di qualsiasi governo e, naturalmente, del Congresso dei Deputati, è di ascoltare ciò che un numero significativo di famiglie chiede”.