K metro 0 – Bruxelles – L’eventualità del ‘no deal’, ovvero che non si riesca ad arrivare a un compromesso in tempo utile per rispettare la scadenza prestabilita di fine marzo 2019, sembrerebbe farsi strada. Dopo il fallimento di ieri dell’ultimo tentativo degli ambasciatori per concludere l’accordo sul divorzio tra Ue e Regno Unito, la
K metro 0 – Bruxelles – L’eventualità del ‘no deal’, ovvero che non si riesca ad arrivare a un compromesso in tempo utile per rispettare la scadenza prestabilita di fine marzo 2019, sembrerebbe farsi strada. Dopo il fallimento di ieri dell’ultimo tentativo degli ambasciatori per concludere l’accordo sul divorzio tra Ue e Regno Unito, la Commissione ha confermato che rimangono diversi punti chiave irrisolti. Dunque, si continuerebbe ad intensificare il lavoro per un possibile ‘no deal’.
Commentando la riunione straordinaria dei capi negoziatori dell’Ue e del Regno Unito e poi degli ambasciatori degli Stati membri, ieri a Bruxelles, il portavoce capo della Commissione, Margaritis Schinas ha sottolineato: “Nonostante intensi negoziati, diverse questioni chiave restano irrisolte, ora non ci saranno ulteriori negoziati di qui al Consiglio europeo di mercoledì prossimo”.
A un giornalista che chiedeva se la Commissione sia pronta per un eventuale ‘no deal’, il portavoce ha risposto: “Noi continuiamo a lavorare duramente per avere un accordo, ma il nostro lavoro di preparazione, il lavoro per ogni emergenza (‘contingency work’) continua e si intensifica”.
Schinas ha anche annunciato: “Mercoledì, il capo negoziatore dell’Ue per la Brexit, Michel Barnier, riferirà la situazione ai capi di Stato e di governo dei Ventisette, che valuteranno collettivamente i progressi compiuti. Barnier parteciperà anche al Consiglio Affari generali in formazione Articolo 50, che riunirà i ministri per gli Affari europei dei Ventisette domani a Lussemburgo. L’eventuale convocazione di un Consiglio europeo straordinario sulla Brexit a metà novembre potrà essere decisa solo dopo la cena dei leader dei Ventisette di mercoledì a Bruxelles”.
Fonti diplomatiche hanno confermato che un incontro degli ‘sherpa diplomatici’, gli importanti responsabili che rappresentano i leader dei Paesi membri Ue, che era programmato per oggi per revisionare una bozza di accordo, è stato annullato.
La commissione ha informato gli ambasciatori che oggi non è stato raggiunto alcun accordo. Non ci saranno ulteriori negoziati fino al vertice.
Alcune fonti a conoscenza dell’incontro di Barnier con gli ambasciatori Ue hanno confermato questa versione e una ha aggiunto che ‘alcuni Paesi hanno insistito affinché fossero accelerati i preparativi per un ‘no deal’ (mancato accordo)’. Lo staff di Raab ha affermato che sono stati raggiunti ‘concreti progressi’ in alcune aree, ma ha ammesso ‘che restano alcune questioni irrisolte in relazione al backstop (sostanzialmente, il piano per lasciare libero il confine tra Irlanda e Irlanda del Nord)’. La Gran Bretagna avrebbe ancora cercato di ottenere progressi al Consiglio europeo di ottobre, cioè al vertice di Bruxelles di questa settimana.
Il capo negoziatore dell’Ue, Michel Barnier, dopo l’incontro di ieri a Bruxelles con il ministro britannico per la Brexit, Dominic Raab, ha comunicato: “Abbiamo incontrato Dominic Raab ed il gruppo dei negoziatori britannici. Nonostante gli sforzi intensi, alcune questioni chiave restano aperte, incluso quella del meccanismo di garanzia, il cosiddetto ‘backstop’, per evitare infrastrutture alle frontiere irlandesi. Aggiornerò i 27 e l’Eurocamera sui negoziati sulla Brexit”.
Anche una nota ufficiale congiunta il premier Theresa May e il ministro Dominic Raab ha confermato: “Restano alcune questioni irrisolte sulla strada di un accordo di divorzio sulla Brexit fra Regno Unito e Ue”. Nella nota, diffusa contemporaneamente da Downing Street e dal dicastero per la Brexit dopo l’incontro di oggi a Bruxelles fra Raab e Michel Barnier, è stato ribadito, peraltro, la volontà del governo di Londra di fare progressi per giungere all’intesa.
Questo significa che starà ai leader decidere come andare avanti, dopo l’aggiornamento del capo negoziatore dell’Ue Michel Barnier di mercoledì sera. Anche Theresa May, che è stata invitata in una sessione prima della cena, avrà l’opportunità di esporre il suo punto di vista.
Il nodo principale da sciogliere, dunque, sarebbe la frontiera irlandese tra Eire e Ulster. Raab ha fatto sapere che resta a Bruxelles per continuare i colloqui anche oggi. Il premier inglese, Theresa May, nei giorni scorsi ha affermato che un non accordo è meglio di un cattivo accordo.
Il Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre avrebbe dovuto segnare la fine dei negoziati tra Londra e Bruxelles e aprire la strada all’uscita definitiva del Regno Unito dall’Unione (prevista per il 29 marzo 2019). Il ministro delle Finanze britannico Philip Hammond, tuttavia, alcuni giorni fa ha detto: “E’ estremamente ambizioso immaginare di raggiungere un accordo durante il summit”.
Ieri, a Roma, il Presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, e Jill Morris, Ambasciatore UK in Italia, si sono confrontati sul delicato dossier, in occasione della presentazione della rivista ‘Il Club’, presso Villa Wolkonsky, residenza dell’Ambasciatore del Regno Unito in Italia, con inizio alle ore 11.00. Titolo del dibattito con ingresso ad invito: “L’Europa, il Regno Unito e la Brexit”.
Il nuovo numero della rivista, che dedica la copertina ai soldati britannici in Italia caduti nella liberazione dal nazi-fascismo, si occupa anche di Brexit attraverso alcune importanti testimonianze raccolte in occasione della recente XXVI Conferenza di Pontignano, l’evento più importante nel rapporto bilaterale tra Regno Unito e Italia.
L’Ambasciatore del Regno Unito in Italia, Jill Morris, ha detto: “In tempo di Brexit, la Conferenza di Pontignano assume un valore ancora più forte che in passato. Rappresenta la volontà di non voltare le spalle all’Europa e all’Italia, anche se si è deciso di voltare pagina nei rapporti tra il Regno Unito e l’Unione Europea. Pontignano è stata l’occasione per rassicurare i nostri amici italiani. Nonostante la Brexit, infatti, noi rimarremo lo stesso Paese, con gli stessi valori e gli stessi obiettivi. Con quasi 700.000 italiani nel Regno Unito, è per noi fondamentale rendere omaggio all’enorme e prezioso contributo dato alla nostra economia, cultura e società”. Rimarrebbe, dunque, il rispetto del Regno Unito verso l’Europa, ma con distinta autonomia politica.
Salvatore Rondello