K metro 0 – Parigi – Il Primo Ministro Elisabeth Borne ha presentato ieri a La Recyclerie nel 18° arrondissement di Parigi, la tabella di marcia di “Green France”, che comprende 22 progetti mirati ad accelerare la transizione ecologica. I dossier principali riguardano gli spostamenti, abitazioni, cibo, produzione, consumo e conservazione dei nostri ecosistemi, riferisce
K metro 0 – Parigi – Il Primo Ministro Elisabeth Borne ha presentato ieri a La Recyclerie nel 18° arrondissement di Parigi, la tabella di marcia di “Green France”, che comprende 22 progetti mirati ad accelerare la transizione ecologica. I dossier principali riguardano gli spostamenti, abitazioni, cibo, produzione, consumo e conservazione dei nostri ecosistemi, riferisce la francetvinfo.
In particolare, il Primo Ministro ha ricordato che i primi veicoli elettrici a 100 euro al mese saranno disponibili all’inizio del 2024. “La Francia più verde che vogliamo è una Francia più giusta”, ha insistito il capo del governo. “Ovviamente non spetta ai nostri connazionali che si trovano in una situazione di insicurezza energetica compiere ulteriori sforzi. Al contrario, coloro che emettono di più e che dispongono di maggiori risorse devono essere anche coloro che accompagnano maggiormente la nostra transizione”, ha aggiunto.
Nel frattempo, Emmanuel Macron, al termine del vertice del Consiglio europeo a Bruxelles, ha comunicato che la Francia si ritirerà dal Trattato sulla Carta dell’Energia (TCE). Un testo, quello adottato nel 1994, giudicato da diverse autorità come troppo protettivo nei confronti dei combustibili fossili e incompatibile con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
L’Alto Consiglio per il Clima (HCC) aveva già espresso ieri il parere che la Francia e l’Unione europea dovessero uscire dal TCE per incompatibilità con i “calendari di decarbonizzazione” stabiliti nell’Accordo di Parigi.
Ricordiamo che il Trattato sulla Carta dell’Energia è stato firmato difatti alla fine della Guerra Fredda per offrire garanzie agli investitori dei Paesi dell’Europa orientale e dell’ex Unione Sovietica. Riunendo l’Unione Europea e 52 Paesi, consente alle imprese di chiedere un risarcimento a uno Stato davanti a un tribunale arbitrale privato se le sue decisioni incidono sulla redditività dei loro investimenti, anche se si tratta di politiche a favore del clima.
A giugno l’Unione europea aveva ottenuto una riforma parziale del TCE, ma il compromesso è stato ritenuto insufficiente dalle ONG, che han chiesto agli europei di ritirarsi. In un parere emesso mercoledì sera, l’HCC si è dichiarato concorde: “Nessuno degli scenari possibili alla fine del quindicesimo ciclo di negoziati consentirà alle parti firmatarie di impegnarsi in una traiettoria di decarbonizzazione per i rispettivi settori energetici entro il 2030 che corrisponda all’ambizione dell’Accordo di Parigi”.