K metro 0 – Francoforte – I principali Paesi produttori di petrolio, guidati da Arabia Saudita e Russia, hanno deciso di ridurre dal prossimo novembre la quantità di petrolio di 2 milioni di barili al giorno per frenare il crollo dei prezzi dell’oro nero causato dai timori di un calo della domanda dovuto alla recessione.
K metro 0 – Francoforte – I principali Paesi produttori di petrolio, guidati da Arabia Saudita e Russia, hanno deciso di ridurre dal prossimo novembre la quantità di petrolio di 2 milioni di barili al giorno per frenare il crollo dei prezzi dell’oro nero causato dai timori di un calo della domanda dovuto alla recessione. Il prezzo del barile da mesi si aggirava difatti intorno ai 90-80 dollari al barile rispetto ai 120 di giugno. Si tratta del maggior taglio mai messo in atto dalla pandemia, una decisione che infastidisce molto gli Usa e potrebbe avvantaggiare la Russia. In Italia sono subito aumentati i prezzi di benzina e gasolio.
La decisione del cartello OPEC+ di tagliare 2 milioni di barili al giorno a partire da novembre arriva mentre gli alleati occidentali stanno cercando di limitare il flusso di denaro petrolifero che confluisce nelle casse di Mosca dopo l’invasione dell’Ucraina. Che effetti avrà sull’economia globale questa misura del cartello petrolifero, e quali conseguenze avrà il tetto del prezzo del petrolio? Ne ha parlato Associated Press.
Innanzi tutto, i produttori di petrolio temono un crollo improvviso dei prezzi se l’economia globale dovesse scendere più rapidamente del previsto. È quello che è accaduto durante la pandemia Covid-19 nel 2020 e la crisi finanziaria globale del 2008-2009. Oltre a ciò, gli Stati Uniti e le altre grandi democrazie del Gruppo dei Sette stanno definendo i dettagli di un tetto al prezzo del petrolio russo. Il provvedimento riguarderebbe i fornitori di servizi che facilitano le spedizioni di petrolio dalla Russia ad altri Paesi. L’Ue ha approvato questa settimana una misura in tal senso.
Molti di questi fornitori hanno sede in Europa e non potranno più trattare con il petrolio russo se il prezzo supera il tetto. L’idea alla base del price cap è di mantenere il petrolio russo sul mercato globale, ma a prezzi più bassi. La Russia, tuttavia, ha minacciato di interrompere semplicemente le forniture ai Paesi o alle compagnie che rispettano il tetto. Questo potrebbe togliere dal mercato più petrolio russo e far salire i prezzi e potrebbe far aumentare anche i costi alla pompa.
I prezzi della benzina negli Stati Uniti, saliti ai massimi storici di 5,02 dollari al gallone a metà giugno, erano scesi di recente, ma sono tornati a salire, ponendo problemi politici al Presidente Joe Biden un mese prima delle elezioni di midterm. “È una delusione e stiamo valutando le possibili alternative”, ha dichiarato Biden alla stampa a proposito della decisione dell’Opec+.
Il taglio della produzione dell’Opec peggiorerà l’inflazione? Probabilmente sì. Il Brent dovrebbe raggiungere i 100 dollari al barile entro dicembre, secondo Jorge Leon, vicepresidente senior di Rystad Energy. Si tratta di un aumento rispetto alla precedente previsione di 89 dollari.
Anche altri fattori potrebbero influenzare i prezzi del petrolio, tra cui un’eventuale recessione negli Stati Uniti o in Europa e la durata delle restrizioni imposte dalla Cina sul Covid-19, che hanno ridotto la domanda di carburante.
Secondo gli analisti, la Russia, il più grande produttore tra i membri non Opec dell’alleanza, beneficerebbe di un aumento dei prezzi dell’oro nero in vista di un tetto massimo di prezzo. Se Putin, infatti, deve vendere petrolio con lo sconto, almeno la riduzione inizia da un livello di prezzo più alto.
I prezzi elevati del petrolio all’inizio di quest’anno hanno compensato gran parte delle vendite della Russia perse a causa degli acquirenti occidentali che hanno evitato le sue forniture. Il Paese è anche riuscito a dirottare circa due terzi delle sue tipiche vendite occidentali verso clienti come l’India. Ma poi Mosca ha visto i suoi introiti dal petrolio scivolare da 21 miliardi di dollari a giugno, a 19 miliardi di dollari a luglio, a 17,7 miliardi di dollari ad agosto, a causa del calo dei prezzi e dei volumi di vendita, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia.
Un terzo del bilancio statale russo proviene dai proventi del petrolio e del gas, quindi il tetto ai prezzi eroderebbero ulteriormente una fonte di reddito fondamentale.