K metro 0 – Roma – Vi siete mai chiesti quanto si spende mensilmente per fare la spesa? Se fino all’anno scorso pensavate che i prezzi degli alimenti fossero troppo alti, in seguito al continuo aumento dell’inflazione negli ultimi mesi, i prezzi sono aumentati di nuovo. In questo articolo andiamo ad analizzare l’indagine effettuata dal
K metro 0 – Roma – Vi siete mai chiesti quanto si spende mensilmente per fare la spesa? Se fino all’anno scorso pensavate che i prezzi degli alimenti fossero troppo alti, in seguito al continuo aumento dell’inflazione negli ultimi mesi, i prezzi sono aumentati di nuovo.
In questo articolo andiamo ad analizzare l’indagine effettuata dal Codacons sul carovita nelle 17 province più grandi in Italia, definendo una classifica di quelle in cui l’inflazione ha colpito maggiormente e, di conseguenza, il prezzo della spesa e dei servizi è aumentato.
Infatti, secondo i dati raccolti dall’Istat, ad oggi si stima che il NIC o indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività è aumentato del 7,9% rispetto al 2021. In particolare, con riferimento ai prezzi dei beni alimentari si è registrato un aumento dell’8,2% nell’ultimo anno.
Nell’indagine effettuata dal Codacons, è stata esaminata la stessa tipologia di alimenti, acquistati nei supermercati di ciascuna provincia. Il paniere di beni alimentari preso in esame era composto da carne, pesce, pane e frutta e verdura, considerando un peso specifico di 1 Kg. Per quanto riguarda i prezzi, questi sono espressi in euro e fanno riferimento all’ultimo trimestre del 2021.
Da cosa deriva l’aumento dei prezzi?
La conseguenza dell’aumento dei prezzi alimentari non è imputabile ad un unico fattore, bisogna infatti tenere in considerazioni molti elementi. Tra questi, quelli che hanno avuto un impatto più significativo sono la disuguaglianza tra la domanda e l’offerta di beni e la carenza di materie prime. Non da ultimi hanno avuto un impatto negativo anche l’aumento del prezzo dell’energia elettrica e la scarsità di gas naturale disponibile, entrambi nati come conseguenza del conflitto Russo-Ucraino.
Cosa ci dicono i risultati?
In quale città costa di più acquistare beni alimentari
I risultati riportati nel grafico di seguito, ha dimostrato che il costo medio italiano è di 87,19 euro e che la città più cara in Italia per fare la spesa alimentare risulta essere Milano, con un ammontare complessivo di 99,24 euro circa. Al secondo e terzo posto troviamo rispettivamente Aosta con 97,30 euro e Trieste con 95,50 euro. Al contrario, a Napoli sono sufficienti 67,58 euro, con i quali la città di Maradona risulta essere la più conveniente in termini di spesa alimentare – circa il 43% in meno rispetto a Milano.
Analizzando i dati sopra riportati, è evidente la disparità di prezzo presente tra il Sud e Nord Italia in termini di spesa alimentare.
Le città più care in termini di prezzi dei servizi e di beni generici
Al contrario, se analizziamo i prezzi dei servizi e dei beni illustrati nel grafico di seguito, quali ad esempio il dentista, il ginecologo, la tariffa rifiuti, la colazione al bar, il taglio dal parrucchiere e altri, tale disparità scompare. Infatti i dati hanno confermato che, quando si parla in termini di servizi e beni, Napoli risulta essere la città più cara (749.17 euro) mentre il costo medio italiano è di 650.70 euro. Sebbene i prezzi di molti servizi siano inferiori, l’ammontare della tariffa rifiuti da pagare risulta essere nettamente più alta rispetto alle altre città italiane.
In conclusione, considerando entrambi i settori, la città che complessivamente risulta essere più cara è Milano (835.65 €), seguita poi da Cagliari (800.50 €) e Napoli (816.75 €). Pescara e Catanzaro sono invece le città in cui il prezzo della spesa e quello dei servizi e beni in generale, sono più bassi.
di Margherita Ferrari
Fonte: