K metro 0 – Venezia – Oggi in Sala Grande a Venezia, in concorso, abbiamo visto il nuovo il film di Gianni Amelio, ormai tra i grandi del cinem Italiano. Ci sono registi che nascono subito grandi, altri, come Amelio, che lo diventano con 40 anni di esperienza. Anche questo film, come molti visti quest’anno
K metro 0 – Venezia – Oggi in Sala Grande a Venezia, in concorso, abbiamo visto il nuovo il film di Gianni Amelio, ormai tra i grandi del cinem Italiano. Ci sono registi che nascono subito grandi, altri, come Amelio, che lo diventano con 40 anni di esperienza.
Anche questo film, come molti visti quest’anno al Lido “Tair”, l’”Immensità” e, a suo modo, “Bones and all”, tratta di tematiche LGBT.
Il film è infatti ispirato ai fatti di cronaca giudiziaria dei primi anni ‘60, quando ancora veniva applicato l’art. 606 del Codice penale, che sanzionava il reato di plagio, escamotage per condannare l’omosessualità, non prevista come reato dal Codice penale.
Gli attori bravissimi, come ci si aspetta da Luigi Locascio, il professore esperto di formiche e teatro che “plagia” il giovane Ettore (Leonardo Maltese, con il primo piano più lungo e intenso visto alla Mostra) e Elio Germano, il giornalista che segue il processo, evidenziando le ipocrisie dell’Italia benpensante degli anni ‘60, dove si pensava che i libri con meno di 100 anni non dovessero essere letti e si guarisse dall’omosessualità con l’elettroshock.
Eppure basterebbe sentire l’intervista all’intellettuale israeliano Harari, dove, quando gli viene chiesto come concilia la propria omosessualità con la religione ebraica, risponde: “Secondo lei, la forza che ha creato il big bang e che muove i pianeti, si interessa di quello che facciamo io e il mio compagno in camera da letto?”.
Forse un po’ troppo melensa la scena finale con l’Aida e il tramonto, ma sicuramente si tratta di uno dei film papabili per il Leone d’oro, se la giuria non cercherà di premiare a tutti costi l’originalità.
di Alessandro Corsi