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Riapre il 1° luglio, la Galleria Nazionale dell’Umbria, una delle principali raccolte opere d’arte italiane

Riapre il 1° luglio, la Galleria Nazionale dell’Umbria, una delle principali raccolte opere d’arte italiane

K metro 0 – Umbria – Save the date! Segnate la data. E’ un grande evento: riapre, venerdì 1° luglio, dopo un anno di lavori di ristrutturazione, la Galleria Nazionale dell’Umbria (GNU), una delle principali raccolte d’arte italiane. Racchiude, in uno spazio di 4.000 mq, un immenso patrimonio artistico. Tra i capolavori di epoca medievale

K metro 0 – Umbria – Save the date! Segnate la data. E’ un grande evento: riapre, venerdì 1° luglio, dopo un anno di lavori di ristrutturazione, la Galleria Nazionale dell’Umbria (GNU), una delle principali raccolte d’arte italiane.

Racchiude, in uno spazio di 4.000 mq, un immenso patrimonio artistico. Tra i capolavori di epoca medievale e rinascimentale spiccano le opere di maestri toscani (Arnolfo di Cambio, Nicola e Giovanni Pisano, Duccio di Buoninsegna, Taddeo di Bartolo) e marchigiani (Gentile da Fabriano, Lorenzo Salimbeni).

Ampio spazio è riservato agli artisti umbri (Benedetto Bonfigli, Bartolomeo Caporali, Fiorenzo di Lorenzo e, in particolare, ai celebri dipinti del Perugino, di Pinturicchio e dei loro allievi e seguaci.

Un percorso espositivo che, a partire dalla metà del Duecento, si dipana attraverso i secoli della pittura medievale e rinascimentale (dal Beato Angelico a Benozzo Gozzoli, a Piero della Francesca e Francesco di Giorgio Martini).

Del Perugino, il maestro di Raffello, la Galleria conserva la più vasta raccolta al mondo delle sue opere. Col nuovo allestimento (realizzato dagli architetti Daria Ripa di Meana e Bruno Salvatici, da anni impegnati nella valorizzazione del patrimonio artistico dell’Umbria) le opere di Pietro di Cristoforo Vannucci, il “divin pittore” passato alla storia come il Perugino, sono tutte radunate adesso in due sale: una raccoglie la produzione giovanile del “meglio maestro d’Italia”, come lo definì nel 1500 Agostino Chigi (uno dei maggiori mecenati del Rinascimento), l’altra le opere di età matura e tarda.

E dal Cinquecento all’Ottocento, con autori come Gian Lorenzo Bernini, Pietro da Cortona, Pierre Subleyras, Jean-Baptiste Wicar.

Un percorso arricchito da nuovi inserti di opere recentemente acquisite o sottratte alla polvere dei depositi, come La Santa Caterina di Alessandria (1540-1550), terracotta policroma di Giacomo e Raffaele da Montereale o la Presentazione di Gesù al tempio di Giovanbattista Naldini (1535-1591), acquistato nel 2018.

Per la prima volta, nella storia della Galleria, è stato dedicato uno spazio all’arte contemporanea, con l’esposizione, nella Sala 42, di opere di illustri artisti umbri. Tra questi, il futurista Gerardo Dottori (firmatario del “Manifesto dell’aeropittura”, lanciato nel 1929 da Marinetti, Balla, Depero Prampolini) e Alberto Burri e Leoncillo.

La riapertura della Galleria, avviene alla vigilia del cinquecentenario della scomparsa del Perugino (1523-2023) che la città di Perugia si appresta a celebrare. In felice coincidenza, la recente riapertura della Cappella di San Severo (nel complesso conventuale dei camaldolesi) oggi un piccolo museo con l’affresco della “Trinità e Santi” di Raffaello e Perugino, databile al 1505-1508 circa, l’intervento di Raffaello e al 1521 quello del Perugino.

All’epoca uno dei pittori più celebri in Italia, il Perugino ebbe una forte influenza sul suo allievo, Raffello, come evidenziano i colori fusi e brillanti, le forme dolci, le pose aggraziate e i volti sereni che il suo brillante apprendista seppe assimilare e reinterpretare col suo inconfondibile stile. Un maestro che dovendo convivere per quindici anni con la sua creatura finì col diventarne allievo a sua volta “assumendone l’indiretto magistero come per contrappasso” ha scritto Vittorio Sgarbi.

Caso unico in Italia, infine, il museo della Galleria Nazionale dell’Umbria ha continuato a mantenere e ad estendere la sua sede nel Palazzo dei Priori, ancor oggi sede del Comune di Perugia. Una delle architetture di maggiore fascino della città, dalle cui trifore ricamate in pietra si può ammirare il paesaggio e il tessuto urbano del centro storico.

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