K metro 0 – Pechino – “Entro la metà del secolo tre quarti delle persone potrebbero convivere con la siccità. Il cambiamento climatico ha molte responsabilità, ma anche il modo in cui gestiamo la nostra Terra. Metà della popolazione mondiale sta già affrontando le conseguenze del degrado della Terra. Possiamo e dobbiamo invertire questa spirale
K metro 0 – Pechino – “Entro la metà del secolo tre quarti delle persone potrebbero convivere con la siccità. Il cambiamento climatico ha molte responsabilità, ma anche il modo in cui gestiamo la nostra Terra. Metà della popolazione mondiale sta già affrontando le conseguenze del degrado della Terra. Possiamo e dobbiamo invertire questa spirale negativa”.
Questo il monito con cui il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha aperto ieri le celebrazioni della Giornata Mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità, che cade ogni anno il 17 giugno.
Quest’anno, le celebrazioni per la Giornata si svolgono a Pechino. Una scelta che ha un significato particolare poiché, sebbene la Cina sia uno dei paesi più colpiti dalla desertificazione e tra i maggiori responsabili dell’inquinamento del pianeta, dal 2013 ha mosso i primi passi sulla via dello sviluppo sostenibile e a bassa emissione di carbonio.
Desertificazione e degrado del suolo stanno avanzando ovunque, Europa compresa, specialmente quella mediterranea, dove sono a rischio il 25% dei terreni (in Italia, segni di degrado sono già evidenti in quasi un terzo del territorio).
La desertificazione sulla Terra continua ad aumentare. Ma non è soltanto il sole che crea o fa crescere il deserto. Oggi la desertificazione è dovuta principalmente alle attività umane ed è aggravata dal cambiamento climatico. In effetti, i confini naturali dei deserti esistenti sono abbastanza stabili da secoli.
Quando si parla di desertificazione, oggi s’intende la devastazione dei territori, con la conseguente perdita di terreno fertile. Soprattutto per lo sfruttamento agricolo, in combinazione con la siccità. Siamo insomma di fronte a “deserti artificiali”.
Alla 15a Conferenza mondiale del suolo delle Nazioni Unite (COP15) a metà maggio ad Abidjan, in Costa d’Avorio, Jochen Flasbarth, il Segretario di Stato tedesco per lo sviluppo internazionale, ha lamentato la crescente portata della desertificazione.
Ogni anno il mondo perde un’estensione di terreno fertile grande quanto la Bulgaria. Particolarmente colpiti sono i paesi africani. Ma anche gli Stati Uniti o la Spagna, dove il 20% del territorio è già deserto.
In Germania, dove la situazione non è così drammatica, si osserva tuttavia un aumento dell’erosione, del deterioramento o del degrado, soprattutto dei suoli agricoli, per l’azione dell’acqua e del vento.
I deserti creati dall’uomo
I deserti sono sempre esistiti nelle regioni calde e secche del mondo. Ma la loro crescita diventa problematica, quando è accompagnata dalla distruzione o dalla perdita di terreno coltivabile, ai loro margini. I terreni già aridi in questi luoghi non possono resistere a un sovrasfruttamento e diventano deserti. Essicati dal sole, erosi dal vento, che consuma il sottile e strato di terreno fertile, diventano sabbia e polvere. E intere regioni diventano deserti.
La causa principale di questo fenomeno è la forte crescita della popolazione e il conseguente aumento del bisogno di cibo.
Ipersfruttamento del suolo, pascolo eccessivo, deforestazione, riduzione dei livelli dell’acqua e delle falde acquifere, aumento delle temperature a causa del cambiamento climatico, sono i fattori che danno origine ai “deserti artificiali”.
In Germania, ad esempio, sono particolarmente a rischio tutte le aree agricole ad uso intensivo, sferzate da forti venti e/o frequenti temporali e in particolare i terreni a grana fine, come quelli sabbiosi della Germania settentrionale o le aree del Loess del Börden e i paesaggi della Gäu della Germania meridionale.
Il deserto vive nonostante il cambiamento climatico
Temperature più elevate non significano necessariamente ulteriore estensione dei deserti. L’aumento delle temperature medie globali provoca anche un aumento dell’evaporazione sugli oceani e quindi maggiori precipitazioni, che avvantaggiano anche i deserti.
Come spiega il geologo Stefan Kröpelin, un docente dell’Università di Colonia esperto del Sahara e della sua storia climatica, dalla fine degli anni ’80 le piogge estive sono nuovamente aumentate sul confine meridionale del Sahara. In aree prima quasi prive di vegetazione, queste piogge generavano una copertura vegetale che superava di gran lunga la vegetazione tipica del confine del deserto.
Almeno fino a quando non fu nuovamente distrutta da capre fameliche o da persone in cerca di legna da ardere.
Quindi l’attuale problema della desertificazione è essenzialmente indotto dall’uomo. E il cambiamento climatico è solo uno dei tanti fattori che fanno “vivere” o crescere i deserti.
Secondo le stime del Global Land Outlook, due terzi delle terre emerse del nostro pianeta sono stati alterati dall’uomo. Circa mezzo miliardo di persone vivono in aree dove il degrado dei suoli ha raggiunto il suo massimo livello.