K metro 0 – Tbilisi – Mentre la macchina bellica russa contro l’Ucraina non si ferma nuove scenari geopolitici si stanno delineando nella tormentata area del Caucaso. Il Presidente della regione separatista georgiana dell’Ossezia del Sud, Alan Gagloev, frena ed ha annullato, lunedì scorso, il progetto di un referendum sull’adesione alla Russia, che il suo
K metro 0 – Tbilisi – Mentre la macchina bellica russa contro l’Ucraina non si ferma nuove scenari geopolitici si stanno delineando nella tormentata area del Caucaso. Il Presidente della regione separatista georgiana dell’Ossezia del Sud, Alan Gagloev, frena ed ha annullato, lunedì scorso, il progetto di un referendum sull’adesione alla Russia, che il suo predecessore aveva programmato per il prossimo 17 luglio, informa l’AFP.
L’importante annuncio di lunedì, è arrivato il 96° giorno dell’invasione russa dell’Ucraina, dove – come noto – anche i separatisti sostenuti da Mosca nelle regioni di Donetsk e Lugansk sono interessati ad unirsi alla Russia. La guerra su vasta scala contro l’Ucraina, infatti, ha scatenato un’ondata di solidarietà in Georgia.
L’Ossezia del Sud è stata al centro della guerra russo-georgiana del 2008, dopo la quale il Cremlino ha riconosciuto il territorio come Stato indipendente, installandovi anche basi militari. Scelta che, complessivamente, ha ricalcato la linea di appoggio che, sin dal crollo dell’URSS nel 1991-’92, Mosca ha già seguìto nei confronti di territori di ex- Repubbliche sovietiche abitati da minoranze etniche indipendentiste, in lotta coi governi cui erano soggette.
In un decreto emesso ieri, il nuovo presidente dell’Ossezia del Sud, controllata da Mosca, Gagloev, ha invocato “l’incertezza sulle conseguenze legali della questione sottoposta a referendum”. Il decreto ha anche sottolineato “l’inammissibilità di una decisione unilaterale di referendum su questioni che ledono i diritti e gli interessi legittimi della Federazione Russa”.
Gagloev ha ordinato, invece, di approfondire il problema, tenendo, “senza indugio, consultazioni con la parte russa sull’intera gamma di questioni relative all’ulteriore integrazione dell’Ossezia del Sud e della Federazione Russa”.
Il 13 maggio, il predecessore di Gagloev, Anatoly Bibilov, aveva firmato un decreto sullo svolgimento del referendum, citando “l’aspirazione storica” della regione ad unirsi alla Russia. Bibilov ha perso la sua candidatura per la rielezione all’inizio di maggio. La Russia, allora, ha espresso la speranza che il suo successore, Gagloev, mantenga la “continuità” nei legami con Mosca. Tbilisi, intanto, aveva già denunciato come “inaccettabili” i piani dell’Ossezia del Sud di tenere un referendum sull’adesione alla Russia.
Nell’agosto 2008, le forze russe, dopo aver bombardato i villaggi georgiani, hanno lanciato un’invasione a tutto campo della Georgia, che stava combattendo la milizia filo-russa nell’Ossezia meridionale. Il conflitto si è concluso cinque giorni dopo con un cessate il fuoco mediato dall’Unione europea, causando, tuttavia, più di 700 vittime e lo sfollamento di decine di migliaia di cittadini di etnia georgiana.
Le conseguenze del rapido conflitto videro il Cremlino riconoscere l’indipendenza dell’Ossezia del Sud e di un’altra regione separatista, l’Abkhazia, che da allora è rimasta sotto il controllo militare russo. Il conflitto, comunque, ha segnato il culmine delle tensioni con il Cremlino per il tentativo di Tbilisi di aderire all’Unione Europea e alla NATO: situazione, quest’ultima, che in parte vediamo riproporsi oggi nel contrasto tra Mosca, Kiev e Bruxelles (con il consenso di Washington).
Infine, il procuratore della Corte penale internazionale dell’Aia, Karim Khan, a marzo ha chiesto l’emissione di mandati di arresto per presunti crimini contro l’etnia georgiana, che includevano tortura, trattamento inumano e detenzione illegale, per tre attuali ed ex funzionari dell’Ossezia meridionale.