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La Spagna perde 100.200 posti di lavoro nel primo trimestre, ma sale l’occupazione a tempo indeterminato

K metro 0 – Madrid – Il mercato del lavoro in Spagna ha segnato l’inizio del 2022 con perdite di posti di lavoro, tra il controllo dei prezzi schizzati in alto e l’incertezza sulle conseguenze della guerra in Ucraina. I primi tre mesi dell’anno sono di solito negativi in termini di occupazione, anche se in

K metro 0 – Madrid – Il mercato del lavoro in Spagna ha segnato l’inizio del 2022 con perdite di posti di lavoro, tra il controllo dei prezzi schizzati in alto e l’incertezza sulle conseguenze della guerra in Ucraina. I primi tre mesi dell’anno sono di solito negativi in termini di occupazione, anche se in questa occasione sono peggiori che negli anni precedenti la pandemia. Nonostante il fatto che il numero di occupati si sia consolidato sopra i 20 milioni di persone, la Spagna ha perso 100.200 posti di lavoro da gennaio a marzo, rispetto ai 90.000 dell’anno precedente allo scoppio del coronavirus; mentre il numero di disoccupati è salito di 70.900 persone, a 3,17 milioni, ben lontano dall’aumento di quasi 50.000 disoccupati nel 2019.

È quanto emerge da un’indagine sulle forze di lavoro (APE) pubblicata ieri dall’Istituto Nazionale di Statistica (INE), la prima a mostrare l’impatto dell’invasione russa sull’attività economica in Spagna, che è stata ampiamente colpita dalla crisi energetica, spingendo l’inflazione al 9,8% a marzo e causando arresti in alcuni settori e carenza di materie prime. Oltre al calo del numero di occupati e all’aumento della disoccupazione, un’altra conseguenza è la discesa di 29.400 unità della forza lavoro a 25.259.400.

Il dato positivo arriva invece dai contratti permanenti, cioè a tempo indeterminato, potenziati dalla riforma del lavoro. La Spagna ha superato difatti i 12,8 milioni di lavoratori per la prima volta nella serie storica, dopo aver aggiunto più di 164.000 persone nel corso del trimestre. Al contempo, l’occupazione temporanea nel settore privato è scesa di 260.000 unità. In altre parole, due su tre posti di lavoro temporanei persi sono stati compensati da posti di lavoro permanenti. Per quanto riguarda i lavoratori autonomi, sono diminuiti di 55.700 persone nella variazione trimestrale.

La seconda vicepresidente e ministro del Lavoro, Yolanda Díaz, ha fatto notare che i dati sull’occupazione del primo trimestre dell’anno non sono mai positivi e ha scelto di evidenziare invece “numeri molto importanti”, come i 20 milioni di persone occupate, tra cui 9,3 milioni di donne, e la riduzione di oltre 9 punti del tasso di disoccupazione giovanile. “La prossima settimana non avremo più un sondaggio – annuncia – ma dati sulla disoccupazione registrata, sulle assunzioni e sulla protezione sociale. E vedrete che la tendenza sarà positiva”.

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Nizar Ramadan
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