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Sbloccati i conti svizzeri di Mubarak. Cade l’accusa di riciclaggio

K metro 0 – Zurigo – Per l’ex presidente egiziano, Hosni Mubarak, morto nel 2020, all’età di 91 anni, è iniziato il disgelo. Inteso, metaforicamente, come lo scongelamento dei suoi conti bancari svizzeri. I pubblici ministeri del paese che lava più bianco, per dirla con il sociologo svizzero Jean Ziegler, noto per le sue inchieste

K metro 0 – Zurigo – Per l’ex presidente egiziano, Hosni Mubarak, morto nel 2020, all’età di 91 anni, è iniziato il disgelo. Inteso, metaforicamente, come lo scongelamento dei suoi conti bancari svizzeri.

I pubblici ministeri del paese che lava più bianco, per dirla con il sociologo svizzero Jean Ziegler, noto per le sue inchieste sul riciclaggio di denaro, stanno concludendo, senza alcuna accusa, un’indagine decennale sui presunti reati di riciclaggio e di criminalità organizzata collegati ai circoli dell’ex presidente Hosni Mubarak.

Verranno così sbloccati circa 400 milioni di franchi svizzeri (circa 430 milioni di dollari) congelati nelle banche elvetiche.

L’ufficio del procuratore generale svizzero ha dichiarato mercoledì 13 aprile 2022 che le informazioni ricevute nell’ambito della cooperazione con le autorità egiziane non erano sufficienti a sostenere le affermazioni emerse sulla scia delle rivolte della Primavera araba nel 2011 che hanno posto fine al trentennio del regime del rais, secondo le quali le banche elvetiche sarebbero state utilizzate per ripulire fondi illeciti.

L’indagine degli inquirenti svizzeri avevano originariamente preso di mira 14 persone, inclusi i due figli di Mubarak, oltre a decine di altre persone e ad organizzazioni che possedevano beni congelati per un totale di circa 600 milioni di franchi.

Più di 210 milioni di franchi sono stati già svincolati in una fase precedente, e l’annuncio di mercoledì significa che circa 400 milioni in più saranno “sbloccati e restituiti ai loro beneficiari effettivi”. La parte finale dell’indagine svizzera si è concentrata su cinque persone, ha dichiarato l’ufficio del procuratore generale, senza farne i nomi. I figli di Mubarak, Alaa e Gamal, hanno salutato la decisione come una completa assoluzione. La decisione – hanno dichiarato – segna un passo importante “nei nostri sforzi per far valere i nostri diritti e provare la nostra innocenza dalle accuse palesemente false mosse contro di noi negli ultimi 11 anni”.

Stando a quanto riferisce lo studio legale svizzero Ming Halperin Burger Inaudi, che rappresenta la famiglia Mubarak, l’ufficio del procuratore generale elvetico ha riconosciuto un’indennità di 270.000 franchi per rifondere le loro spese legali e i fondi che sono stati scongelati “derivano dai rendimenti degli strumenti finanziari depositati per lungo tempo nei loro conti bancari”.

Ma l’ufficio del procuratore generale non ha confermato queste dichiarazioni dello studio legale svizzero, spiegando in una email che non avrebbe fatto ulteriori commenti sul caso poiché la decisione non era diventata ancora esecutiva.

I pubblici ministeri svizzeri affermano di non aver ricevuto risposta a una richiesta di informazioni da parte di “commissioni” create in Egitto per analizzare i trasferimenti finanziari collegati a persone indagate in questo paese, in particolare la famiglia Mubarak.

Pertanto, “in assenza di prove relative a potenziali reati commessi in particolare in Egitto, non è possibile dimostrare che i fondi situati in Svizzera potrebbero essere di origine illegale”. Stando a quanto riferisce, “il sospetto di riciclaggio di denaro non può quindi essere motivato sulla base delle informazioni disponibili”.

Le banche svizzere, rinomate per la loro discrezione, sono state, nel corso degli anni, un deposito privilegiato per molti ricchi stranieri, inclusi magnati industriali occidentali, oligarchi russi, autocrati e altri leader e le loro famiglie e i loro amici in luoghi diversi come l’Africa, il Medio Oriente e l’Asia.

Le autorità svizzere hanno vantato un recente giro di vite contro il riciclaggio di denaro attraverso le banche elvetiche. Ma i gruppi di pressione e di controllo sostengono che lo sforzo non è riuscito a porre fine completamente a tali attività.

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