K metro 0 – Londra – Incoraggiati da Putin “stanno deliberatamente minando la pace conquistata a fatica in Bosnia ed Erzegovina”. Peggio ancora, “il loro comportamento sconsiderato minaccia la stabilità e la sicurezza nei Balcani occidentali”. Parole dure, quelle pronunciate dalla ministra degli Esteri britannica Liz Truss, contro Milorad Dodik, membro della presidenza tripartita della
K metro 0 – Londra – Incoraggiati da Putin “stanno deliberatamente minando la pace conquistata a fatica in Bosnia ed Erzegovina”. Peggio ancora, “il loro comportamento sconsiderato minaccia la stabilità e la sicurezza nei Balcani occidentali”.
Parole dure, quelle pronunciate dalla ministra degli Esteri britannica Liz Truss, contro Milorad Dodik, membro della presidenza tripartita della Bosnia-Erzegovina, e Zeljka Cvijanovic, presidente della Republika Srpska (una delle due regioni semiautonome che compongono la federazione della Bosnia ed Erzegovina).
La piccola repubblica balcanica, formata da tre gruppi etnici, serbi, croati e bosgnacchi (o bosniaco-musulmani) rischia di sfaldarsi sotto le pressioni separatiste dei serbo-bosniaci (il 37% della popolazione, per la maggior parte cristiani ortodossi), accusati da Londra di fomentare l’odio etnico e di mettere a repentaglio gli accordi di pace di Dayton, che posero fine alla guerra civile in Bosnia-Erzegovina più di 25 anni fa.
Le sanzioni britanniche contro Dodik e Cvijanovic includono il congelamento dei beni e il divieto di viaggi. Sanzioni contro Dodik, accusato di corruzione e di minacciare la stabilità e l’integrità territoriale della Bosnia-Erzegovina, erano già state imposte, il 5 gennaio scorso, dagli Stati Uniti.
Ma a novembre dell’anno scorso, Dodik aveva dichiarato, spavaldamente: “Non temo le sanzioni, ho amici pronti ad aiutare”. Era appena volato a Mosca, da Vladmir Putin, e si sentiva forte del suo appoggio e di quello di Pechino.
L’invasione dell’Ucraina decisa da Putin, secondo Liz Truss, ha incoraggiato la coppia Dodik-Cvijanovic a erodere ulteriormente il sistema basato sugli accordi internazionali nei Balcani occidentali.
I due, secondo il Foreign Office britannico, avrebbero usato le loro posizioni per spingere verso la secessione de facto della Republika Srpska in aperta violazione della costituzione del paese.
Dodik sostiene da anni la separazione del mini-stato serbo-bosniaco dalla federazione e l’unione con la vicina Serbia.
La secessione violerebbe gli accordi di Dayton, sponsorizzati dagli Stati Uniti del 1995, che posero fine a una guerra civile che in Bosnia aveva causato più di 100.000 morti e lasciato senza tetto milioni di persone. L’accordo stabiliva due entità politiche separate: una gestita dai serbi della Bosnia e l’altra controllata dai bosniaco-musulmani e dai croati.
Le due entità sono collegate da istituzioni comuni e tutte le azioni intraprese a livello nazionale devono essere decise di comune accordo fra i tre gruppi etnici.
Secondo le autorità britanniche, il presidente della Republika Srpska, Cvijanovic, avrebbe proposto una legge per trasferire i poteri dal governo nazionale al suo mini-stato. E avrebbe inoltre glorificato i criminali di guerra e negato atti di genocidio durante la guerra civile.
La decisione di imporre sanzioni a Dodik e Cvijanovic è stata definita ragionevole anche da Christian Schmidt, il funzionario austriaco che dirige l’Ufficio dell’Alto Rappresentante delle Nazioni Unite in Bosnia.
Dodik e Cvijanovic, ha detto Schmidt, “dovranno sopportare le conseguenze delle loro parole e azioni”, e le sanzioni del Regno Unito “sono la continuazione” di quelle decise dagli Stati Uniti.
Le conseguenze pratiche delle sanzioni decise lunedì non sono chiare. Sia Dodik che Cvijanovic hanno dichiarato di non possedere beni nel Regno Unito.
“Tutto ciò che (gli inglesi) dicono sono bugie. Sono vecchi nemici del popolo serbo”. Si sentono impotenti verso Putin “e ora accusano noi due di agire su ordine di Putin”.
La verità, secondo Andi Hoxhaj, un esperto di corruzione nei Balcani occidentali presso la Warwik Law School, è che la mancanza di una chiara strategia dell’Unione Europea per integrare i Balcani occidentali ha creato un vuoto che ha permesso a Russia e Cina di indebolire la democrazia e perseguire i propri obiettivi nella regione.
“Tuttavia, con la guerra in corso in Ucraina, c’è un cambiamento politico per sanzionare gli individui che minano la pace e la democrazia negli Stati fragili” e le sanzioni decise da Londra vanno in questa direzione.
Oltre alle sanzioni decise il 5 gennaio contro Dodik, lunedì gli Stati Uniti hanno aggiunto altre sette persone e una società con sede in Ungheria accusate di costituire una seria minaccia alla stabilità regionale e alle aspirazioni democratiche nei Balcani occidentali.
L’elenco comprende varie figure provenienti da Albania, Macedonia del Nord, Bosnia-Erzegovina e Montenegro. Le persone più importanti prese di mira dalle nuove sanzioni statunitensi sono un ex presidente dell’ex stato congiunto di Serbia e Montenegro, Svetozar Marovic, l’ex primo ministro della Macedonia del Nord Nikola Gruevski e Gordana Tadic, un tempo procuratore capo in Bosnia-Erzegovina.