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Ucraina, un paese in guerra per il sogno europeo

Ucraina, un paese in guerra per il sogno europeo

K metro 0 – Roma – In Ucraina, dove è in corso una guerra (sporca, come tutte le guerre) – che a prescindere dell’ingresso nella Nato, mai formalizzato, se non nell’alibi dell’aggressore – la popolazione rincorre, a costo della vita, un sogno. Un sogno coltivato non appena la dissoluzione dell’Unione Sovietica (1991) ne libera la

K metro 0 – Roma – In Ucraina, dove è in corso una guerra (sporca, come tutte le guerre) – che a prescindere dell’ingresso nella Nato, mai formalizzato, se non nell’alibi dell’aggressore – la popolazione rincorre, a costo della vita, un sogno. Un sogno coltivato non appena la dissoluzione dell’Unione Sovietica (1991) ne libera la voglia di distacco dall’ancestrale dittatura della sottomissione. Al punto tale che non esita nel 1994 (Accordi di Budapest) a liberarsi del proprio arsenale atomico (terzo nel modo, all’epoca), pur di convenire il rispetto per la propria integrità territoriale. Per niente rispettata, purtroppo, già nel 2014 con l’annessione russa della Crimea, come altrettanto nel 2014 con l’adesione e l’appoggio russo alla rivolta dell’ucraino Donbass ed oggi con l’aggressione al resto del paese.

Quel sogno ha un nome, cui uno studioso americano (non europeo, quindi), Jeremy Rifkin, anni fa – comparandolo con la fine del sogno americano (american dream) – definisce: il sogno europeo.

Come: un fascio di luce in un paesaggio sconvolto; ci indica la via, una nuova era di inclusività, di diversità, qualità della vita, gioco profondo, sostenibilità, diritti umani universali, diritti della natura e pace sulla terra”.

Non sappiamo quanta popolazione ucraina abbia letto ed amato le parole profetiche e modernissime di Rifkin, ma è possibile almeno immaginare quanta tristezza avesse provato nel proprio animo, quando si accorge di essere stata invasa ed aggredita, ancora una volta, dallo storico ed inviso invasore.

Un agognato sogno di luce amaramente infranto.

Cui speriamo possa, la stessa storia, ricomporre i cocci, relegando nel proprio anfratto il tenebroso demone (meschino, avrebbe detto il russo Sologub), autore di tanta crudeltà.

Agli ucraini in armi che non accettano (giustamente) l’invasore ed il suo dispotismo ed in presenza di una ferrea volontà di democrazia, noi europei, come suggeriva Rifkin, a differenza della convinzione secondo cui per il sogno americano vale la pena di morire, facciamo in modo che per il sogno europeo valga la pena di vivere “.

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