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Ius soli, Lafram: “Tanti ragazzi si sentono cittadini e per lo Stato sono stranieri”

K metro 0 – Bologna – Yassine Lafram, presidente dell’Unione comunità islamiche in Italia, sa bene cosa vuol dire crescere sotto le Torri e sentirsi straniero. In un’intervista a “La Repubblica” ricorda di essersi “sentito discriminato perché non avevo quel pezzo di carta”. Infatti, “ricordo ancora che dopo la laurea, 100 e lode in Lettere

K metro 0 – Bologna – Yassine Lafram, presidente dell’Unione comunità islamiche in Italia, sa bene cosa vuol dire crescere sotto le Torri e sentirsi straniero. In un’intervista a “La Repubblica” ricorda di essersi “sentito discriminato perché non avevo quel pezzo di carta”. Infatti, “ricordo ancora che dopo la laurea, 100 e lode in Lettere e Filosofia (io sono arrivato qui dal Marocco all’età di 12 anni), volevo partecipare a un bando del ministero dell’Istruzione per insegnare italiano a non italofoni. Ma uno dei requisiti era avere la cittadinanza italiana, cosa che ho ottenuto solo dopo, avendo una moglie italiana”.

Lafram, precisa anche di avere affrontato il tema dello Ius Soli, con il sindaco di Bologna Matteo Lepore: ”ne ho parlato più volte, siamo in sintonia sul tema della necessaria riforma della cittadinanza. La comunità islamica si sente parte integrante del tessuto sociale e culturale della città. Le nuove generazioni nella comunità con questa riforma si sentiranno più appartenenti a questo territorio”. Occorre – prosegue Lafram – “sensibilizzare la politica a livello nazionale, e poi che il Parlamento legiferi. Dalla simbologia si passi ai diritti. Ora c’è un vuoto normativo”.

È ricorda che “la maggior parte dei figli d’immigrati di fatto sono cittadini italiani, ma risultano stranieri in casa propria senza il riconoscimento della cittadinanza. Questo è il problema. I ragazzi si sentono bolognesi e crescendo scoprono di essere stranieri per lo Stato”.

Una legge sullo Ius soli, “è un primo passaggio importante. Intanto riconosciamo il diritto di suolo, di appartenenza a questa terra. Io sono figlio della seconda generazione, anche io ho vissuto il mio essere straniero in Italia”.

“Credo – conclude Lafram – che i tempi siano maturi per superare la forte polarizzazione che si è creata su questa legge. Si scommette sul futuro dell’Italia: oltre 5 milioni e mezzo di immigrati possono essere parte del Paese o si continuerà a considerarli stranieri? Io prego che si possa arrivare ora ad avere una legge equa che guardi all’Italia del domani”.

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