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Liverpool. Congresso laburista annuale. Corbyn detta alcune condizioni sulla Brexit ma soprattutto rilancia il pragmatismo eco-socialista

Liverpool. Congresso laburista annuale. Corbyn detta alcune condizioni sulla Brexit ma soprattutto rilancia il pragmatismo eco-socialista

K metro 0 – Londra – Il leader del Partito laburista britannico, Jeremy Corbyn, ha chiesto nuove elezioni se il parlamento di Westminster boccera’ il piano per la Brexit del premier del Regno Unito, Theresa May. Lo scrive il quotidiano britannico “The Guardian”, in un articolo dal titolo: “catching the zeitgeist”, ovvero “catturare lo spirito del

K metro 0 – Londra – Il leader del Partito laburista britannico, Jeremy Corbyn, ha chiesto nuove elezioni se il parlamento di Westminster boccera’ il piano per la Brexit del premier del Regno Unito, Theresa May. Lo scrive il quotidiano britannico “The Guardian”, in un articolo dal titolo: “catching the zeitgeist”, ovvero “catturare lo spirito del tempo”, riferendo il contenuto del discorso pronunciato da Corbyn ieri, 26 settembre, a chiusura della Conferenza annuale del Partito laburista. Tuttavia, riferisce il “Guardian”, Corbyn ha anche offerto un ramoscello d’ulivo al governo conservatore. I laburisti potrebbero votare a favore della Brexit se il premier May abbandonerà il cosiddetto “piano Checquers” ed accetterà una versione del recesso del Regno Unito dall’Ue che includa il mantenimento del paese nel mercato comune e nell’unione doganale europei. Con queste due opzioni, commenta il “Guardian”, Corbyn è convinto di poter trarre il massimo vantaggio politico qualunque sia l’esito dei negoziati che il governo di Londra sta conducendo con l’Ue sui futuri rapporti post-Brexit. In caso di bocciatura parlamentare del “piano Checquers”, a cui sono contrari molti deputati Tory antieuropei e che è già stato respinto dal vertice informale dei capi di Stato e di governo dell’Unione europea tenutosi la scorsa settimana a Salisburgo in Austria, il leader laburista ritiene inevitabili elezioni anticipate che spera di vincere proprio grazie alla caotica situazione in cui versa il governo conservatore. Se invece il premier May dovesse fare una totale marcia indietro sulla Brexit, il Partito laburista potrebbe rivendicare il suo ruolo determinante nell’aver imposto la svolta e puntare le proprie carte su una scissione del Partito conservatore o comunque su un suo drastico ridimensionamento elettorale a causa dell’emorragia di voti a favore dell’estrema destra anti-Ue.

Corbyn rilancia l’eco-socialismo, con una serie di ricette pragmatiche: Le ovazioni vere, però, arrivano quando il discorso si sposta sul focus del messaggio, rivolto all’avvenire. Corbyn, dopo aver provato a smarcarsi dalle polemiche di questi mesi sull’antisemitismo promettendo alla comunità ebraica “una battaglia implacabile per estirparne” ogni traccia, torna a far leva soprattutto sulla piattaforma economica sintetizzata dal motto del congresso: “Ricostruire la Gran Bretagna per i molti, non per i pochi”. La sua scommessa è quella di rompere con “il greed-is-good capitalism” (quello che giustifica l’avidità come una virtù, nel solco della citazione presa in prestito dal profetico film ‘Wall Street’) e con una deregulation finanziaria che dopo la devastante crisi di 10 anni fa “l’establishment” ha solo ritoccato. Fra le alternative ecco l’impegno di creare “400.000 posti di lavoro verdi, buoni e qualificati”, tramite un progetto senza precedenti – illustrato in aperta polemica con lo strappo degli Usa di Donald Trump sul clima – di taglio delle emissioni di carbonio: -60% nel 2030, zero nel 2050. Sullo stesso tono, sale poi la denuncia del “racket delle privatizzazioni e dell’outsourcing” e dei suoi “disastri” – dalle ferrovie, all’edilizia popolare, alla sanità – seguita dalla promessa di archiviare l’austerità, rimpinguare gli investimenti pubblici, dare vita a “una vera economia mista” che “esplori nuove forme di proprietà”, coinvolgere le comunità locali, far spazio ai lavoratori nei cda aziendali. “Le vecchie ricette” sono logore, tuona Corbyn, convinto che la maggioranza dei britannici sia “pronta per qualcosa di nuovo”, sebbene colorato da antiche radici socialiste.

Il Labour riconoscerà lo Stato di Palestina se andrà al governo: Un cambio di paradigma spunta anche per la politica estera: dalla netta condanna dell’unilateralismo di Trump, alla denuncia del sostegno militare ai sauditi nello Yemen, alla volontà di riconoscere lo Stato palestinese una volta a Downing Street. Parole “nuove” diametralmente agli antipodi da quelle di Theresa May, che da New York evoca viceversa terapie liberiste fatte di maggiori sgravi fiscali per il business e aliquote ridotte a un livello record fra i Paesi del G20.

 

Redazione JobsNews

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