K metro 0 – Roma – Per 73 anni, la NATO ha preservato la pace e rafforzato i fondamenti della democrazia, della libertà individuale e dello stato di diritto in tutta la comunità transatlantica. Basata su un legame indissolubile tra Europa e Nord America, l’Alleanza è passata da 12 a 30 membri, ampliando la zona
K metro 0 – Roma – Per 73 anni, la NATO ha preservato la pace e rafforzato i fondamenti della democrazia, della libertà individuale e dello stato di diritto in tutta la comunità transatlantica. Basata su un legame indissolubile tra Europa e Nord America, l’Alleanza è passata da 12 a 30 membri, ampliando la zona di serenità e, quasi ovunque, di democrazia, in cui la sola ipotesi di una guerra è diventata impensabile. La sicurezza dei membri della NATO è stata rafforzata dai contributi di partner in Europa e nel mondo, (dal Medio Oriente, al Nord Africa, al Golfo Arabico e Oceania) che condividono l’impegno duraturo dell’Alleanza per la pace e la sicurezza collettiva. Oggi, l’Alleanza deve affrontare forse la serie di sfide più complesse della sua storia e deve continuare a scoraggiare, difendere e affrontare tutte le minacce all’area euro-atlantica. L’urgenza è la caratteristica distintiva di questo nuovo momento strategico, data sia la natura sia la portata delle sfide ai valori dell’Alleanza e le crescenti minacce per i cittadini dei “Paesi NATO” rispetto al passato e soprattutto prima della pandemia proveniente dalla Cina Popolare.
L’anno iniziato da poco più di un mese è un punto di svolta per la NATO. Sarebbe facile pensare che il futuro della NATO riguardi solamente ciò che sta accadendo oggi in Ucraina. La crisi attuale è estremamente importante, ma il futuro dell’Alleanza non riguarda semplicemente il futuro delle relazioni NATO-Russia. Ci sono altre questioni vitali che devono essere affrontate. Quale sarà il ruolo della NATO in Europa e nel resto del mondo? Che quale tipo di NATO ci avrà bisogno entro il 2030 se l’Alleanza vuole continuare a preservare in modo credibile la pace e proteggere la democrazia di cui hanno benefici quasi tutte le popolazioni dei paesi membri?
Per quanto riguarda le crisi in Afghanistan e ai confini delle Russia la situazione è differente.
Purtroppo, non c’è molto che la NATO possa più fare per il coraggioso popolo afghano oltre a imparare le lezioni di una campagna durata 20 anni (il tempo di quattro Guerre Mondiali e poi fallita) e la necessità di una coesione politica più solida, un uso più intelligente della forza militare, una maggiore integrazione civile-militare e strategie più attuabili. La triste sintesi è che bisogna imparare dai propri errori (quelli finali e fatali sono riconducibili alla , fino ad oggi fallimentare, amministrazione Biden) e farne tesoro .
L’Ucraina è un’altra questione. La strategia NATO 2022 è chiara: l’Alleanza sta attuando un’Iniziativa di deterrenza in cui gli alleati stanno facendo (o dovrebbero fare) tutto il possibile per aiutare l’Ucraina a difendersi, dissuadere la Russia dal mettere in atto aggressioni e quindi aumentare la possibilità di Kiev di perseguire di una soluzione politica al conflitto nel Donbas. La NATO dovrebbe dare impulso alle forniture di equipaggiamento e addestramento militare, nonché gli sforzi per rafforzare la resilienza dell’Ucraina contro attacchi informatici, disinformazione, guerra economica e sovversione politica.
Al momento quanto fatto, insieme alle minacce di sanzioni da parte UE, è chiaramente insufficiente a cambiare le sorti di un conflitto armato nell’area. I russi hanno una prevalenza locale sia di mezzi sia operativa che in caso di conflitto “spazzerebbe via” l’avversario in poche ore. Si può discutere del “poi” ma non dell’epilogo degli eventuali combattimenti.
Ci vorrà tempo prima che sia completabile un’operazione volta ad aiutare ad addestrare le forze armate ucraine e facilitare l’acquisizione di moderne armi difensive sostenute da finanziamenti comuni. Gli aerei, gli armamenti terrestri e le unità schierate a rinforzo dell’Ucraina dei paesi amici, al momento, hanno solo valenza propagandistica e non cambiano i rapporti di forza.
L’Ucraina è una prova di determinazione collettiva. Per diversi alleati che non si trovano ai confini orientali né della NATO né dell’UE e che devono far fronte a economie post pandemia cinese con crescenti e importanti debiti pubblici, la crisi in atto è un grosso “fastidio” anche per il dover solo spiegare all’opinione pubblica che ci si dovrebbe preparare ad avere perdite di vite ed economiche per salvaguardare i confini e la stabilità dell’Ucraina. Non da meno, poi ci sarebbe da argomentare che un sostegno simile dovrebbe essere offerto, in chiave anti – Mosca, anche alla Georgia. Non credo che in Europa ci siano molti paesi pronti a perdere vite in supporto di un paese che rimane certamente “Amico” ma non “Alleato”. Forse…
Preservare la pace e proteggere le persone richiederà all’Alleanza Atlantica (affiancata dell’UE) la capacità credibile di scoraggiare l’aggressione e di affrontare la continua minaccia rappresentata anche dal terrorismo e l’instabilità che genera. La neutralizzazione del capo dei terroristi dell’Isis in Siria da parte delle forze speciali USA e’ cosa positiva ma anche indicatore che il problema rimane reale e non appare al momento risolto.
La difesa collettiva, la gestione delle crisi, la sicurezza cooperativa rimarranno quindi le tre missioni principali dell’Alleanza, ma in un contesto strategico notevolmente cambiato e mutevole rispetto al passato.
Esempio chiaro di tale cambiamento risiede nell’inarrestabile ascesa della Cina Popolare come superpotenza economica e presunta militare che sta cambiando quanto Washington deve mettere in atto per realizzare gli interessi della sicurezza e della difesa degli Stati Uniti. In passato sarebbe stato bello che gli Stati Uniti avessero alleati europei più capaci, ora è un imperativo, ma c’è la pandemia in atto! L’unico modo in cui gli americani potranno mantenere la loro capacità di garantire la sicurezza all’Europa sarà se gli europei si assumeranno responsabilità molto più ampie per la propria difesa. Questa è una delle tante lezioni geopolitiche derivanti dall’attuale crisi ucraina. Gli americani non stanno solo affrontando la prospettiva di un’aggressione russa, ma anche una Cina Popolare che è sistematicamente alla ricerca di modi e mezzi per indebolire l’America, anche sfruttando il crescente richiesta di dimostrazione di potere a cui le forze statunitensi sono sempre più soggette in tutto il pianeta .
In conclusione, ribadendo che a parere di chi scrive non si passerà a un conflitto armato in Ucraina e che c’è ancora tempo per una soluzione diplomatica nella partita a scacchi organizzata da Mosca, stiamo per vivere giorni cruciali con annessa “distrazione” olimpica.
Generale Giuseppe Morabito
Membro del Direttorio della NATO Defence College Foundation