K metro 0 – Roma – “Chi si accontenta gode” diceva qualcuno, ma non se in ballo c’è la sopravvivenza e la ricerca di un’occupazione stabile. Anni di sacrifici e di studio per trovarsi a ricoprire mansioni non legate alle proprie competenze e abilità. È ciò che accade sempre più spesso al laureato medio italiano:
K metro 0 – Roma – “Chi si accontenta gode” diceva qualcuno, ma non se in ballo c’è la sopravvivenza e la ricerca di un’occupazione stabile. Anni di sacrifici e di studio per trovarsi a ricoprire mansioni non legate alle proprie competenze e abilità. È ciò che accade sempre più spesso al laureato medio italiano: 4 su 10 faticano a trovare occupazione oppure accettano condizioni sfavorevoli dal punto di vista economico.
A consegnarci questi dati è l’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro. Soltanto il 61,5% di 1,7 milioni di laureati riuscirebbe a trovare lavoro in linea con il titolo conseguito. Della restante parte, secondo le statistiche del 2017, il 19,5% (344.000) è privo di occupazione e un ulteriore 19% (circa 336.000) opera in posizioni professionali che non richiedono laurea, con declassamenti in busta paga anche di un 30%. Le statistiche cambiano da un indirizzo di laurea all’altro, infatti in cima ci sono quelle a base scientifica, che preparano i laureati al mondo del lavoro favorendone l’inserimento. Discorso differente per i laureati in lingue e culture straniere che quasi mai ricoprono ruoli consoni al titolo conseguito.
Uno stipendio medio di un lavoratore con laurea si aggira attorno ai 1500-1600 euro, contro i 1100-1200 euro del diplomato, con variazioni a seconda del ruolo, della tipologia di lavoro e del carico delle ore settimanali. Ad esempio: “Un trentenne psicologo guadagna mensilmente 1.351 euro (solo 52 euro in più di un coetaneo diplomato), mentre un ingegnere (1.850), un medico (1.869) percepiscono come retribuzione oltre 550 euro in più rispetto ad un diplomato” ci dice lo studio.
“Le prospettive d’inserimento nel mercato occupazionale – spiega lo studio – migliorano per coloro che hanno raggiunto almeno un titolo secondario superiore e si rivelano massime per chi giunge a conseguire un titolo universitario. Il vantaggio nel possedere un livello di istruzione più elevato è più marcato per le donne trentenni nel Mezzogiorno”.
In generale, rispetto alla media Ue (4,6%), il tasso di disoccupazione dei laureati nel 2017 in Italia era del 6,5%, senza distinzioni di età e sesso.
Jobs news: Giorgia De Lucia