K metro 0 – Bruxelles – Un recente rapporto dell’Unione Europea, redatto dall’European External Action Service (EEAS) ed inviato alla Political and Security Committee (PSC) lo scorso 4 gennaio, ha inteso esaminare lo stato del trattamento dei migranti nelle stazioni di sosta nordafricane, libiche in particolare, e ha evidenziato innumerevoli casi di abusi e violenze
K metro 0 – Bruxelles – Un recente rapporto dell’Unione Europea, redatto dall’European External Action Service (EEAS) ed inviato alla Political and Security Committee (PSC) lo scorso 4 gennaio, ha inteso esaminare lo stato del trattamento dei migranti nelle stazioni di sosta nordafricane, libiche in particolare, e ha evidenziato innumerevoli casi di abusi e violenze su donne e bambini da parte delle forze militari territoriali che, in forza di una assenza di reale amministrazione centrale, si avvalgono del sostegno di governi stranieri o, nel peggiore dei casi, di gruppi armati frequentemente in ostilità fra di loro.
Tale rapporto è stato fra l’altro, compilato anche dal controammiraglio della Marina Militare Italiana Stefano Turchetto, capo dell’operazione Irini, ovvero la missione di sorveglianza dell’embargo sulle armi UE: è stato, pertanto, riconosciuto anche da parte italiana un uso eccessivo della forza esercitato dalle autorità libiche.
In particolare, il documento dell’UE rileva in questa situazione locale, riporta l’Ap, un forte impedimento alla stesura di un comune piano di gestione dell’emergenza e di adozione di standard comportamentali adeguati, in accordo con l’Europa, nella gestione dei migranti.
D’altra parte, non sono neppure mancate recenti critiche alle politiche migratorie portate avanti dall’Europa. Nello specifico, sono state presentate alla Corte Penale Internazionale alcune richieste di indagini, ed è stato chiesto che funzionari libici ed europei, unitamente a trafficanti, miliziani e affini siano indagati per crimini contro l’umanità.
Anche da parte delle Nazioni Unite è stata recentemente resa nota una stima di abusi commessi in Libia, equiparabili a crimini contro l’umanità. Inoltre, è stato sottolineato come – a seguito, fra l’altro, di un’intercettazione dell’UE del 15 settembre scorso che ha evidenziato un uso eccessivo della forza fisica da parte di una pattuglia di Tripoli nei confronti di una ventina di migranti al largo delle coste libiche – le forze libiche utilizzino tecniche non conformi alle direttive impartite dall’UE. In risposta all’accusa, i funzionari del ministero dell’interno libico e della guardia costiera hanno dichiarato di cercare di utilizzare al meglio le risorse a disposizione in un paese, di fatto, lacerato da anni di conflitti civili.
Tuttavia, nonostante tali condanne, l’analisi fa emergere ad oggi una evidente situazione di crisi irrisolta: basti pensare al fatto che il governo libico, il mese scorso, ha nominato quale capo del dipartimento per la lotta alla migrazione irregolare e sovrintendente ai centri di detenzione un tale Mohammed Al-Khoja, leader della milizia coinvolto in abusi a danno degli stessi migranti.
Ancora sul fronte europeo, si è espresso a gran voce un membro del partito di sinistra tedesco del Parlamento Europeo, Ozlem Demirel, il quale ha affermato come tali rapporti e stime evidenzino l’assoluta incompatibilità fra tali forze locali e gli ordinamenti democratici europei.
Sotto un profilo di aiuti economici, si rileva tuttavia come – a partire dal 2015 e attraverso il Fondo fiduciario dell’UE – sono stati stanziati circa 445 milioni di euro a favore dei territori del nordafrica maggiormente colpiti da emergenze internazionali, in particolare la gestione dei flussi migratori alle frontiere; ciò nonostante, il percorso verso una soluzione condivisa del problema risulta ancora lungo.