Figlio del noto boss del narcotraffico Pablo Escobar, Sebastiàn Marroquìn, che da sempre dedica la sua vita all’informazione dei rischi legati alla criminalità, ha scelto ora l’Europa per diffondere il suo messaggio di pace. “Ho un figlio di 5 anni, e non gli nascondo nulla nel raccontargli cosa faceva suo nonno. Ho scritto due libri
Figlio del noto boss del narcotraffico Pablo Escobar, Sebastiàn Marroquìn, che da sempre dedica la sua vita all’informazione dei rischi legati alla criminalità, ha scelto ora l’Europa per diffondere il suo messaggio di pace.
“Ho un figlio di 5 anni, e non gli nascondo nulla nel raccontargli cosa faceva suo nonno. Ho scritto due libri e girato due documentari perché anche lui possa sapere e decidere chi voler essere. Ma certamente non lo educo ad odiare suo nonno: non sono questi i valori che voglio trasmettere a mio figlio”
Juan Pablo “Sebastiàn Marroquìn” Escobar
K metro 0 – Roma – Quando sei figlio di uno dei più famosi criminali della storia, hai davanti a te due scelte: o segui le orme criminali di tuo padre, oppure decidi di nasconderti nell’anonimato, sperando che la gente si dimentichi di te. Ma Sebastiàn Marroquìn ha scelto una terza strada, la più difficile: dedicare la sua vita a informare le persone sui pericoli legati al traffico e all’utilizzo di droghe, e nello stesso tempo diffondere un messaggio di non violenza.
Nato con il nome di Juan Pablo Escobar, a 16 anni Sebastiàn Marroquìn venne a sapere della morte del padre tramite una telefonata di un giornalista. Preso dalla rabbia, giurò inizialmente che avrebbe vendicato il padre uccidendo tutte le persone coinvolte con la sua morte, avvenuta sui tetti delle case di Medellìn il 2 dicembre del 1993. Ma, dopo aver chiuso la conversazione con queste minacce, Juan Pablo, allora sedicenne, passò i successivi 10 minuti a riflettere seriamente se intendesse diventare davvero un nuovo Pablo Escobar. 10 minuti che cambiarono la sua vita.
Dopo la morte del padre, le minacce dei clan rivali e le numerose disavventure, anche legali, subite da lui, dalla sorella Manuela e dalla madre Maria Victoria Henao, Juan Pablo studiò, divenne architetto, cambiò il suo nome in Sebastiàn Marroquin e iniziò una lunga serie di conferenze di pace in ogni angolo del mondo, culminate nella realizzazione del premiato documentario “I peccati di mio padre” e nella pubblicazione di due libri in cui racconta il suo controverso rapporto con Pablo Escobar e ne smitizza la figura.
In concomitanza con la chiusura del museo dedicato a Pablo Escobar a Medellìn, in Colombia, Sebastìan Marroquin ha deciso di portare in questi giorni il suo tour di conferenze in Europa. Kmetro0 lo ha conosciuto a Roma, prima tappa del suo tour (le prossime saranno a Malaga e Madrid) in occasione della conferenza tenuta nella Sala stampa estera e nel successivo spettacolo “Pablo Escobar: una storia da non ripetere”, al teatro Brancaccio, dove ha raccontato il suo controverso rapporto con il famoso padre, capace di grande tenerezza con i figli e con la moglie ma, fuori dall’ambiente familiare, talmente crudele da arrivare a uccidere, direttamente o tramite sicari, migliaia di persone innocenti.
Marroquìn, nel suo incontro con i giornalisti, ha anche criticato i vari film e serie Tv che hanno oggi mitizzato la figura di Pablo Escobar trasformandolo in una sorta di antieroe romantico: “La tendenza ad circondare mio padre con un alone di fascino, come se fosse un santo, è una cosa che non mi piace. Ci sono, per questo, delle conseguenze negative, i giovani mi contattano dicendomi che vorrebbero diventare come mio padre” ha infatti spiegato Marroquìn “Con questo spettacolo voglio narrare la verità e portare ai riflettori le conseguenze di una scelta criminale e sottolineare le conseguenze che le azioni di mio padre hanno avuto sulla Colombia e su moltissime persone”. Nel corso dei suoi incontri con il pubblico e con i giornalisti, Sebastìan Marroquìn, sempre pacato, disponibile e gentilissimo, ha raccontato come il padre tenesse particolarmente all’educazione e alla cultura dei figli, e avesse insegnato loro la necessità di stare lontani sia dalla droga che dalla violenza. Anche per questa educazione, apparentemente paradossale considerando le azioni del padre, Marroquìn ha deciso di prendere una strada completamente diversa, che tra l’altro lo ha spinto a incontrare e a chiedere perdono, con successo, agli eredi di alcune delle vittime di Pablo Escobar.
Alle domande dei giornalisti, Marroquìn, che oggi sostiene la necessità di una legalizzazione delle droghe come unica vera soluzione per contrastare la violenza e le guerre collegate al narcotraffico, tra le altre cose ha confermato la mancanza di rapporti tra il padre e le mafie italiane (rapporti che sarebbero nati solo in seguito tra i successori di Pablo Escobar e la ‘ndrangheta calabrese, ndr).
Oggi, Sebastian Marroquìn viene ancora contattato da persone, soprattutto giovani, che glorificano la figura del padre narcotrafficante e gli chiedono consigli su come muoversi nell’ambiente. Ma lui, Sebastìan, ha preso una strada completamente diversa, fatta di pace e di perdono, alla quale da sempre dedica la sua vita. Un messaggio che sta portando proprio in questi giorni in Europa.
di Emiliano Federico Caruso