K metro 0 – Roma – Il 20 gennaio in Azerbaigian è giornata di lutto nazionale. Si ricordano infatti gli eventi accaduti nella notte tra il 19 e il 20 gennaio 1990, quando, per ordine della leadership dell’URSS, 26.000 soldati sovietici invasero Baku, Sumgait e altre città dell’Azerbaigian. Come risultato di questo intervento militare, 147
K metro 0 – Roma – Il 20 gennaio in Azerbaigian è giornata di lutto nazionale. Si ricordano infatti gli eventi accaduti nella notte tra il 19 e il 20 gennaio 1990, quando, per ordine della leadership dell’URSS, 26.000 soldati sovietici invasero Baku, Sumgait e altre città dell’Azerbaigian. Come risultato di questo intervento militare, 147 civili vennero uccisi e 744 gravemente feriti.
Ogni anno il popolo dell’Azerbaigian in questa data ricorda coloro che hanno sacrificato la vita per l’indipendenza dell’Azerbaigian e per la sovranità e l’integrità territoriale del Paese.
In questa occasione oggi la Biblioteca Archivio del CSSEO Orientale, in collaborazione con il Centro Studi sull’Azerbaigian, ha organizzato l’evento: “1990: il Gennaio nero dell’Azerbaigian”, che è stato possibile seguire anche online.
Ad aprire l’incontro il Dr. Massimo Libardi, che ha introdotto i lavori, e il Prof. Fernando Orlandi, Presidente della Biblioteca Archivio del CSSEO Orientale, che si è soffermato sul caos sovietico, che ha portato all’intervento militare a Baku.
La parola è poi andata all’analista dott.ssa Claudia Palazzo, con una presentazione su Qara Yanvar, il Gennaio nero: il politburo contro Baku, nella quale ha evidenziato come “I tragici eventi di gennaio hanno costituito un punto di non ritorno nella politica globale, oltre che in quella locale.
Per l’Azerbaigian, sono stati il tremendo shock dal quale la spinta all’indipendenza ha ricevuto il suo definitivo incoraggiamento; per il potere centrale, il primo episodio in cui l’intervento militare ha costituito l’unica via per riprendere il controllo di una capitale, altrimenti ormai liberatasi (…) A Baku (…) la lotta coraggiosa degli azerbaigiani ha fornito un esempio paradigmatico e un’ispirazione per tutti i popoli sotto il giogo sovietico”.
A seguire, il dr. Dariush Rahiminia, PhD in Storia dell’Europa di Sapienza Università di Roma, si è soffermato sulle conseguenze del Gennaio nero: la ri-nascita dell’Azerbaigian. L’intervento, partendo dal presuppostio che “Il Gennaio Nero è l’evento che ha di fatto sancito l’inizio dell’allontanamento dell’Azerbaigian dall’Unione Sovietica. Nonostante vari tentativi di una mediazione tra le due entità, il crescente desiderio di indipendenza del popolo azerbaigiano ha innescato un processo irreversibile che ha portato alla nascita, dopo il tentativo democratico del 1920, di quella che attualmente è la Repubblica dell’Azerbaigian”, ha posto l’accento sugli eventi immediatamente successivi alla notte del 20 gennaio 1990.
Il Prof. Daniel Pommier Vincelli di Sapienza Università di Roma si è invece soffermato sull’eredità del 20 gennaio nella società azerbaigiana.
“Nella storia degli ultimi anni dell’Unione Sovietica e nei decenni successivi nello spazio post-sovietico, i movimenti di popolo hanno sempre svolto un ruolo fondamentale. Dalle proteste contro il regime sovietico alla fine degli anni Ottanta alle cosiddette rivoluzioni colorate dei primi anni Duemila, quando vi è stata una crisi la popolazione è scesa in piazza e ha manifestato la propria volontà di democrazia e indipendenza. E’ quello che successe nel 1990 in Azerbaigian quando il popolo azerbaigiano venne duramente represso nella sua ricerca di indipendenza e modernizzazione. Come tutti i grandi eventi tragici, quell’episodio svolse anche una pars costruens nel plasmare l’identità collettiva del Paese spingendolo verso l’indipendenza di cui oggi gode”, ha sottolineato Pommier.
A chiudere i lavori l’Ambasciatore dell’Azerbaigian in Italia S.E. Mammad Ahmadzada, che, definendo il Gennaio nero come “movente per il ripristino dell’indipendenza dell’Azerbaigian”, ne ha innanzi tutto descritto i fatti, ricordando il ruolo fondamentale avuto dal Leader nazionale Heydar Aliyev, che, attraverso una conferenza stampa, ha permesso al mondo di conoscere quanto accaduto. L’Ambasciatore ha inoltre ricordato il rapporto di Human Rights Watch dal titolo “Gennaio Nero in Azerbaigian”, che afferma: “In effetti, la violenza usata dall’esercito sovietico, la notte del 19-20 gennaio era così fuori proporzione alla resistenza offerta dagli azerbaigiani, da costituire un esercizio di punizione collettiva”.
“Nonostante la crudeltà dell’esercito sovietico e la conseguente imposizione del coprifuoco a Baku, per rendere omaggio ai martiri del gennaio nero, il 22 gennaio il popolo dell’Azerbaigian ha organizzato una massiccia manifestazione, di quasi due milioni di persone, dalla piazza “Azadlig” fino al Viale dei Martiri, dove erano sepolti i martiri. Proprio questo evento epocale è stato il fattore decisivo nella formazione dell’identità nazionale azerbaigiana e ha segnato un punto di svolta nel ripristino dell’indipendenza nazionale. È stata la tragedia di gennaio che ha trasformato un movimento di liberazione nazionale in una realtà politica e ha dato forte impulso alla lotta per l’indipendenza del popolo azerbaigiano”, ha sottolineato S.E. Ahmadzada.
L’Ambasciatore ha inoltre ricordato che da poco più di anno questa ricorrenza trova un Azerbaigian che ha ripristinato la sua integrità territoriale, e che ha avviato un enorme lavoro di ricostruzione dei territori liberati dall’occupazione dell’Armenia, di cui già è possibile osservare i primi risultati.