K metro 0 – Roma – Vilnius e Taipei distano più di 8000 chilometri ma negli ultimi mesi di quest’anno, il già complicato rapporto della Cina Popolare con l’Europa è stato messo alla prova dalla piccola repubblica di Lituania, che con le sue decisioni ha evidenziato quanto sia forte la leva di coercizione economica che
K metro 0 – Roma – Vilnius e Taipei distano più di 8000 chilometri ma negli ultimi mesi di quest’anno, il già complicato rapporto della Cina Popolare con l’Europa è stato messo alla prova dalla piccola repubblica di Lituania, che con le sue decisioni ha evidenziato quanto sia forte la leva di coercizione economica che Pechino tende ad esercitare sui paesi che si avvicinino alla democratica Repubblica di Cina, Taiwan. L’apertura di un ufficio di rappresentanza lituano a Taiwan – un’ambasciata de facto – ha provocato una furiosa risposta da Pechino che, comunque, al momento non ha previsto nessuna rottura dei rapporti diplomatici con la repubblica baltica.
Il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino Zhao Lijian in una conferenza stampa ha dichiarato che l’ufficio, il primo per un paese dell’Unione europea a utilizzare il nome “Taiwan” invece di “Taipei” costituisce un “precedente eclatante” (in merito, a Roma c’è l‘Ufficio di Rappresentanza di Taipei in Italia ma anche l’Ambasciata di Taiwan presso la Santa Sede).
La Cina Popolare considera Taiwan parte del suo territorio e ha intensificato la pressione sui paesi che hanno rapporti diplomatici con Taipei nel tentativo, purtroppo quasi sempre riuscito, di isolare Taiwan stessa in ambito internazionale.
Qualificati analisti geopolitici hanno comunque osservato che la risposta alla decisione di Vilnius è stata abbastanza contenuta e in questo intravedono la preoccupazione di Pechino di “provocare” altre nazioni europee che potrebbero seguirne l’esempio.
La azioni di “rappresaglia” finora si sono concentrate nell’invio di un messaggio politico. La Cina Popolare ha richiamato il suo ambasciatore in Lituania ad agosto, dopo l’annuncio della decisione, e il mese scorso ha declassato la sua missione diplomatica al livello di incaricato d’affari. Come indicato, non si è arrivati al punto di recidere completamente i legami diplomatici, una mossa che chi conosce il Partito Comunista cinese aveva suggerito potesse essere sul tavolo. Ci sono state comunque altre misure di ritorsione ma più confuse.
L’ambasciata della Cina Popolare in Lituania il mese scorso, ha annunciato una sospensione temporanea dei servizi consolari, poi mai avvenuta; lo scorso agosto, dopo che i media europei avevano segnalato l’interruzione del servizio di treni merci tra la Cina e la Lituania, essa era stata prontamente negata da fonti di Pechino; e questo, ripeto, è un indicatore che la Cina Popolare sta cercando di ridurre al minimo il rischio di un’escalation delle tensioni con l’Europa.
Mentre l’Ue è da molto tempo critica nei confronti di Pechino per il rispetto dei diritti umani nel paese, è un fatto indiscutibile che le relazioni tra Bruxelles e Pechino sono state guidate principalmente dall’ex cancelliera tedesca Angela Merkel, che intratteneva stretti legami economici con la Cina Popolare. La sua successione potrebbe spostare l’equilibrio di potere interno dell’Ue e la Cina Popolare a questo punto ha bisogno di stabilizzare le sue relazioni complessive con l’Europa.
Sia la Lituania sia Taiwan sono state invitate al “Vertice per la democrazia” tenuto dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, e Pechino potrebbe essere preoccupata che punire Vilnius sia controproducente, tanto è vero che Su Hao, professore alla China Foreign Affairs University ha di recente dichiarato che “La Lituania sta arrivando a una linea rossa per la Cina, ma non l’ha ancora attraversata” aggiungendo che “il declassamento delle relazioni diplomatiche è appropriato in questa fase”.
Da parte sua, Vilnius non mostra alcun timore reverenziale, tanto è vero che una delegazione della Lituania e degli altri due Stati baltici ha visitato Taiwan il mese scorso e ha incontrato la presidente Tsai Ing-wen per discutere di rafforzare i legami.
I diritti umani sono un elemento centrale della politica estera del governo di coalizione lituano. Sotto l’annessione sovietica per mezzo secolo (fino al 1990), il paese rimane diffidente e preoccupato per le pressioni delle nazioni più potenti. Chiaro il parallelismo con le minacce della Russia in questi anni e, soprattutto con l’atteggiamento aggressivo di Mosca sia verso l’Ucraina sia, storicamente, con le repubbliche baltiche. Bisogna inoltre ricordare che Mosca e Pechino stanno rinforzando i loro legali politico/militari e hanno un atteggiamento aggressivo simile verso Ucraina e Taiwan.
La Lituania non ha legami economici profondi con la Cina Popolare, che l’anno scorso ha acquistato solo l’1% circa delle sue esportazioni; e, anche se le spedizioni delle società lituane non fossero sdoganate dalla dogana cinese, è improbabile che ciò provochi gravi danni economici a Vilnius che, nel frattempo, cerca di stringere legami economici più stretti con Taipei, in particolare cercando opportunità di business per la sua qualificata e capace industria delle apparecchiature laser e ottiche. I due paesi hanno firmato un memorandum d’intesa sulla cooperazione economica in settori che includono i semiconduttori dove Taiwan è leader mondiale.
Gli Stati Uniti hanno d’altro canto appoggiato la Lituania in merito alle tensioni con Pechino e il segretario di Stato Antony Blinken ha espresso a Vilnius “una ferrea solidarietà degli Stati Uniti”. Gli analisti ripetono che la minaccia della pressione economica cinese sia stata esagerata e fanno l’esempio dell’Australia, che vende oltre il 30% delle sue esportazioni alla Cina Popolare e ha dovuto affrontare barriere commerciali tra cui alte tariffe sui prodotti agricoli.
In particolare, fonti australiane hanno fatto trapelare che le esportazioni verso la Cina Popolare dei beni interessati da queste azioni sono diminuite di circa 5,4 miliardi di dollari australiani (3,8 miliardi di dollari) nell’anno fino a giugno, ma le esportazioni verso il resto del mondo sono aumentate di 4,4 miliardi di dollari australiani nello stesso periodo .
Lo stesso segretario di Stato americano Antony Blinken ha parlato nei giorni scorsi con il primo ministro lituano Ingrida Simonyte e ha sottolineato la solidarietà “corazzata” degli Stati Uniti con la nazione baltica di fronte alle pressioni della Cina Popolare.
“È importante che tutti i partner dell’Ue, degli Stati Uniti e dell’Indo-Pacifico lavorino insieme per contrastare gli atti di coercizione”, ha reso noto ieri Simonyte dopo la telefonata con Blinken. In seguito, il portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti Ned Price ha dichiarato che “il segretario Blinken ha notato preoccupanti rapporti pubblici secondo cui le autorità doganali della Cina Popolare non stanno sdoganando le spedizioni lituane o le spedizioni con componenti lituani e che stanno rifiutando le domande di importazione dalla Lituania” aggiungendo che sia “il segretario ha sottolineato che tali misure solleverebbero serie preoccupazioni, anche in base ai principi del commercio internazionale e sembrano costituire una forma di coercizione economica”, sia che “Il segretario Blinken ha evidenziato il sostegno degli Stati Uniti alla Lituania di fronte a queste azioni e ha riaffermato l’impegno degli Stati Uniti a lavorare con paesi che la pensano allo stesso modo per respingere il comportamento diplomatico ed economico coercitivo della Cina Popolare”.
A Taipei, il Ministero degli Affari esteri taiwanese ha dunque ringraziato Washington per aver dimostrato la sua leadership nell’alleanza globale delle democrazie, ed è convinto che gli Stati Uniti adotteranno misure concrete per aiutare i partner democratici a contrastare le coercizioni politiche ed economiche dei regimi autoritari.
Taiwan continuerà certamente a sviluppare relazioni amichevoli con tutti i paesi che abbracciano la democrazia e, pare ormai chiaro che il governo lavorerà anche con gli Stati Uniti e altri partner democratici per aiutare la Lituania ad affrontare le minacce ibride imposte dai regimi autoritari e a difendere le istituzioni democratiche. Esempio di tale impegno è che il servizio di guardia di frontiera di Stato lituano sta utilizzando veicoli aerei senza equipaggio donati da Taiwan per ispezionare e rafforzare il confine orientale dell’Ue con la Bielorussia.
Curioso, ma tipico della propaganda di Pechino, l’aver fatto circolare false informazioni sulla possibile cancellazione della partecipazione della Lituania alle Olimpiadi invernali di Pechino. Il ministero degli Esteri di Vilnius ha seccamente smentito la “fake news”’.
Il 2022 si aprirà infatti, con il grande evento delle Olimpiadi invernali di Pechino il cui motto e’: “Insieme per un futuro condiviso” Lo slogan, spiegano gli organizzatori cinesi, “riflette il potere dei giochi di superare le sfide globali come una comunità con un futuro condiviso per l’umanità. Bisogna lavorare insieme per un domani migliore, soprattutto dopo la pandemia di Covid-19”.
Considerando che la pandemia è una “creatura” proveniente dalla Cina Popolare e che nell’area del rispetto dei diritti umani e dell’autodeterminazione dei popoli non si prevedono medaglie appuntate sul petto del presidente cinese, c’è solo da sperare che lo spirito olimpico continui dopo la cerimonia di chiusura dei giochi.
Generale Giuseppe Morabito
Membro del Direttorio della NATO Defence College Foundation