K metro 0 – Lussemburgo – Con una decisione storica, il Parlamento europeo ha condannato il presidente Ungherese Viktor Orban con il voto favorevole di 448 eurodeputati, 197 contrari e 48 si sono astenuti (693 i votanti). Il Parlamento Europeo ha deciso di aprire la procedura prevista dall’articolo 7 del Trattato sull’Unione Europea per violazione
K metro 0 – Lussemburgo – Con una decisione storica, il Parlamento europeo ha condannato il presidente Ungherese Viktor Orban con il voto favorevole di 448 eurodeputati, 197 contrari e 48 si sono astenuti (693 i votanti).
Il Parlamento Europeo ha deciso di aprire la procedura prevista dall’articolo 7 del Trattato sull’Unione Europea per violazione delle norme sullo stato di diritto, che prevede sanzioni, nei confronti dell’Ungheria, come proposto dal rapporto Sargentini. Ora la procedura è passata al Consiglio dell’UE. Il report Sargentini, presentato dall’europarlamentare verde lo scorso aprile alla commissione per le Libertà civili, la Giustizia e gli Affari interni del Parlamento, ha messo l’Ungheria sotto accusa per il mancato rispetto dei valori europei. Il presidente del Parlamento Antonio Tajani si è congratulato con la relatrice Judith Sargentini (Verdi). L’eurodeputata dei Verdi, Judith Sargentini, relatrice del testo, ha commentato: “Una votazione storica del Parlamento a favore dello stato di diritto”. Poco prima, il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, aveva detto: “L’Europa sarà sempre a favore dello stato di diritto. L’articolo 7 va applicato lì dove lo stato di diritto è in pericolo. Rispettiamo meglio l’Ue, non sporchiamo la sua immagine, cerchiamo di difenderne l’immagine, diciamo sì al patriottismo, no al nazionalismo esagerato che detesta gli altri e cerca di distruggerli. L’Europa deve restare un continente di apertura e tolleranza, non sarà mai una fortezza in un mondo che soffre, non sarà mai un’isola, resterà multilaterale, il pianeta non appartiene a pochi”.
L’articolo 7 del Trattato di Lisbona può essere applicato nel caso in cui si riscontri una grave violazione da parte di uno Stato membro ai valori fondanti dell’Unione europea. I valori sono indicati all’articolo 2 dello stesso trattato. L’elenco comprende il rispetto per la dignità umana, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza, lo stato di diritto ed il rispetto per i diritti umani.
Orban ed il suo governo però hanno sempre respinto tutte le accuse: “Difenderemo le nostre frontiere anche contro di voi se sarà necessario. Solo noi possiamo decidere con chi vivere e come gestire le nostre frontiere, abbiamo deciso di difendere l’Ungheria e l’Europa e non accettiamo che le forze pro-immigrazione ci ricattino”. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha commentato: “Il coraggioso discorso di Viktor Orbán al parlamento europeo: ‘L’Ungheria non cederà a questo ricatto e proteggerà i propri confini’. Tutta la mia vicinanza. No alle sanzioni, no a processi a un governo liberamente eletto”. In realtà il monito all’Ungheria è arrivato più di un anno fa. Adesso però la parola passa al Consiglio europeo, che dovrà votare con una maggioranza dei 4/5 dei paesi membri confermando che esiste ‘un chiaro rischio di una grave e persistente violazione dei diritti’.
Nel frattempo, continua lo scontro all’interno degli schieramenti e dello stesso Governo italiano, da una parte la Lega che difende Orban, spalleggiato da Fratelli D’Italia, dall’altro il Movimento Cinque Stelle che si è posizionato sullo stesso schieramento del Pd. L’esito del voto non era affatto scontato, non perché non fosse certo l’orientamento favorevole della maggioranza dell’Aula (contrari erano solo i gruppi di destra e una parte, non si sapeva quanto minoritaria, del Ppe), ma perché l’attivazione dell’Art.7, mai richiesta prima dall’Europarlamento, richiede una doppia maggioranza super qualificata: devono votare a favore almeno 376 eurodeputati (la maggioranza assoluta), raccogliendo inoltre almeno i 2/3 dei voti espressi, senza contare le astensioni. L’obiettivo è stato raggiunto, perché in questo caso i 448 favorevoli hanno abbondantemente superato la soglia dei due terzi dei voti espressi, che era di 430 voti (due terzi di 645, ovvero della somma di 448 “sì” e 197 “no”).
L’Art.7 del Trattato prevede che il Consiglio Ue possa constatare “un evidente rischio di violazione grave da parte di uno Stato membro” dei valori fondamentali dell’Unione elencati nell’Art.2 del Trattato stesso, che recita: “L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini”.
Le accuse al governo di Viktor Orban, contenute nel rapporto Sargentini, riguardano soprattutto violazioni dello stato di diritto nel campo dell’indipendenza della magistratura e dei media, della libertà accademica, della libertà religiosa, della protezione delle minoranze e della possibilità di operare per le Ong e la società civile, nonché casi di corruzione, appalti irregolari e frode nell’uso dei fondi Ue.
Il Partito popolare europeo si è spaccato, con la maggioranza del gruppo che ha votato a favore delle sanzioni a Orban e una minoranza, tra cui Forza Italia, che si è espressa contro. Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Junker che fa parte del Ppe, ha detto: “Se fossi stato un eurodeputato, oggi anche io avrei votato per l’attivazione dell’articolo 7”. Solo 59 i voti contrari tra gli eurodeputati del Partito popolare europeo. Il movimento 5 Stelle è stato l’unico all’interno del gruppo (Efdd) a votare in favore delle sanzioni all’Ungheria di Viktor Orban, mentre gli europarlamentari della Lega, insieme a tutti gli altri componenti del gruppo Enf, hanno votato contro.
Dura la condanna della Lega. La capogruppo del partito al Parlamento europeo, Mara Bizzotto, ha commentato: “Le sanzioni contro Orban e l’Ungheria votate dal Parlamento Europeo sono una pagina bruttissima per la democrazia e l’intera Europa. Che una parte consistente del Ppe si sia prestato a questo linciaggio politico contro uno dei suoi leader è sotto gli occhi di tutti: spero che Orban, dopo questo affronto, molli il Ppe ed entri a far parte del nuovo blocco identitario e sovranista che stiamo costruendo in vista delle Europee del 2019. Il voto di oggi crea un precedente pericolosissimo. Dopo l’Ungheria di Orban e la Polonia di Kaczyski e Morawiecki, nei prossimi mesi la sinistra e la Ue metteranno nel mirino anche l’Italia, il nostro governo e il nostro leader Matteo Salvini. Non so se gli amici 5 Stelle abbiano compreso questo rischio”.
Il Partito democratico ha chiesto al governo di prendere una posizione chiara. La capogruppo del Pd nel Parlamento Europeo, Patrizia Toia, ha affermato: “Oggi il Parlamento europeo ha chiesto di attivare l’articolo 7 dei Trattati per censurare le violazioni dello stato di diritto del premier ungherese Orban e anche il Ppe ha chiarito una volta per tutte da che parte sta, nonostante la vergognosa defezione di Forza Italia. Ora la parola passa al Consiglio Ue e toccherà al Governo italiano chiarire da che parte sta, visto che i leghisti hanno votato a difesa di Orban e i grillini hanno votato contro”. Anche Tajani sembrerebbe rimasto isolato da Forza Italia. La posta in palio è altissima: è in gioco la democrazia in Europa.
di Salvatore Rondello