K metro 0 – Istanbul – Iran, Turchia e Russia “hanno deciso di regolare in uno spirito di collaborazione” la sorte della provincia di Idlib, ultimo grande bastione dei ribelli in Siria minacciato da un’offensiva delle forze lealiste. Lo fa sapere una nota ufficiale, diffusa alla fine di un incontro a Teheran fra i presidenti dei tre
K metro 0 – Istanbul – Iran, Turchia e Russia “hanno deciso di regolare in uno spirito di collaborazione” la sorte della provincia di Idlib, ultimo grande bastione dei ribelli in Siria minacciato da un’offensiva delle forze lealiste. Lo fa sapere una nota ufficiale, diffusa alla fine di un incontro a Teheran fra i presidenti dei tre Paesi, Hassan Rohani, Recep Tayyp Erdogan e Vladimir Putin. Hanno citato lo “spirito di collaborazione che caratterizza il processo di Astana”, lanciato dalle loro nazioni per tentare di riportare la pace in Siria. Iran e Russia appoggiano Damasco, mentre la Turchia appoggia i ribelli. Mentre la comunità internazionale teme una catastrofe umanitaria senza eguali dall’inizio del conflitto siriano nel 2011, in caso di offensiva delle truppe lealiste ammassate attorno a Idlib, i tre leader non hanno concordato alcuna tregua. Il presidente russo Vladimir Putin ha infatti detto no ad un completo cessate il fuoco in Siria e ha respinto la proposta avanzata dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan. “Lo consideriamo inaccettabile”, spiega Putin, perché una decisione in tal senso “sottrae i terroristi da un attacco” e “allo stesso tempo infligge un danno alle truppe governative siriane”.
Onu, Il Consiglio di sicurezza si divide ancora su Idlib. Francia per cessate il fuoco, la Russia per il conflitto armato
“La Siria è di nuovo sull’orlo di un abisso, Idlib è potenzialmente una bomba a orologeria per migrazione, situazione umanitaria e sicurezza”, ha detto l’ambasciatore francese all’Onu, Francois Delattre, durante la riunione del Consiglio di Sicurezza. “C’è ancora tempo per evitare un disastro ad Idlib, ma non abbiamo nemmeno un minuto da perdere”, ha aggiunto, sottolineando che un’offensiva avrebbe conseguenze disastrose. A lui ha replicato l’ambasciatore russo: “I terroristi sono concentrati in gran numero nella zona di Idlib, e pongono in pericolo la sicurezza internazionale e regionale. Al Nusra cerca di mantenere il controllo su questo territorio. Pertanto, il ‘congelamento’ della situazione è inaccettabile”. L’ambasciatore russo all’Onu, Vassily Nebenzia ha poi aggiunto: “Le capitali occidentali, guidate da Washington, si sforzano di impedire la caduta dei loro protetti estremisti”. Va data una possibilità a qualsiasi proposta sia finalizzata a evitare” la più grande tragedia umanitaria alla fine del più orribile conflitto della nostra memoria recente”. Così l’inviato delle Nazioni Unite in Siria, Staffan de Mistura, si è rivolto in videoconferenza al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a proposito della situazione a Idlib, nella Siria nordoccidentale, minacciata da una prossima offensiva militare del regime di Damasco. Dopo che Iran e Russia hanno bocciato la proposta turca di un cessate il fuoco a Idlib, de Mistura ha fatto un appello per la creazione di” vie protette per l’evacuazione volontaria” per i civili interessati a lasciare la zona. A proposito del summit di Teheran, il diplomatico ha detto che sarebbe un fallimento della diplomazia” se dopo questi sforzi vedremmo solo un aumento delle attività militari”. L’offensiva militare a Idlib, ha proseguito,” sta avvenendo esattamente in un momento in cui è in corso un dialogo serio” per la formazione di una commissione incaricata di redigere la nuova Costituzione siriana e per il ritorno dei rifugiati. Tutto questo, ha affermato de Mistura, è” incompatibile” con l’offensiva. Separare i terroristi dai civili a Idlib è un “dilemma chiave”, ha detto de Mistura, che ha parlato di” quadratura del cerchio”. Inoltre” dopo Idlib non c’è un’altra Idlib dove le persone potrebbero essere evacuate. Non abbiamo un minuto da perdere. Questi civili non hanno un posto dove andare”.
A Idlib, migliaia di persone hanno manifestato contro il regime siriano di Assad e gli interventi militari russi
A Idlib, intanto, migliaia di persone hanno manifestato oggi contro il governo di Bashar Al Assad e gli interventi militari russi e siriani. “Mentre Russia, Iran e Turchia si incontrano per discutere su Idlib, migliaia di persone nel nord-ovest della Siria hanno reso evidente che cosa vogliono che si decida a Teheran” scrive su Facebook l’ong siriana The Syria Campaign. “Attraverso i villaggi e le città della provincia, la gente ha chiesto libertà dal regime di Assad e la fine dei crimini di guerra russi e siriani” prosegue il post. Esibendo cartelli insieme alle bandiere a tre stelle della rivoluzione siriana, i dimostranti hanno chiesto alla comunità internazionale di “fermare l’attacco imminente”. Intanto, in Italia, il Comitato Siria di Milano fa sapere che aderisce a una manifestazione internazionale in programma domani nel capoluogo lombardo e in altre città dell’Europa, della Turchia e della Siria per “ricordare la sorte delle migliaia di persone prigioniere nelle carceri del regime di Bashar Al Assad, dopo che in questi anni decine di migliaia sono state torturate, uccise e fatte scomparire”.
L’allarme dell’Unicef: un milione di bambini a rischio nella provincia di Idlib
Una nuova ondata di combattimenti a Idlib, nella Siria nordoccidentale, metterà la vita di oltre 1 milione di bambini a rischio. L’allarme arriva dalla direttrice generale dell’Unicef, Henrietta Fore: “Migliaia di bambini a Idlib sono stati costretti a lasciare le proprie case diverse volte e ora vivono in accampamenti di fortuna sovraffollati con scorte di cibo, acqua e medicine, pericolosamente scarse”. Per Fore, “una nuova ondata di violenze potrebbe intrappolarli tra i combattimenti e comporterebbe la possibilità di essere colpiti negli scontri, con conseguenze potenzialmente letali”. Le vite dei bambini a Idlib sono, quotidianamente, minacciate anche mentre tentano di accedere ai già limitati servizi sanitari e per l’istruzione. Soltanto circa la metà delle strutture sanitarie pubbliche sono attualmente operative e i medici denunciano la mancanza di medicine e scorte salvavita. Una escalation dei combattimenti potrebbe anche portare alla chiusura delle scuole e a tenere i bambini a casa. Anche se il nuovo anno scolastico è cominciato il 1° settembre, in molte scuole mancano ancora materiali di base, circa 7mila aule devono essere restaurate e oltre 2.300 posti per insegnanti sono attualmente liberi. Mentre i combattimenti si intensificano, l’Unicef di dice seriamente preoccupato perché possibili attacchi aerei, operazioni militari via terra e l’uso di armi esplosive in aree densamente popolate avranno conseguenze disastrose per i bambini.
Beppe Pisa
JobsNews