K metro 0 – Beirut – L’indagine sull’esplosione del porto di Beirut del 5 agosto del 2020 è stata sospesa dopo che due ex ministri accusati hanno presentato una nuova denuncia legale contro l’investigatore principale. È quanto accaduto pochi istanti dopo che il giudice Tarek Bitar ha emesso un mandato d’arresto per l’ex ministro delle
K metro 0 – Beirut – L’indagine sull’esplosione del porto di Beirut del 5 agosto del 2020 è stata sospesa dopo che due ex ministri accusati hanno presentato una nuova denuncia legale contro l’investigatore principale. È quanto accaduto pochi istanti dopo che il giudice Tarek Bitar ha emesso un mandato d’arresto per l’ex ministro delle finanze Ali Hasan Khalil, che non si è presentato all’interrogatorio. Poco dopo, il giudice è stato informato che gli avvocati di Khalil e dell’ex ministro dei lavori pubblici Ghazi Zeiter, anch’egli accusato, hanno fatto una nuova richiesta per escluderlo dal caso, secondo quanto ha rivelato una fonte giudiziaria ad Al Jazeera.
Le altre sedute di interrogatorio di Bitar previste questa settimana per Khalil, Zeiter e l’ex ministro degli interni Nouhad Machnouk sono state così sospese. La richiesta di oggi era il terzo tentativo di Zeiter e Khalil di rimuovere Bitar dalla sua posizione di capo dell’indagine sull’esplosione al porto di Beirut che uccise più di 200 persone, ne ferì circa 6.500 e devastò ampie parti della città. La loro richiesta iniziale presentata alla fine di settembre scorso ha portato dunque alla sospensione temporanea dell’inchiesta. La richiesta era stata respinta dalla Corte d’Appello il 4 ottobre e seguita da un altro rifiuto della Corte di Cassazione lunedì.
Machnouk e l’ex ministro dei lavori pubblici Youssef Finianos avevano in precedenza presentato due denunce legali separate contro il giudice. Bitar ha emesso un mandato d’arresto per Finianos a settembre, ma non è stato eseguito. Il giudice aveva anche convocato l’ex primo ministro Hassan Diab per un interrogatorio a fine mese.
Il giudice ha subìto un’enorme pressione da parte di gruppi che lo hanno accusato di pregiudizi politici. Lunedì, il Segretario generale di Hezbollah Sayyed Hassan Nasrallah ha accusato Bitar di usare “il sangue delle vittime per servire interessi politici“, e ha effettivamente chiesto la sua sostituzione. Esperti legali hanno respinto le accuse che Bitar ha preso di mira gli individui per motivi politici. Nizar Saghieh, un avvocato dell’organizzazione di vigilanza Legal Agenda, ha detto lunedì ad Al Jazeera che Bitar ha accusato e perseguito i funzionari con “chiara documentazione e prove“. Ma le famiglie delle vittime che continuano a sostenere il giudice hanno dichiarato che i funzionari libanesi stanno sistematicamente ostacolando le indagini.
Bitar, è bene ricordarlo, ha guidato l’indagine sull’esplosione di Beirut da febbraio, dopo che il suo predecessore, il giudice Fadi Sawan, è stato rimosso a seguito di una denuncia simile che metteva in dubbio la sua imparzialità. Nella loro denuncia contro Sawan, Zeiter e Khalil hanno affermato che non poteva tenere un’indagine imparziale perché la sua casa a Beirut è stata danneggiata nell’esplosione.
Interi quartieri di Beirut sono stati distrutti nell’esplosione del 2020, dopo che un’enorme scorta di nitrato di ammonio, immagazzinata per anni in modo non sicuro al porto, è esplosa. Si stima che 300.000 persone siano rimaste senza casa in una delle più grandi esplosioni non nucleari mai registrate.
Il Libano è ormai nel pieno della sua crisi che perdura da due anni, con il sistema elettrico nazionale arrivato al collasso. Manca difatti il carburante necessario per alimentare le due principali centrali, quelle di Daeir Ammar e Zahrani: il paese è senza elettricità e potrebbe rimanere così fino a lunedì, quando sarà forse possibile far ripartire le turbine.