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Portogallo, bollette e freddo: “combattere la povertà energetica”, incentivi alle famiglie

Portogallo, bollette e freddo: “combattere la povertà energetica”, incentivi alle famiglie

K metro 0 – Lisbona – Sono già arrivate 4.350 domande e il ministero per l’ambiente ne ha finora accolte 368. Il maggior numero di beneficiari del programma per il miglioramento dell’efficienza energetica delle abitazioni risiede nei distretti di Porto, Lisbona, Braga e Setúbal, ha precisato l’ufficio del ministro, João Pedro Matos Fernandes. Gestito dal

K metro 0 – Lisbona – Sono già arrivate 4.350 domande e il ministero per l’ambiente ne ha finora accolte 368. Il maggior numero di beneficiari del programma per il miglioramento dell’efficienza energetica delle abitazioni risiede nei distretti di Porto, Lisbona, Braga e Setúbal, ha precisato l’ufficio del ministro, João Pedro Matos Fernandes.

Gestito dal Fondo Ambiente, con il supporto dell’Agenzia per l’Energia (ADENE) e della Direzione Generale dell’Energia e della Geologia (DGEG), il programma “Vale Eficiência” (Bonus Efficienza) mira a “combattere la povertà energetica”, ovvero l’incapacità delle famiglie di far fronte alle spese per i servizi energetici minimi, in particolare per il riscaldamento, “attraverso l’attribuzione di un voucher di 1.600 euro (IVA inclusa), alle famiglie beneficiarie della tariffa energetica sociale”.

Per i beneficiari dei primi voucher, il passo successivo per usufruire di questo sostegno sarà quello di selezionare uno dei 102 fornitori già iscritti all’elenco pubblico del Fondo Ambientale, per eseguire i lavori di sostituzione delle finestre, installazione di sistemi di isolamento termico o di riscaldamento e/o raffreddamento.

Lanciato nell’ambito del Piano di Risanamento e Resilienza (PNRR), il programma ha “uno stanziamento complessivo di 162 milioni di euro, distribuiti entro il 2025 a un totale di 100mila famiglie”.

Per quest’anno è prevista la consegna di 20mila voucher, per un importo di 32 milioni di euro.

Il problema della povertà energetica in Portogallo è molto acuto. Circa un quinto dei portoghesi vive in case che non riesce a riscaldare adeguatamente, a causa di decenni di costruzioni realizzare senza criteri adeguati e di strategie politiche tardive.

E ogni anno, quando arriva l’inverno, 2 milioni di persone (un quinto della popolazione) battono i denti. Qualcuno anche muore. Stando ai dati dell’Istituto nazionale di sanità, nel 2019, ad esempio, su 3.700 decessi dovuti all’influenza nell’anno precedente, più di un decimo (397) erano dovuti proprio al freddo, anche in casa.

Migliaia di edifici costruiti nella seconda metà del secolo scorso sono privi di un adeguato isolamento termico.

A gennaio, in seguito ad alcune giornate di freddo intenso, molti hanno ricevuto bollette di più di 240 euro mensili tenendo acceso anche solo un calorifero (in un paese dove i prezzi di gas e elettricità sono tra i più alti d’Europa).

Molti insomma spendono una buona parte del loro stipendio per il riscaldamento. Oppure si adattando indossando cappotti, cappelli e guanti “vivendo in condizioni che oggigiorno la maggior parte delle persone nel resto d’Europa non tollererebbe”, spiega Joao Pedro Gouveia dell’Università Nova di Lisbona.

Circa il 75 per cento del milione e mezzo di edifici di cui è nota la classe energetica in Portogallo, aggiunge Gouveia, non supera i requisiti di efficienza richiesti dalla legge. Secondo lui, inoltre, due terzi di quelli che non hanno alcuna certificazione sarebbero messi «molto, molto peggio».

Resta da vedere se le misure adottate dal governo per combattere la povertà energetica riusciranno a migliorare sensibilmente la situazione dei quasi 2 milioni di portoghesi che vivono in case senza un riscaldamento adeguato.

Gli investimenti proposti dal governo sono «progetti co-finanziati». Ciò significa che i proprietari di casa dovranno comunque contribuire per la ristrutturazione delle loro case: (sostituzione di finestre e infissi, rifacimento dei tetti, coibentazione delle mura, ecc.), tutti lavori che la maggior parte delle famiglie che sono già in difficoltà (aggravate per giunta dalla pandemia) non potrebbero permettersi.

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