K metro 0 – Roma – Romano, classe 1953, Carlo Calenda e’ uno dei 4 “Big” che Domenica 3 ottobre, a Roma, si contenderanno la poltrona di sindaco. Già ministro dello Sviluppo economico, uscito dal PD nel 2019, non condividendo l’improvvisa scelta del partito di fare un governo con l’M5S dopo essersi dichiarato più volte
K metro 0 – Roma – Romano, classe 1953, Carlo Calenda e’ uno dei 4 “Big” che Domenica 3 ottobre, a Roma, si contenderanno la poltrona di sindaco. Già ministro dello Sviluppo economico, uscito dal PD nel 2019, non condividendo l’improvvisa scelta del partito di fare un governo con l’M5S dopo essersi dichiarato più volte contrario a una prospettiva del genere, Calenda, di formazione sia economico-giuridica che umanistica, è un candidato che batte molto sul tasto della conoscenza precisa di Roma: “città con più di 50 quartieri, che ho percorso palmo a palmo e che è indispensabile conoscere in tutte le sue caratteristiche, attività e bisogni (di cui, se sarò eletto, farò fare una mappatura precisa, zona per zona, essenziale per impostare finalmente un piano di sviluppo della città dopo anni d’immobilismo e, soprattutto, di degrado)”. Parlando, a Roma, nella sede dell’UPTER, la più celebre e di vecchia tradizione tra le università popolari, l’aspirante sindaco ha esordito citando anzitutto i dati più autorevoli sul livello complessivo d’istruzione, e maturità intellettuale, dei cittadini europei. “Dati – ha aggiunto Francesco Florenzano, Presidente UPTER – che impietosamente vedono l’ Italia agli ultimi posti: se, negli anni ’80, i ragazzi italiani conoscevano ognuno, in media,1700 parole, ai primi del Duemila la cifra s’era ridotta a metà; oggi, è drammaticamente ancora meno. Ecco allora l’indispensabilità,, per i futuri governi nazionali, di impostare adeguati piani per contrastare, a tutte le età, il preoccupante fenomeno dell’analfabetismo di ritorno”.
“Se un Paese è ignorante, inevitabilmente è anche povero”, ha sottolineato Calenda; “da qui non si scappa. Ora, se in Italia gli studenti dei Licei e delle Università – come ci viene riconosciuto anche all’estero – sono, in media, tra i più preparati al mondo, la maggioranza però ha un deficit di preparazione complessiva del 40%, ben superiore alla media europea, che è del 20%. Da Roma, in giù, addirittura 70 ragazzi su 100 non leggono neanche un libro all’anno (e al nord è il 50%, più di quel che si potrebbe pensare). Mentre, allargando il discorso, la storia ci dimostra che tutte le crisi sono dipese anche da uno scollamento tra popolazione ed elites dirigenti, dall’incapacità della prima di comprendere il progetto politico delle seconde: allora, è più che mai dovere dello Stato contemporaneo (vedi, infatti, i primissimi articoli della nostra Costituzione, N.d.R.), con tutti i mezzi che ha a disposizione, di rimuovere questi ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della personalità dei cittadini”.
Illustrando il suo programma politico, e rispondendo alle domande dei cittadini, Calenda ha fatto una spietata disamina delle carenze dell’azione un po’ di tutte le Giunte comunali degli ultimi 25 anni, su questo essenziale piano della promozione della cultura fra i cittadini (“e come romano, ne sono francamente rattristato”). ”A parte l’indubbio sviluppo delle biblioteche pubbliche di quartiere, cosa hanno fatto, le giunte precedenti, per aiutare, anche sul piano economico e logistico, quelle poche librerie private che cercano anche di diventare poli culturali nelle proprie zone, incentivando nel pubblico l’amore per la lettura,veicolo, a sua volta, d’una complessiva maturazione della persona? Negli ultimi 15 anni, tantissime librerie spesso di vecchia tradizione, e anche videoteche, a Roma hanno chiuso, travolte non solo da tasse eccessive e dalla mancanza d’una politica del settore, ma anche dalla concorrenza spietata di canali nuovi come Amazon, che – direi senza esagerare – tendono a raggiungere, in un futuro non troppo lontano, un monopolio mondiale del commercio librario”.
L’ex. Ministro dello Sviluppo economico, allargando il discorso anche alla politica museale delle amministrazioni capitoline, ha ricordato anche la sua recente proposta di unificare, in sostanza, i tanti musei settoriali della capitale, comunali e statali (Capitolini, Gallerie nazionali di Arte Antica e di Arte Moderna, MAXXI, ecc…) per creare un unico, grande Museo della civltà artistica italiana, analogo al Louvre o al British Museum.Proposta su cui si può e si deve discutere, non essendo certo di facile realizzazione: ma cui non si può negare il merito di contribuire a un serio dibattito sull’indispensabile risveglio dell’identità civile dei romani e di tutti gli italiani.”E chiedo agli elettori – ha concluso – di votare finalmente non per appartenenza, ma liberamente e sulla base d’una valutazione critica dei candidati, e non tanto dei partiti: non a caso, l’80% e piu’ dei candidati alla mia lista civica “Calenda sindaco”, non ha mai fatto politica, ma ha sempre lavorato in associazioni e movimenti della società civile”.