K metro 0 – Beirut – La Siria ha accettato di aiutare il Libano colpito dalla dura crisi facendo transitare gas ed elettricità attraverso il suo territorio. Lo ha dichiarato un funzionario siriano sabato scorso durante la prima visita diplomatica di alto livello di Beirut a Damasco dallo scoppio della guerra civile in Siria. Le
K metro 0 – Beirut – La Siria ha accettato di aiutare il Libano colpito dalla dura crisi facendo transitare gas ed elettricità attraverso il suo territorio. Lo ha dichiarato un funzionario siriano sabato scorso durante la prima visita diplomatica di alto livello di Beirut a Damasco dallo scoppio della guerra civile in Siria. Le carenze di carburante e interruzioni di energia elettrica derivate dal collasso economico del paese medio orientale hanno ormai paralizzato le imprese come ristoranti, negozi, industrie, e servizi essenziali come gli ospedali.
Ora Beirut spera però di trovare un accordo per importare gas dall’Egitto e elettricità dalla Giordania utilizzando le infrastrutture siriane. Con l’approvazione di Washington, tuttavia, date le sanzioni degli Stati Uniti contro il regime di Damasco.
“La Siria è pronta ad aiutare il Libano con il transito del gas egiziano e dell’elettricità giordana attraverso il territorio siriano“, ha detto ai giornalisti l’alto funzionario Nasri Khouri dopo che la delegazione guidata dal vice primo ministro ad interim Zeina Akar ha incontrato il ministro degli Esteri siriano Faisal al-Meqdad e il ministro del Petrolio Bassam Tomeh. “Le parti hanno concordato di istituire un team congiunto per seguire i dettagli tecnici” del piano, ha aggiunto Khouri, che è segretario generale del Consiglio superiore libanese-siriano.
Il ministro dell’Energia libanese, Raymond Ghajar, ha precisato che questa settimana si terrà così un incontro in Giordania con i rappresentanti di Beirut, Amman, Damasco e Cairo per discutere le questioni tecniche e finanziarie e per decidere un piano di lavoro e un calendario per ripristinare le infrastrutture devastate dalla guerra in Siria alla distribuzione di energia.
Nel frattempo, la presidenza del Libano ha già parlato di colloqui con la Banca Mondiale, guidati dagli Stati Uniti, per finanziare le sue importazioni. Il Libano, in effetti, ha mantenuto i legami diplomatici con la Siria, ma ha adottato una politica di dissociazione dal conflitto dal suo inizio nel 2011, mettendo un freno ai rapporti ufficiali. I funzionari della sicurezza e i politici libanesi si sono recati diverse volte in visita in Siria negli ultimi anni, ma quasi solo a titolo personale o per conto di partiti politici che sostengono il governo del presidente Bashar al-Assad. Essi includono rappresentanti del potente movimento Hezbollah, sostenuto dall’Iran, che ha combattuto a fianco delle forze di Assad in Siria fin dalle prime fasi della guerra.
La recente visita arriva dopo che la presidenza libanese il mese scorso ha detto che Washington ha accettato di aiutare il Libano a garantire elettricità e gas naturale dalla Giordania e dall’Egitto attraverso il territorio siriano. Ciò implica che gli Stati Uniti sono disposti a rinunciare alle sanzioni occidentali che vietano qualsiasi transazione ufficiale con il governo siriano e che hanno ostacolato i precedenti tentativi del Libano di rifornirsi di gas dall’Egitto.
Il Libano, un paese di più di sei milioni di persone, è alle prese con una crisi economica bollata dalla Banca Mondiale come una delle peggiori del pianeta nei tempi moderni. La Banca Centrale sta lottando per procacciarsi le importazioni di base, compreso il carburante, che ha causato carenze e prolungate interruzioni di corrente fino a 22 ore al giorno. E così, quasi tre quarti della popolazione vive in povertà, aumentata drasticamente nel 2021. Ora affligge circa il 74% della popolazione, stando a quanto dichiarato venerdì dalla Commissione economica e sociale delle Nazioni Unite per l’Asia occidentale (ESCWA). La segretaria esecutiva dell’ESCWA, Rola Dashti, ha rilanciato il suo appello per la creazione di un fondo di solidarietà sociale per il paese in crisi. Ha ricordato una proposta dell’ESCWA presentata l’anno scorso, chiedendo che il 10 per cento più ricco del Libano, che all’epoca deteneva quasi 91 miliardi di dollari di ricchezza, finanziasse il divario per l’eliminazione della povertà con contributi annuali dell’1 per cento della loro ricchezza netta. Dato che la crisi socioeconomica senza precedenti affligge ormai tutti i segmenti della società, i gruppi di popolazione alle estremità più alte e più basse della scala educativa, ora hanno tassi di povertà simili. Lo studio mostra anche che la quota di famiglie prive di assistenza sanitaria è aumentata al 33%, e quella di coloro che non sono in grado di ottenere medicinali è anche aumentata a più della metà. Per Dashti, “mitigare l’impatto della crisi richiede solidarietà e cooperazione tra tutti i segmenti della società libanese”. Ha esortato pertanto a sviluppare schemi di protezione sociale efficaci che siano più rispondenti ai bisogni dei poveri, specialmente i più colpiti, e l’espansione della loro portata per includere i disoccupati.