K metro 0 – Kabul – Ogni volta che sento la parola “caduta”, quello che mi viene alla mente è di cadere in una fossa buia e senza fine. Forse, mi viene in mente a causa della storia della mia patria (l’Afghanistan). La caduta dei governi in Afghanistan ha determinato i giorni più bui della
K metro 0 – Kabul – Ogni volta che sento la parola “caduta”, quello che mi viene alla mente è di cadere in una fossa buia e senza fine. Forse, mi viene in mente a causa della storia della mia patria (l’Afghanistan). La caduta dei governi in Afghanistan ha determinato i giorni più bui della nostra storia e la nazione ha vissuto i giorni peggiori di sempre. Io, un ragazzo afghano di 20 anni che è nato nel 2001 durante gli ultimi mesi di governo dei talebani, come mia mamma mi ha raccontato, avevo pochi mesi quando gli americani hanno cominciato a bombardare i talebani vicino casa nostra a Kabul. Ecco perché posso dirvi di essere nato durante la guerra, di aver giocato durante la guerra, di essere cresciuto durante la guerra, di essere andato a scuola durante la guerra, e di essere andato all’università durante la guerra. Cosa credete, che sia stato facile? No! Non lo è stato.
Tutti i giorni, uscendo di casa per andare ad istruirmi, non ero sicuro di poter tornare a casa e vedere ancora la mia famiglia, i miei genitori, a causa delle esplosioni e per la guerra per procura che ancora continua nel mio paese. Si! Noi, giovani afgani, abbiamo studiato rischiando le nostre vite, ma per ottenere cosa? Quale è il risultato di tutti i nostri sforzi?
La caduta!
Di nuovo, la caduta del governo ha vanificato tutti i nostri sforzi e fatto sprofondare nei giorni più cupi le vite degli afgani istruiti e di mente aperta. Nella nostra patria non abbiamo mai avuto tranquillità. Non abbiamo mai avuto un paese molto sviluppato, ma grazie alla democrazia e alla repubblica abbiamo avuto la libertà. Si, piccole libertà, ma molto importanti e significative per le nostre vite e per sopravvivere. Il 15 agosto 2021 l’Afghanistan, il mio amato paese è caduto nelle mani dei talebani. La Repubblica Islamica dell’Afghanistan è caduta. Il giorno prima della caduta, al culmine della delusione e della tristezza, sono andato all’università. Era aperta e alcuni dei miei colleghi di corso erano presenti. C’erano anche due ragazze, cinque ragazzi e gli insegnanti. Abbiamo studiato le nostre lezioni come al solito. Ma nessuno rideva, nessuno era sereno, tutti nell’università erano turbati e nervosi. L’università era immersa nel silenzio, un silenzio molto terrificante. Posso dire il silenzio prima della tempesta.
Neppure a lezione nessuno fece domande. Le ragazze erano talmente nervose e tristi. Dopo la lezione la mia collega Maryam ci ha detto: “Forse questa è l’ultima volta che ci incontriamo, forse non faremo più lezione nella stessa classe. Voglio molto bene a tutti voi e mi mancherete tutti moltissimo! Abbiate cura di voi e delle vostre famiglie. La situazione sta peggiorando un istante dopo l’altro. Arrivederci miei amati compagni di classe!” E non riuscì a trattenere le lacrime e scoppiò a piangere.
E ‘stato uno dei più tristi arrivederci della mia vita. Possiamo questo “arrivederci” chiamarlo la fine di un sogno?
Sono tornato a casa. Anche la città era triste. Tutte le persone erano in uno stato di shock. L’autista del taxi mi ha chiesto: “Cosa sta succedendo?” Ho risposto: “Non lo so!” Ero talmente contrariato che non volevo dire neppure una parola. Ero senza parole. Mi sono chiesto ancora e ancora, Munir, che cosa sta succedendo? Le facce nervose e stravolte delle persone mi hanno spezzato il cuore. Eravamo e siamo così indifesi. Sono andato in. camera da letto. Non ho cenato ed è cominciata la notte più lunga della mia vita. Tantissimi interrogativi mi tormentavano l’animo e il cuore. Kabul sta per cadere sotto i talebani? Chiuderanno la nostra università? Se Kabul cade, distruggeranno la città e inizieranno di nuovo una guerra? Trasformeranno la repubblica in un emirato? Rapineranno il nostro museo nazionale e i nostri archivi nazionali come negli anni ’90? Daranno fuoco alle scuole femminili? Povera sorella mia! Sarà possibile per lei prendere il diploma del master? Che è il suo più grande desiderio.
E vedere il viso sconvolto di mia madre ha spezzato il mio cuore in mille pezzi. Lei ha lavorato per più di 30 anni per l’apparato di istruzione delle ragazze afgane. Ha fatto del suo meglio per sembrare calma e serena, ma potevo vedere il dolore oltre il suo volto e nei suoi occhi. Potrà continuare il suo lavoro per l’istruzione delle ragazze afgane? Domande di questo tipo sul nostro futuro mi hanno tenuto sveglio tutta la notte, non riuscivo a dormire. L’orologio andava molto lentamente. Per qualche minuto ho pensato che forse la notte non avrebbe avuto una fine. Avevo un grande dolore nel cuore. Ma la lunga notte ebbe fine. Il sole sorse e per me quell’alba era un raggio di speranza al culmine della delusione. Per me che credevo che questa guerra per procura non sarebbe finita questa alba ha modificato il mio punto di vista. Ho detto che no, anche questa guerra avrà un termine. Dopo decenni di guerra, disgrazia e miseria, un giorno la pace prevarrà nel mio meraviglioso paese. Ma quando? Io non lo so! Noi, le generazioni nate durante la guerra, moriremo durante una guerra? Di nuovo le domande che assillano. Ed io, sono solo un ragazzo afgano triste e distrutto che non ha le risposte.
Ho fatto un profondo respiro, volevo uscire dalla stanza da letto con un morale forte e un sorriso sulle labbra e dare il buongiorno alla mia famiglia. Ma erano tutti tristi e abbattuti. Non parlavano come fanno di solito. Tutti facevano del loro meglio per cercare di essere positivi e non mostrare il loro dolore e la loro angoscia.
L’Afghanistan era nei titoli delle prime pagine delle notizie mondiali.
“I talebani stanno circondando Kabul.”
Questa notizia mi ha fatto provare un sentimento che non avevo mai provato prima.
Nel pomeriggio il presidente Ghani ha lasciato il paese!
I talebani sono entrati nel palazzo presidenziale!
I talebani hanno ammainato la bandiera nazionale dell’Afghanistan dal palazzo presidenziale!
I talebani hanno ammainato la più alta bandiera dell’Afghanistan dalla collina di Wazir Mohammad Akbar Khan!
Tutti i media mondiali parlano di Afghanistan. Adesso tra di noi non ci nascondiamo il nostro dolore. L’intera famiglia è in lacrime. Se qualcuno mi chiedesse: “Qual è per te il più duro e peggiore giorno della tua vita?” Io risponderei che è il giorno in cui i talebani sono arrivati e hanno ammainato la nostra bandiera nazionale. Sono andato nella mia stanza. Ho preso la bandierina dell’Afghanistan che mia madre mi aveva regalato. Volevo essere solidale con la mia bandiera. Ho parlato con la mia bandiera: “Sii forte, mia amata bandiera! Passerà anche questo! E tu sarai per sempre la nostra bandiera nazionale! Il tuo posto è sopra i nostri occhi”.
Ero distrutto, ero deluso, ero senza speranze, ma ho pensato che avrei dovuto chiamare i miei amici e compagni di classe, staranno bene? Si, per il momento stanno tutti bene ma riesco a percepire nelle loro voci paura, dolore, tristezza, panico. Ho detto a me stesso: “Cosa accadrà adesso. Avrei preferito morire in un’esplosione invece di veder succedere questa situazione nel mio paese. Non volevo vedere le facce tristi della mia gente. Non volevo sentire il silenzio di Kabul. Ma ho visto e sono vivo! Dovrei fare qualcosa per sopravvivere. Dovrei tenere alto il morale! Dovrei pensare positivo ma come riuscire a farlo? Tutta l’attenzione del mondo è di nuovo su di noi. Ora tutto il mondo sta parlando di Afghanistan! Non sarebbe stato meglio per il mondo di far sentire la sua voce due mesi fa? Sembra come se il mondo aspettasse che i talebani conquistassero l’intero Afghanistan per far sentire la sua voce. Migliaia di bambini afgani uccisi a causa di questa ininterrotta guerra per procura. Negli ultimi mesi, dov’erano le Nazioni Unite? Dov’era Save The Children? Dov’erano i diritti umani? Migliaia di famiglie sfollate dalle province verso Kabul. Stavano nei parchi di Kabul e non avevano neppure le tende per accamparsi. Non avevano niente da mangiare o vestiti da mettersi addosso. Tutti gli abitanti di Kabul facevano il massimo per questi sfollati, ma non era abbastanza. Ma le Nazioni Unite in quel momento dove erano? Mi sono detto che forse le Nazioni Unite e i diritti umani non ci spettano perché siamo un paese del terzo mondo!
Il mio cuore e i miei occhi piangevano. Ho acceso la TV e ho visto la scena più incredibile della mia vita. Un giorno dopo che i talebani avevano preso Kabul, le annunciatrici erano tornate in video, persino su Tolo TV. La presentatrice intervistava un ufficiale talebano. Era un raggio di speranza al culmine della disperazione. Ma continuerà? Si può credere alle promesse dei talebani? E se i talebani non mantengono le promesse, una volta che il mondo avrà riconosciuto il loro governo?
Gli afgani sono lasciati ad un futuro oscuro e incerto.
Si! Siamo vivi! Ma non stiamo vivendo! C’è una differenza.
Ahmad Munir Wardak
traduzione di Laura Cafiero