K metro 0 – Bruxelles – L’UE è fermamente decisa a mandare in pensione anticipata le auto a benzina e diesel, ma anche ibride, dal 2035. Avviando però da subito un graduale processo per raggiungere, entro i prossimi 14 anni, l’obiettivo delle emissioni zero dai veicoli in circolazione. La proposta era già in discussione, ma
K metro 0 – Bruxelles – L’UE è fermamente decisa a mandare in pensione anticipata le auto a benzina e diesel, ma anche ibride, dal 2035. Avviando però da subito un graduale processo per raggiungere, entro i prossimi 14 anni, l’obiettivo delle emissioni zero dai veicoli in circolazione.
La proposta era già in discussione, ma stavolta, mentre la Francia celebra il 14 luglio la festa della Rivoluzione, la Commissione europea annuncia una rivoluzione verde destinata a liberare l’UE dalla dipendenza dai combustibili fossili.
Bruxelles spera anche di affermare così l’Europa come leader indiscusso nel raggiungimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima sottoscritto alla fine del 2015, riguardo alla riduzione delle emissioni di gas serra a partire dal 2020.
“Abbiamo un obiettivo, ma ora presentiamo anche la tabella di marcia per arrivare alla meta” ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen presentando il maxi piano FitFor55 (dove 55 sta per riduzione del 55% di emissioni nette entro il 2030), sugli obiettivi dell’UE per l’ambiente.
La proposta di vietare la vendita di nuove auto a benzina a partire dal 2035, una delle più audaci del maxi piano, ha già sollevato preoccupazioni a Parigi e Berlino. E la principale associazione europea dei produttori di automobili ritiene “irrazionale” lo stop ai motori a combustione da quella data, pur sostenendo “tutti gli sforzi per rendere l’Europa a emissioni zero entro il 2050”.
Al centro del pacchetto legislativo c’è l’ambizione di dare nuova vita al difettoso sistema di scambio delle emissioni dell’UE (ETS), il più grande mercato del carbonio al mondo, dove l’industria paga per il diritto di inquinare.
I gruppi di pressione sono già al lavoro per ottenere un trattamento speciale – o più tempo a disposizione – prima che i vincoli di un’Europa più verde entrino in vigore.
Gli ambientalisti hanno subito criticato i provvedimenti annunciati come insufficienti e l’European Environmnetal Bureau (la più grande rete europea di ONG ambientaliste, 160 associazioni di 35 paesi europei) ha definito il piano dell’UE “inadatto” a combattere efficacemente il cambiamento climatico.
Ma c’è anche il timore di una riedizione, a livello continentale, delle proteste dei “gilet gialli” scoppiate in Francia quando il governo ha imposto una nuova tassa sul carburante in nome della difesa dell’ambiente.
Il piano FitFor55 prevede infatti più tasse sui carburanti, meno sull’elettricità, ovvero il passaggio da una tassazione dell’energia basata sui volumi ad una basata sul contenuto energetico dei combustibili. Con il nuovo sistema, applicato gradualmente dal 2023, la tassazione minima sulla benzina passerebbe da 0,359 a 0,385 centesimi al litro, quella sul gasolio da 0,330 a 0,419 centesimi al litro. Mentre le imposte minime sull’elettricità caleranno da 1 euro per Megawatt/ora a 58 centesimi.
Un altro pilastro del piano dell’UE è l’introduzione di una tassa sul carbonio che sarà pagata dalle aziende non europee al confine esterno dell’Unione, per garantire che le importazioni più “sporche” (a più alto contenuto inquinante) non abbiano un vantaggio sleale.
Le aziende inquinanti che esportano merci nell’UE dovranno comprare quote di emissione di carbonio (ETS) ovvero permessi per inquinare, una decisione che probabilmente inimicherà i partner commerciali dell’UE come la Russia, la Cina e l’India.
Per alleviare il colpo, i concorrenti europei degli importatori – industrie come l’acciaio, il cemento, l’alluminio, i fertilizzanti e l’energia elettrica – vedranno gradualmente eliminate le quote di carbonio gratuite di cui godono attualmente.
Mentre si stavano dando gli ultimi ritocchi alle proposte dell’UE sono scoppiati forti contrasti all’interno della Commissione.
Particolarmente sensibili sono state le misure per imporre combustibili sostenibili e probabilmente più costosi nei settori pubblici come i trasporti, il riscaldamento e il raffreddamento, così come la costruzione di auto verdi.
Un’altra grande battaglia verrà ingaggiata dalle compagnie aeree su un provvedimento per tassare il carburante per i voli intraeuropei. Destinazioni turistiche come Spagna, Portogallo e Grecia sperano di disinnescare la proposta.
Gli stati membri, soprattutto quelli orientali, come la Polonia, che dipendono dal carbone, opporranno resistenza alle misure più severe per la riduzione delle emissioni e chiederanno aiuti finanziari per cambiare i loro sistemi tradizionali di produzione energetica.
Mentre gli ambientalisti, dal canto loro, non sono convinti dei piani per promuovere i pozzi naturali di assorbimento del carbonio come le foreste e i pascoli, temendo un tentativo di nascondere una mancanza di ambizione nel tagliare le emissioni alla fonte.
(AFP)