K metro 0 – Rio de Janeiro – Continua il disboscamento illegale nell’Amazzonia. Gli ultimi dati registrano un disboscamento nel solo mese di maggio di più di 1.180 chilometri quadrati di foresta pluviale con un aumento del 41% rispetto al 2020. La preoccupazione degli ambientalisti è tuttavia sempre più alta perché è appena iniziata la
K metro 0 – Rio de Janeiro – Continua il disboscamento illegale nell’Amazzonia. Gli ultimi dati registrano un disboscamento nel solo mese di maggio di più di 1.180 chilometri quadrati di foresta pluviale con un aumento del 41% rispetto al 2020.
La preoccupazione degli ambientalisti è tuttavia sempre più alta perché è appena iniziata la stagione secca, che dura fino ad ottobre, ovvero il periodo in cui la devastazione della foresta, tra roghi appiccati per creare terreni adatti ai pascoli delle mandrie e alberi tagliati per ricavare legno da esportate, raggiunge il picco. L’obiettivo di Bolsonaro è quello di eliminare la deforestazione illegale del Brasile entro il 2030. Gli ambientalisti rimangono scettici su questo punto ricordando le molte promesse fatte da Bolsonaro e quasi mai mantenute: come quella di voler “spegnere le motoseghe” ma in realtà ridusse il bilancio del ministero dell’Ambiente, tagliando il personale degli enti preposti al controllo e alla conservazione dell’Amazzonia. L’Osservatorio de Clima ONG fa notare come dall’inizio dell’anno fino al 28 maggio, circa 2.337 chilometri quadrati di foresta pluviale amazzonica sono stati abbattuti dalle industrie del disboscamento e dell’agricoltura. Se l’aumento delle cifre mensili continuerà a giugno e luglio, significherebbe un quarto anno record senza precedenti (da agosto a luglio) di deforestazione consecutivo. Nell’ultimo anno da agosto 2019 a luglio 2020, sono stati persi 9.216 chilometri quadrati, un’area delle dimensioni di Porto Rico e un aumento del 34% rispetto all’anno precedente.
Intanto, la Giornata mondiale dell’Ambiente darà il via al Decennio delle Nazioni Unite sul ripristino dell’ecosistema (2021-2030), una missione globale per prevenire, arrestare e invertire tale danno e far rivivere milioni di ettari di ecosistemi terrestri e acquatici. Perché un Pianeta sano garantisce mezzi di sussistenza, contrasto ai cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità.
Quest’anno l’attenzione è, sul ripristino degli ecosistemi sfruttati e danneggiati dall’azione dell’uomo, dalle foreste alle profondità marine.