K metro 0 – Canberra – Ultracinquantenni che rifiutano la somministrazione del vaccino, rallentando la campagna vaccinale del paese. L’Australia è stato uno dei primi paesi al mondo a contrastare la diffusione del COVID-19 attraverso la chiusura ferrea dei confini e nuovi lockdown circoscritti alla zona in cui si registravano dei positivi, ma la campagna di vaccinazione non sta procedendo secondo i piani sia per la mancanza di dosi ma soprattutto per le crescenti preoccupazioni per gli effetti collaterali del vaccino AstraZeneca. Per questo motivo il primo ministro Scott Morrison ha incoraggiato gli over 50: “Anche mia madre e mia suocera si sono sottoposte al vaccino e stanno alla grande”. Ma secondo un recente sondaggio di Essential Report, solo il 42% degli australiani si è detto disponibile alla vaccinazione e di questi solo un terzo preferirebbe Pfizer ad AstraZeneca. Il sondaggio ha mostrato un notevole aumento dell’esitazione sui vaccini tra gli over 55 dall’inizio di aprile ovvero da quando il governo ha deciso che gli under 50 avrebbero ricevuto il vaccino Pfizer piuttosto che AstraZeneca. Anche un sondaggio condotto da Resolve Strategic per il Sydney Morning Herald ha mostrato risultati simili. Si stima che circa il 25% dei 4,6 milioni di dosi di vaccino distribuite finora in Australia non siano state utilizzate. Secondo gli esperti il successo travolgente dell’Australia nell’eliminazione di COVID-19 potrebbe portare a sottovalutare il rischio di ammalarsi, con il rischio di perdere gli ottimi risultati raggiunti fino ad oggi costringendo le autorità a tenere i confini chiusi almeno fino al prossimo anno. Intanto, il governo australiano sta trattando nuove dosi dei vaccini Pfizer e Moderna puntando tutto sui vaccini a mRNA.