Un filo rosso lega braccianti, migranti, morti a Foggia e minatori italiani morti a Marcinelle nel 1956. La marcia dei “berretti rossi”. Manifestazione unitaria a Foggia. Sindacati al governo: a rischio centinaia di vite umane K metro 0 – Foggia – Ricorda Fausto Durante, coordinatore dell’Area Politiche europee e internazionali della Cgil, il tragico 8
Un filo rosso lega braccianti, migranti, morti a Foggia e minatori italiani morti a Marcinelle nel 1956. La marcia dei “berretti rossi”. Manifestazione unitaria a Foggia. Sindacati al governo: a rischio centinaia di vite umane
K metro 0 – Foggia – Ricorda Fausto Durante, coordinatore dell’Area Politiche europee e internazionali della Cgil, il tragico 8 agosto 1956, l’emozione per il terribile incidente presso la miniera di carbone del Bois du Cazier a Marcinelle e per i 262 morti di quella catastrofe, tra i quali 136 italiani. Ancora più importante oggi a fronte della morte di 16 braccianti, migranti che lavoravano nel foggiano, in condizioni impossibili, inumane, che di Marcinelle si continui a parlare, perché su quella tragedia non scenda l’oblio. Già oblio, o quasi da parte delle autorità di governo che nell’inviare messaggi in ricordo di Marcinelle, dimenticano di dire una parola di cordoglio, di esprimere dolore per i braccianti morti nelle strade pugliesi, salvo alcune parole pronunciate dal Capo dello Stato.
Durante (Cgil). Le campagne dove Di Vittorio guidò le lotte per i diritti
Già Marcinelle, c’è un filo rosso che collega la tragedia che colpì il nostro paese, la morte dei minatori, con quanto avvenuto nel foggiano, dove c’è, anche per quanto riguarda i media, chi cerca di far passare la morte dei giovani che andavano a raccogliere il pomodoro, che vivevano in baracche, tuguri, pagati con qualche euro come un incidente stradale. Un filo rosso che vede scendere in piazza a Foggia, insieme a migranti che vengono dall’Africa, i lavoratori italiani, i giovani, gli studenti, i rappresentanti di tante associazioni, dei sindacati di tutto il Paese, i cittadini del foggiano, che hanno dato vita ad una giornata di lotta e di lutto, proprio in quelle campagne pugliesi dove Giuseppe Di Vittorio aveva guidato le lotte per il progresso sociale e civile del mondo del lavoro, contro la negazione dei diritti fondamentali e la negazione dei più elementari principi di dignità umana.
Usb. Ci sono voluti 16 braccianti morti perché il governo decidesse di muoversi
La prima manifestazione si è svolta nella mattinata, promossa dall’Usb, l’Unione sindacale di base, che ha proclamato lo sciopero dei braccianti. “Basta morti sul lavoro”, “schiavi mai”. Sono alcuni degli slogan che accompagnano la “marcia dei berretti rossi “, partita da San Severo, ex ghetto di Rignano diretta a Foggia dove si è conclusa davanti alla Prefettura. Alla marcia ha partecipato anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Già, i “berretti rossi” sono quelli che i braccianti indossano nei campi come protezione dal sole mentre raccolgono pomodori per la vergognosa paga – dicono i braccianti – di un euro a quintale. “Ci sono voluti 16 braccianti morti in 48 ore perché il governo decidesse di muoversi: il presidente del Consiglio, Conte in visita a Foggia – ha scritto l’Usb in una nota – se fosse un parlamentare eletto si potrebbe dire che è attento al suo collegio. Salvini pure, ma con la divisa da sceriffo a presiedere il Comitato per l’ordine e la sicurezza. Di Maio invece lancia un concorso straordinario per l’assunzione di ispettori del Lavoro”. Niente di più. La risposta a questo atteggiamento del governo, quasi il problema non riguardasse Salvini e Di Maio, ministri e vicepremier, nonché il premier Conte che in conferenza stampa poteva dedicare qualche riflessione in più, qualche iniziativa immediata, arriva dalle adesioni che sono giunte da tutta Italia, dai sindacati di categoria e territoriali di Cgil, Cisl, Uil alla manifestazione che nel tardo pomeriggio si svolge a Foggia.
Camusso e Galli. I braccianti si fanno viaggiare come merce o carne da macello
Arriva dalla dichiarazione di Susanna Camusso e Ivana Galli, segretarie generali di Cgil e Flai Cgil, in cui affermano che “la verità che sta dietro a queste stragi è che il trasporto è in mano ad un sistema di caporalato che non solo lucra sulla giornata lavorativa e sfrutta le persone, ma facendole viaggiare come merci o carne da macello ne mette a rischio la vita. Questi furgoni fatiscenti e senza autorizzazione alcuna vanno fermati per fornire un trasporto sicuro – aggiungono le due sindacaliste – Si poteva fare un bando per il trasporto dei lavoratori agricoli ma non è stato fatto perché le aziende non hanno fornito i dati completi per attivare lo stesso”. “Chiediamo – concludono Camusso e Galli – che venga convocato immediatamente il tavolo interministeriale con prefetto, istituzioni e sindacati. Le stragi di questi giorni mostrano a tutti quale sia la condizione di tanti lavoratori agricoli, una condizione limite che sta collassando non solo sul versante dello sfruttamento ma anche, come era prevedibile, su quello del nodo del trasporto che, con mezzi inadeguati e fatiscenti, sta mettendo a repentaglio centinaia di vite umane”.
Furlan (Cisl). Illegalità diffusa. Indifferenza delle istituzioni e delle imprese
Sulla questione del caporalato in agricoltura, interviene anche la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, con una lettera aperta al Corriere del Mezzogiorno. “Gli incidenti accaduti in questi giorni a Foggia, con la perdita tragica di tante vite umane, non sono un fatto casuale ma la conseguenza di una grave indifferenza delle istituzioni e delle imprese” ha scritto. “Alla base c’è un sistema di illegalità diffusa – sostiene Furlan – nel silenzio delle istituzioni locali, dell’apparato produttivo e financo delle multinazionali dell’industria agroalimentare che fingono di non vedere”.
Martina (Pd). Garantire la dignità dei lavoratori. Boldrini (Leu). Non abbassare la guardia
A sostegno delle iniziative, quelle del mattino e del pomeriggio, il segretario del Pd, Maurizio Martina il quale afferma che “il caporalato va sradicato, perché va garantita la dignità dei lavoratori – ha dichiarato in un’intervista ad Avvenire – Se davvero il governo è in grado di mettere in campo ulteriori interventi, li sosterremo senza se e senza ma. Ma a patto che siano azioni concrete, non slogan”. Laura Boldrini, ex presidente della Camera, parlamentare di Leu, collega la tragedia del foggiano a quella di Marcinelle. “L’anniversario ci ricorda che sulle condizioni di lavoro e sui diritti non bisogna abbassare la guardia. Anche per questo – afferma – è importante sostenere la manifestazione dei braccianti a Foggia”.
Adesioni alla manifestazione di Foggia da associazioni di tutta Italia
Un sostegno che si è fatto sempre più ampio con il coinvolgimento e le adesioni alla manifestazione di Foggia giunte dai sindacati di categoria, nazionali, territoriali, delle tre Confederazioni, da associazioni come migrantes, arci, acli, anpi, libera, caritas, Cittadinanzattiva, Terra!, Intersos, Anolf, Amici dei migranti, Associazione Baobab, Associazione Arcobaleno, Cooperativa Alterego, Cooperativa Pietra di scarto, Consulta immigrazione Comune di Cerignola, Associazione Solidaunia, Casa Sankara, Cgil Cisl e Uil Puglia e Foggia, Flai Fai e Uila Puglia, Arci Bassa Valle Cecina, Arci Puglia, Legambiente Circolo Gaia Foggia, Arci Ragazzi, Legambiente Nazionale, Fondazione Migrantes Puglia, Associazione San Giuseppe Cerignola. Adesioni e messaggi dalla Fillea Cgil, Fiom, Filcams nazionale che in una nota sottolinea: “Pessime condizioni di lavoro e di trasporto, sfruttamento e caporalato, sono elementi a cui non possiamo non pensare anche in questi momenti. Non ci stancheremo di lottare al fianco della Flai e della Cgil, per continuare a chiedere il rispetto delle regole e più controlli per garantire legalità e sicurezza. Per questo mercoledì saremo a Foggia”.
di Alessandro Cardulli